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Fieragricola di Montichiari- Convegno Cow Comfort 4/2

Fiera Nazionale Zootecnica di Montichiari (Brescia)

La Fiera dell’Agricoltura di Montichiari, da 78 anni a questa parte, non ha mai tradito il suo mandato originario: quello di essere una grande vetrina su un comparto in linea con la propria tradizione ma capace di guardare al futuro con grande convinzione e capacità imprenditoriale. Questa manifestazione è lo specchio ideale di un settore economico che ha nel territorio Bresciano la provincia leader a livello nazionale. Ed è con particolare piacere che l’Assessorato all’Agricoltura della Provincia di Brescia ha accettato di intervenire nella programmazione di questa edizione 2006 con alcune proposte di particolare rilevanza come il convegno di questa mattina: l’argomento è quel benessere animale che negli ultimi tempi, dopo il ciclone di mucca pazza, è entrato nel vocabolario dell’agricoltura non solo bresciana. Una nuova prospettiva che in qualche modo è stata consolidata appieno anche dagli indirizzi delle politiche comunitarie, in particolar modo dalla nuova Pac che condiziona la distribuzione dei contributi agricoli anche nel rispetto di norme chiare e precise in materia di benessere delle mandrie. Proprio per questo punto di vista il nostro Assessorato ha scelto di trattare l’argomento di “cow comfort” in termini di redditualità economica. Un aspetto innovativo è proprio il benessere animale non è più un lusso, o peggio la bizzarria dell’ultimo estremista ambientalista, ma una scelta lungimirante ed obbligata per un’agricoltura, come quella bresciana, che sulla zootecnia bovina basa gran parte delle proprie risorse economiche. Oggi l’agricoltura bresciana è un sistema dove tradizione e dinamismo imprenditoriale sono uniti in una solida dimensione economica costruita dal lavoro di oltre 17 mila aziende, che lavorano una superficie totale pari ad oltre 175 mila ettari. La media provinciale è pari a poco più di 10 ettari ad azienda, e la prevalenza del settore zootecnico è netta: appartengono a questo comparto il 51% delle aziende, per un numero totale di 8800 di cui circa la metà in pianura. L’allevamento di bovini, sia da latte che da carne, è il settore di maggiore importanza: sono oltre 5000 le aziende impegnate in questo ambito, per un patrimonio totale di 480 mila capi (bufalini compresi). La provincia bresciana è anche un importante polo suinicolo, grazie a 2300 aziende nelle quali sono allevati 1,2 milioni di capi: da Brescia arrivano circa il 13% delle cosce utilizzate per la produzione del Prosciutto di Parma Dop. Il latte è comunque il settore economico prevalente: le aziende in questo campo sono oltre 2000, il patrimonio di bovine da latte in produzione ammonta a 162 mila capi, e la produzione, circa 10,5 milioni di quintali, rappresenta all’incirca il 10% della produzione totale nazionale. La metà di questo latte, che vanta parametri igienico-sanitari e qualitativi imbattuti a livello europeo, è destinato alla produzione di Grana Padano, il più importante prodotto Dop del mondo che ha in Brescia il suo secondo bacino produttivo (dopo Mantova). Altri formaggi tipici Dop prodotti nel Bresciano sono il Provolone Valpadana, il Taleggio e il Gorgonzola. Ad essi si unisce un paniere di straordinari formaggi tipici di montagna, alcuni già in odore di Dop, come il Nostrano Valtrompia, il Bagoss, il Silter e il Sabbio. Il 19% del latte è destinato all’uso alimentare e, grazie ai suoi parametri qualitativi straordinari, entra di diritto nel circuito dell’Alta Qualità. Con questi numeri Brescia si trova in vetta alla graduatoria nazionale, la predominanza della zootecnia nella costituzione della Produzione Lorda Vendibile bresciana è netta, rappresenta una quota pari all’87% di un valore alla produzione che si aggira intorno ai 940 milioni di euro.Questa la fotografia di un settore vincente, che tuttavia negli ultimi anni ha dovuto confrontarsi con una dinamica di mercato tutta nuova, quella della globalizzazione: una prospettiva ben conosciuta dai nostri produttori con il rischio di appiattire il valore aggiunto qualitativo delle nostre produzioni sulla competizione agguerrita per imporre il prezzo nelle strategie della distribuzione moderna. Noi crediamo tuttavia che la zootecnia bresciana non possa farsi trascinare in questo gioco: la via è quella della qualità, che non può assolutamente essere abbandonata. E questa via passa anche per scelte impegnative come ad esempio quella che riguarda il benessere animale. Una scelta che può inizialmente comportare investimenti importanti, quando non addirittura un rinnovamento dell’impostazione di molte aziende, ma alla fine consente di ridurre importanti costi di gestione, di sicuro offre l’opportunità alle aziende di rimanere sul mercato. La zootecnia moderna si trova di fronte ad un bivio, rappresentato tra le altre cose anche dall’applicazione della nuova PAC, che seguendo opzioni come il benessere animale può senz’altro trasformarsi in un’opportunità importante per lo sviluppo e la crescita del settore. Siamo tuttavia sicuri che sarà soprattutto la cultura del lavoro, dell’imprenditorialità razionale ed efficiente a consentire all’agricoltura bresciana di uscire vincente dalle sfide future.

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