Si sta realizzando una piazzola di atterraggio per l’elicottero sull’isola del Trimelone per fare fronte ad eventuali emergenze durante le operazioni di bonifica dagli ordigni. La notizia è emersa da una riunione operativa in municipio a Brenzone, coordinata dal prefetto vicario di Verona, dottor Elio Faillaci. In pratica, alla presenza degli artificieri dell’ottavo reggimento genio Folgore di Legnago, dei militari del quinto reparto infrastrutture, della Marina di Ancona, dei carabinieri della compagnia di Caprino e della stazione di Malcesine, oltre che del sindaco Giacomo Simonelli, dell’assessore comunale Davide Benedetti e di quello regionale alla sicurezza e ai lavori pubblici Massimo Giorgetti, si è fatto il punto sulle operazioni di bonifica portate avanti dalla ditta Bosca di Venezia, rappresentata dal coordinatore e tecnico Bcm (bonifica campi minati) Nicola Falconi. «La bonifica», ha detto Simonelli, «sta procedendo senza intoppi. Anzi, forse meglio del previsto, vista la quantità di ritrovamenti bellici di queste settimane. E di questo voglio ringraziare tutte le istituzioni che si sono impegnate, dalla Prefettura alla Regione, dai militari agli artificieri e a tutti gli altri, per la disponibilità e la professionalità con cui ci aiutano». Sulla quantità di ordigni di ogni genere e tipo recuperati finora non c’è certezza ufficiale dato che, per motivi di sicurezza, i militari e la Prefettura preferiscono non dare dettagli. È evidente però che, dalle 5.600 bombe recuperate fino a poco più di due settimane fa, il quantitativo è esponenzialmente aumentato. Al punto che oggi, sull’isola al largo di Assenza, si trovano a lavorare ogni giorno, oltre a oltre una dozzina di uomini della Bosca, pure artificieri, militari terrestri e della Marina, nonché subacquei. «Tutte queste persone», sottolinea il responsabile Bosca, Nicola Falconi, «hanno il compito di recuperare e stoccare il materiale bellico che i nostri tecnici hanno finora individuato, mappato e segnalato, sia in terra che in acqua fino ad arrivare alla profondità massima di 35 metri, cioè quella stabilita dall’appalto della Prefettura di Verona». Di qui l’idea e la necessità di approntare sull’isolotto una piazzola di 25 metri per 25, per fare atterrare gli elicotteri del Suem, il servizio di emergenza- urgenza, qualora dovesse rendersi necessario un intervento medico per chi maneggia il materiale esplosivo. Le bombe che vengono portate in superficie dagli esperti infatti sono con involucri e materiale ormai corroso, rovinato da 50 o 80 anni di intemperie e dall’acqua. Già, perché gli ordigni che giacciono sui fondali sono sia della prima che della seconda guerra mondiale, e la condizione in cui si trovano ne accentua la pericolosità. Un secco «stop ai dettagli sulle bombe», si diceva, è arrivato da tutti gli interessati alla bonifica. Una chiusura dettata da «Motivi di sicurezza, per cui ci è stato chiesto di non dare più dettagli su numero e tipo degli ordigni», spiegano. Il timore è quello di creare difficoltà ai carabinieri di Malcesine, coordinati dal maresciallo Marchei, appartenenti alla compagnia di Caprino guidata dal capitano Carmelo Graci. Oramai da due mesi, infatti, i militari stanno vigilando ininterrottamente l’isola del Trimelone sia da terra che, attraverso i colleghi carabinieri nautici di Torri e la polizia nautica, dall’acqua con motovedette. Comunque oggi non si è lontani dal vero se si pensa che le bombarde, le mine, le bombe a mano, quelle a caricamento speciale cioè le incendiarie al fosforo bianco, i fumogeni e gli altri ordigni italiani e stranieri finora recuperati abbiano fatto totalizzare un conteggio di poco meno di 10 mila pezzi. «Ce ne sarebbe abbastanza per istituire un campo militare di addestramento per bonifiche, data la varietà, la disomogeneità e la distribuzione in acqua e in terra degli ordigni», commentano scherzando ma non troppo dal Trimelone. «Posso invece dire che siamo molto soddisfatti», conclude l’assessore Benedetti, «perché siamo in anticipo rispetto al programma dei lavori che prevederebbe, entro il 20 maggio, il termine delle operazioni, almeno da parte della Bosca. Siamo fiduciosi di riuscire a concludere un intervento delicato e pericoloso che la nostra gente aspettava da oltrer 50 anni».