lunedì, Dicembre 11, 2023
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Camerate, frana aggirata

A occhi pun­tati sul­la . Domeni­ca 14 set­tem­bre ver­rà ria­per­ta la chieset­ta dei Luseti, com­ple­ta­mente restau­ra­ta dal grup­po guida­to da Luisa Mar­che­t­ti. Sono state ripor­tate alla luce dec­o­razioni in ges­so e affres­chi. Da lunedì 15 invece, in local­ità Gat­to, poco pri­ma dei Luseti, ripren­der­an­no (e andran­no avan­ti tre set­ti­mane) gli scavi arche­o­logi­ci con­dot­ti dal­l’ di Pado­va, in par­ti­co­lare dal prof. Giampi­etro Bro­gi­o­lo e dai suoi stu­den­ti, sot­to la sorveg­lian­za del­la Soprint­en­den­za per i beni ambi­en­tali e arche­o­logi­ci. Alla fine del­l’es­tate par­ti­ran­no altri inter­ven­ti. «Costru­ire­mo la passerel­la e la pro­tezione in local­ità Covoli — dichiara il sin­da­co Pao­lo Ele­na -. Entro dicem­bre ren­der­e­mo fruibile la passeg­gia­ta fino alle Cam­er­ate. Com­pleter­e­mo, inoltre, le opere di mes­sa in sicurez­za: sis­temazione delle reti, ingab­biatu­ra…». Niente da fare, invece, per lo sgombero del­la frana abbat­tutasi nel mese di gen­naio in local­ità Sab­bionere, sul­la stra­da mon­tana del­la valle delle Cam­er­ate, bloc­can­do ogni pos­si­bil­ità di tran­si­to, sia dei veicoli che dei pedoni. Le reti di pro­tezione non sono state suf­fi­ci­en­ti a con­tenere l’ero­sione, dovu­ta alla piog­gia e alla scarsa con­sis­ten­za del­la roc­cia, assai fri­abile. Il geol­o­go di un’im­pre­sa spe­cial­iz­za­ta ha det­to che una mina non avrebbe risolto il prob­le­ma: trop­po insta­bile la parete per avere garanzie di sicurez­za. Così i 300 metri cubi di mate­ri­ale sono rimasti lì. Gesti­ta da un con­sorzio mis­to pre­siedu­to da Gia­co­mo Pasi­ni, com­pos­to da pri­vati (i pro­pri­etari dei ter­reni) e da enti pub­bli­ci (come il munici­pio), la stra­da parte da Gaino, e con­duce a Perseg­no, Arch­esane e Campei, dove gli han­no ristrut­tura­to una mal­ga. Nel­la zona ci sono casette e fie­nili, uti­liz­za­ti nel peri­o­do esti­vo. D’in­ver­no ven­gono tenu­ti solo alcu­ni ani­mali. Un alber­ga­tore, ad esem­pio, ha dei cav­al­li, e un pen­sion­a­to degli asi­ni. Vieta­to con un’or­di­nan­za il tran­si­to sul ramo di sin­is­tra, subito dopo il ponte, in questi mesi i pas­san­ti sono rius­ci­ti a salire per­cor­ren­do un trat­to a destra (real­iz­za­to in tem­pi rapi­di) e attra­ver­san­do il tor­rente (asciut­to). Ma, quan­do si rigon­fierà d’ac­qua, cosa suc­ced­erà? «La frana è sta­ta bypas­sa­ta — spie­ga Ele­na -. Bisogna però trovare una soluzione. Ebbene, noi ci sti­amo atti­van­do per costru­ire un ponte che potrebbe anche diventare defin­i­ti­vo». Da ulti­mo il dis­cor­so sul­la sis­temazione di Maina Infe­ri­ore. Nel­l’ex portine­r­ia è sta­to aper­to (estate 2002) il del­la car­ta, che ha richiam­a­to migli­a­ia di vis­i­ta­tori. Il pri­mo locale, la stan­za del­la memo­ria, accoglie ricerche, tesi di lau­rea (in architet­tura, sto­ria, geolo­gia, ecc.), video­cas­sette, doc­u­men­tari, una carti­na del­l’im­pero aus­tro-ungari­co. La sec­on­da è «la sala del ricor­do», con un centi­naio di fotografie scat­tate agli inizi del sec­o­lo. C’è anche un argano di leg­no, uti liz­za­to dai frati Domini­cani per cinque­cen­to anni. In un’al­tra ci sono le fil­igrane. Non man­ca la car­ta mon­e­ta stam­pa­ta nel peri­o­do del­la Rsi, la Repub­bli­ca sociale di Ben­i­to Mus­soli­ni. Uno stac­cio del 1740 por­ta la sigla V.F., Verone­si Francesco, l’u­ni­co impren­di­tore che svol­ge­va l’at­tiv­ità in piaz­za a Mader­no, nel­l’ed­i­fi­cio ora diven­ta­to hotel Gol­fo. In un ango­lo, cinque rul­li bal­leri­ni in bron­zo. Da ulti­mo, la stan­za del­la fab­bri­cazione, con cinque ripro­duzioni: dal­la cer­ni­ta degli strac­ci alla essi­cazione. I turni di sorveg­lian­za sono garan­ti­ti dai lavo­ra­tori anziani del­la cartiera di Toscolano, pro­tag­o­nisti di ques­ta oper­azione di recu­pero. «Adesso abbi­amo con­cen­tra­to le atten­zioni sul grande sta­bil­i­men­to diroc­ca­to di Maina — con­clude il sin­da­co -. Entro la fine di otto­bre dovrem­mo val­utare un paio di prog­et­ti redat­ti da stu­di spe­cial­iz­za­ti. La nos­tra idea: com­pletare il museo, real­iz­zare una pic­co­la lin­ea pro­dut­ti­va e col­lo­care un lab­o­ra­to­rio di restau­ro del libro anti­co». Se son rose…

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