Pioggia sulla 73ª adunata nazionale degli alpini: «Lasciate che il cielo si sfoghi, così per quando c’è la sfilata non avrà più niente da buttare giù». Pioggia o non pioggia, la vigilia della sfilata delle penne nere che oggi attraverserà Brescia (5 chilometri con partenza da piazza Garibaldi per raggiungere piazzale Cremona (dove sul palco delle autorità sono attesi il ministro della Difesa, Sergio Mattarella, e il capo di stato maggiore della Difesa, generale Mario Arpino, l’onorevole Carlo Giovanardi, vicepresidente della Camera, e il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni) ha vissuto il suo tradizionale crescendo di entusiasmo e di allegria fino ad arrivare alla paralisi della città, chiusa e contenta.Strana Leonessa: pronta a ruggire quando con le «domeniche ecologiche» vengono banditi i mezzi a motore e capace di essere così mansueta e giocosa quando il blocco delle auto diventa condizione necessaria per cedere il passo al chiassoso e ininterrotto fiume di penne nere. È una città che si specchia nei suoi alpini, che li abbraccia, che si ferma e cerca di trattenerli, che apre i cancelli dei cortili per offrire un riparo a musicanti e coristi sorpresi dalla pioggia. Tutt’intorno un via vai di carri, carretti, mezzi a motore dalla sagoma indefinita con in bella mostra tricolore e penne nere. Il caos, quello subìto e sofferto, è per gli addetti ai lavori, forze dell’ordine, uomini del soccorso, impegnati a farsi largo fra la folla per accorrere là dove è stata segnalata un’emergenza: 700 gli interventi registrati dal solo 118 in due giorni. Per oggi è stato disposto un aumento delle squadre a piedi. I numeri della pacifica invasione restano incerti. Fino a ieri sera le Autostrade segnalavano carovane in movimento verso Brescia. E non tutti gli alpini si muovono in auto: come i sette di Laives (Bolzano), abbigliamento e passo alpino, arrivati in piazza Loggia ieri pomeriggio con le prime gocce di pioggia, visi arrossati per lo sforzo e illuminati dal sorriso. Senza dire nulla il «vecio», più vecio degli altri, ha sfilato un foglio bianco dal taschino e ha cominciato a leggere la sua preghiera, quella dell’alpino. Solo dopo ha accettato di raccontare: «Duecentodieci chilometri, li abbiamo fatti tutti a piedi. Ci hanno seguito due compagni con il furgone per trasportare il materiale pesante come tende e cibo. Ma le gambe le abbiamo fatte andare da soli per tutto il percorso».Con un allenamento così, la sfilata di oggi per i sette «veci» ha il sapore della passeggiata