venerdì, Marzo 29, 2024
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Duce e Churchill, Laurence Olivier e Vivien Leigh, sovrani e principi... Vip e dive in passerella sul lago

Ciacolar di gossip. Ospiti celebri, quante storie

Ne passano, di nomi celebri, in un posto di lago. Ma è difficile catturarli. C’è riuscita a lungo Garda per un’osteria di paese. Anonima finché, nel 1936, la prese in affitto Regina Maffezzoli, tenendola quarant’anni e trasformandola nella Taverna musicale, primo night lacustre, ritrovo delle star di passaggio. Nella Taverna di Regina e delle sue sorelle Pini, Moretta e Pierina è nata l’epopea turistica delle notti passate a suonare e cantare, tra gòti e gin-tonic. Davanti si fermavano le corriere. Lì di fronte sarebbe partito, nel 1969, il Giro d’Italia. Le testate sportive fecero arrabbiare i gardesani titolando i servizi non da Garda, ma dalla più blasonata Riva del Garda. I primi clienti, fra le due guerre, venivano dalla città, col trenino della ferrovia Verona-Caprino-Garda. Stavano alla taverna tutto il pomeriggio. Tornavano a casa con l’ultima corsa, alle 18.40. A capeggiarli era il pittore Angelo Dall’Oca Bianca. In quegli anni dicono che all’hotel Du Parc, poco fuori paese, Benito Mussolini incontrasse Claretta Petacci, arrivando in motoscafo dalla riva bresciana. Celebri amanti s’erano uniti nell’amplesso, come si diceva allora, poco oltre, a villa Canossa: la marchesa Alessandra di Rudinì e Gabriele d’Annunzio. Dopo la guerra a Garda — o meglio, a punta San Vigilio — ci capitò Winston Churchill. Ufficialmente per dipingere. Per cercare di recuperare il suo carteggio con il Duce, dicevano i beninformati. Lui, Churchill, alla Taverna non ci mise piede. Ci arrivavano invece i clienti dei grandi alberghi della riva bresciana. In taverna fecero epoca le notti di Vivien Leigh e Laurence Olivier, divi del cinema hollywoodiano. Sul lungolago di Garda li ritrasse Mario Pasotti, docente gardesano e ottimo fotografo: solo da lui le due star concedevano di farsi riprendere durante le loro vacanze lacustri. Lui burbero. Lei svagata. Una sera volle il Valzer delle candele. Ballava con lei Rito Monese, menestrello gardesano. «Milady», chiese sfrontato Rito, «danzo come Robert Taylor?». Taylor era l’attore con cui la star aveva danzato, in un film, al suono della stessa musica. «Meglio», sussurrò Vivien, e continuò con lui tutta la notte. Bastava poco, a quel tempo, per far nascere la leggenda. E leggenda fu. Così com’è leggendaria, e dunque dai contorni tutt’altro che nitidi, l’impresa d’un avvocato tedesco, Franz Bonn. S’era invaghito dell’attrice. Aveva strappato il consenso d’accompagnarla. Gli era perfino riuscito d’entrare in camera. Ma là vigilava Mr. Walsh, gestore della locanda. Fece irruzione nella stanza, lo beccò sotto il letto. Cosa sia davvero accaduto, non si sa. Ma c’era materiale per far gossip. Avrebbe potuto indagare un investigatore tedesco come l’ispettore Derrick della tv: l’attore tedesco Horst Tappert, popolarissimo quando andava in onda il suo telefilm, a Garda era di casa. Olivier e la Leigh avevano alla Taverna sgabelli personali, con sopra inciso il nome. Quando passò per Garda il colonnello Bernacca, primo metereologo della tv, accettò d’entrare solo se lo facevano sedere sulla sedia ch’era stata dell’attrice: accontentato. Stavano invece apportati come fidanzatini il regista Michelangelo Antonioni e l’attrice Monica Vitti. Christian Barnard, primo re dei trapianti di cuore, rise di gusto quando gli tradussero il ritornello che gli canticchiava Gianna Malfer: «Avevo un cuore e ora non l’ho più: lago di Garda me l’hai rubato tu», testo di Luciano Beretta, musica di Jan Langosz. Per Alexander Fleming, lo scopritore della penicillina, si organizzò una sfilata di barche illuminate. Sul piroscafo, davanti a Garda, Mina girava i Caroselli per la cedrata Tassoni. Soggiornava anche lei alla locanda di San Vigilio. Più avanti ci avrebbe trascorso una breve vacanza il principe Carlo d’Inghilterra. E anche re Juan Carlos di Spagna, presente sul molo di Garda al varo del Bribon, la barca costruita per lui dall’artigiano gardesano Gianni Dal Ferro. Prima, c’era passata qualche volta la nazionale italiana di calcio, con codazzo di pubblico. Altri sportivi stavano all’Eurotel: per la Fiorentina di De Sisti e Antognoni dormir lì era un rito scaramantico. Forse erano stati i soggiorni pallonari a convincere Placido Domingo, che pure dormiva all’Eurotel durante la stagione lirica, ad accettare di giocare nei tornei notturni di calcio dei bardi Garda. Franz Beckenbauer, il kaiser della Germania calcistica, sta invece ogni tanto dagli amici conti degli Albertini, in villa, o nel loro hotel Poiano. Si sperava che nel 1990 portasse i calciatori tedeschi per i Mondiali. Franz Beckenbauer, il Kaiser Franz del calcio tedesco, venne a vedere il campo sportivo di Garda durante uno dei sopralluoghi di preparazione al torneo. Venne però la Corea. Così il Du Parc finì per puzzar d’aglio: molto aromatica, la dieta coreana, e talvolta indigesta. di

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