giovedì, Aprile 25, 2024
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Il collettore che trasporta a Peschiera gli scarichi del medio-alto lago bresciano

Condotta sublacuale, i lavori saranno ultimati per Pasqua

Dovranno essere completati entro Pasqua i lavori per la sistemazione della condotta sublacuale di otto chilometri, che collega Lazise a Peschiera. Il discorso interessa anche la sponda bresciana visto che i liquami del medio-alto lago, da Salò a Gardone Riviera a Gargnano, vengono inviati sulla riviera veronese (e, da qui, al depuratore di Peschiera, situato in località «Paradiso») grazie al tubo collocato sui fondali, da Toscolano Maderno a Torri del Benaco. Realizzato negli anni Novanta dalla Fondedile di Napoli a supporto del collettore a terra, e costato la bellezza di 15 miliardi, il manufatto in vetroresina non è mai stato utilizzato, finendo in un’intricata vicenda giudiziaria. Le rotture registrate in sede di collaudo, con relativa fuoriuscita di liquami, ne aveva impedito l’entrata in funzione. E l’Azienda gardesana dei servizi, sorella veronese del Garda Uno, si era invischiata in una lunga azione giudiziaria con l’impresa partenopea, culminata con la richiesta di sequestro conservativo, un processo penale, la segnalazione dei fatti alla Corte dei Conti e all’autorità per i Lavori pubblici. L’accordo raggiunto recentemente ha consentito di chiudere il braccio di ferro: la Fondedile riparerà i danni, e percepirà 900 milioni. L’intervento consentirà di raddoppiare l’attuale portata, è già iniziato e verrà seguito dall’ingegner Graziano Falappa, un esperto di condotte sottomarine. Intanto la Ags ha rinnovato il consiglio di amministrazione, sostituito in blocco. Il nuovo presidente è il ragionier Vittorino Zanetti, libero professionista, consulente del lavoro con ufficio a Garda. La Provincia ha inserito Luciano Terleth, ex sindaco di Valeggio, dipendente di un ente pubblico. Gli operatori economici sono invece rappresentati dal perito industriale Giancarlo Salandini, consulente dell’Associazione albergatori di Bardolino, e dal geometra Enrico Rizzetti. Gli altri: Luigi Dall’Agnola, libero professionista di Garda con laurea in ingegneria civile, Daniele Lucchini, commercialista, e Giovanni Sandri, dipendente dell’Unità socio sanitaria di Bussolengo, laureato in medicina. Al direttore generale Gaetano Romano, in pensione per raggiunti limiti di età, è subentrato Eugenio Azzali. I precedenti amministratori, rimasti in carica quattro anni, si sono ritrovati a dipanare una quarantina di cause legali. Hanno realizzato la conduttura sublacuale da San Vigilio a Cisano di Bardolino, in acciaio; riparato e impermeabilizzato buona parte dell’intero collettore (imbarcava una notevole quantità di acqua), con una riduzione delle analisi negative sulla balneabilità; ottenuto la certificazione di qualità procedurale (Iso 9001) e ambientale (Iso 14001); risparmiato oltre 400 mila euro all’anno sull’energia. Ma come sarà il futuro? E quali gli obiettivi? I comuni sembrano orientati a seguire la strada percorsa dalla sponda bresciana, puntando sulla gestione unitaria di acquedotti, fognature, impianto di depurazione, raccolta dei rifiuti solidi urbani, pulizia delle spiagge, ecc. Nel ’98 le Provincie di Brescia, Mantova e Verona hanno sottoscritto un protocollo d’intesa, che recepiva le indicazioni della «Carta europea dell’acqua» (la gestione delle risorse idriche va inquadrata nel bacino naturale piuttosto che entro gli attuali limiti amministrativi). Qualcuno, però, sostiene che i comuni debbano gradualmente privatizzare i loro servizi pubblici. Zanetti ha dichiarato di ritenere «condivisibile l’utilizzo consortile delle risorse, in quanto il lago esprime una precisa realtà socio-economica. E’ quindi necessaria un’azione allargata all’Azienda consorella della riviera occidentale, in collegamento anche con la Provincia autonoma di Trento. Bisogna inoltre fare il punto sull’intero sistema di collettazione, alla luce di quanto emerso dallo studio dell’Università di Torino». Che ha evidenziato una serie di carenze strutturali. Al di là del fatto che sarebbe stato meglio costruire quattro depuratori anziché uno, i docenti piemontesi mettono il dito sulle complicazioni sorte in vent’anni di funzionamento. La soluzione definitiva richiederebbe notevoli investimenti: almeno 62 milioni di euro, oltre all’adeguamento delle reti fognarie comunali.

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