venerdì, Maggio 3, 2024
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Una proposta per lo sviluppo montano. Ma gli amministratori locali snobbano il seminario

Dalla riserva naturale nasce il parco culturale

Il futuro del baldo è stato oggetto del seminario che si è svolto a Villa Nichesola, organizzato nell’ambito di Baldofestival da Lagambiente. Perno della discussione, la possibilità di riaprire il processo di istituzione di un parco del Baldo. L’idea era quella di coinvolgere le nuove amministrazioni (12 su 14 comuni dell’area) a riflettere sul tema, ma queste si sono dimostrate tiepide. I relatori erno tutti presenti: Valter Bonan, responsabile Federparchi progetto Alpi, ex presidente del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, con la sua «esperienza positiva»; Damiano Di Simine, presidente Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi (Sipra) che ha parlato di «convenzione delle Alpi come strumento di tutela del territorio» ; Federica Sacco, responsabile del Progetto carovana delle Alpi di Legambiente; Beppe Muraro, Istituto veronese per la storia della resistenza e dell’età contemporanea, «riscoprire i sentieri di guerra come occasione per un nuovo turismo» ; Vittorio Prati, assessore all’ambiente della Comunità montana della Lessinia, «il parco, possibilità di sviluppo ecocompatibile»; Eugenio Turri, geografo, per anni docente al Politecnico di Milano, autore di importanti pubblicazioni sul Monte Baldo; Michele Bertucco, presidente regionale Legambiente. È intervenuto Averardo Amadio, tra i fondatori del Wwf, che di parco del Baldo parlò per primo nel 1972 con Italia Nostra. Di amministratori, invece, c’erano solo Guerrino Coltri, per la Comunità montana, e Dante Dossi, di Brentonico. «Il territorio del Baldo ha già molte zone protette, riserve naturali integrali, foreste demaniali, oasi di protezione della fauna: vincoli senza benefici», ha sottolineato Bertucco, «per ipotizzare un parco si deve partire da questa premessa». «Ma il Baldo, spesso trascurato dalle amministrazioni, è lasciato alla frequentazione massiccia», incalza Turri, «bisogna creare sentieri tematici, percorsi diversi, riportare la gente locale a un rapporto più intenso con la propria montagna, avviare uno sviluppo sostenibile che eviti lo spopolamento. Il parco è una soluzione perché difende e reclamizza la montagna». Coltri diffida dalla parola parco e, a nome della Comunità montana, commenta: «Mi spiace non ci siamo rappresentanti delle amministrazioni e mi auguro che sia proprio perché il cambio è appena avvenuto. Se però il parco non è nato, significa che è mancata la volontà di farlo. Quanto al futuro, noi vogliamo tenere anche questo Baldo, che non crediamo sia stato tanto rovinato. La Comunità Montana si è mossa per la sua protezione, ha prodotto progetti per un turismo ambientalista, sono in cantiere opere imponenti, portiamo ogni anno all’Orto Botanico migliaia di bambini». «Se il parco crea tensioni, noi lanciamo un’idea», azzarda Gaetano Greco, presidente di Baldofestival: «Proponiamo un parco culturale del Baldo». E spiega: «Il Baldo è un bacino culturale strepitoso con valori naturalistici, civili, artistici, letterari, storici, censiamo tutto, costruiamo aree tematiche orizzontali e verticali, veronesi e trentine, e iniziamo a lavorare su questa base. Coinvolgeremmo molta gente e tanta strada sarebbe fatta».

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