S’aprirà sabato prossimo il programma delle celebrazioni per il primo centenario della morte del missionario ed esploratore valeggiano Don Giovanni Beltrame, presentato ieri all’Istituto Don Nicola Mazza di Verona, da lui diretto negli anni dal 1899 al 1906. «Il primo appuntamento», ha dichiarato il sindaco, Albino Pezzini, «sarà alle 10,30 di sabato, giorno della sua morte, quando una rappresentanza dell’Amministrazione comunale deporrà una corona di fiori sulla sua tomba al cimitero monumentale di Verona. Alle 17,30 invece verrà scoperta una lapide sulla facciata di Palazzo Guarienti ed in sala civica verrà presentata la ristampa del suo libro “Il fiume Bianco e i Denka”, oltre ad un altro che contiene due opuscoli sulla schiavitù in Africa. Poi ci sarà spazio per un progetto di solidarietà con Khartoum ed un gruppo ripercorrerà a novembre il suo viaggio in Sudan». In apertura il superiore della Pia Società Don Mazza, Corrado Ginami, incontrando la stampa nella sala dei missionari, dove si trovano quadri raffiguranti il Beltrame e gli altri esponenti della spedizione africana del 1857, ha parlato di «esperienza eroica», ricordando come un forte stimolo a riprendere in mano la sua figura sia venuto da Franco Salvatori, presidente della Società geografica italiana, che lo considera figura centrale. Sulla stessa falsariga Vittorio Castagna, presidente dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona, che ha spiegato come questo ente stia organizzando per il 12 maggio un importante convegno a livello nazionale, nel quale sarà evidenziata la statura intellettuale di Don Beltrame, come geografo, esploratore, linguista, teologo e letterato. Per Domenico Romani, curatore del libro di Beltrame “La schiavitù in Africa”, edito dalla Casa editrice mazziana, «l’autore vuole stimolare una forte presa di coscienza su questo problema, un po’ sullo stile dell’autrice de “La capanna dello zio Tom” che egli cita. Nella concezione della spedizione africana c’è un’idea di interculturalità che, a partire dalla lingua, mescola il patrimonio locale con quello europeo, nello spirito del “Salvare l’Africa con l’Africa” che caratterizzò Daniele Comboni”. Per Ezio Filippi, studioso di storia locale, «Beltrame è innovativo come linguista, ma anche come educatore, perché ha lasciato un manuale che non sfigurerebbe vicino a quello di Giuseppe Mazzini». Anche le poste italiane celebreranno don Giovanni Beltrame con un annullo postale a lui dedicato il giorno della sua morte, sabato prossimo, appunto.
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Presentato all’istituto Don Mazza il programma delle celebrazioni