lunedì, Maggio 29, 2023
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I norcini bresciani negli Usa beffano i controlli doganali

Sono andati in Cal­i­for­nia a fare cote­chi­ni e sala­mi per con­to di un ric­co finanziere nip­po-statu­nitense! Un’avven­tu­ra curiosa e orig­i­nale, quel­la vis­su­ta da un grup­po di garde­sani e valsab­bi­ni, trasfor­ma­tisi per l’oc­ca­sione in ambas­ci­a­tori delle nos­tre tradizioni. Una del­egazione, gui­da­ta da Ange­lo Dal Bon del­la «Cam­pag­no­la» di Salò, ogni anno si reca in Amer­i­ca per una visi­ta di aggior­na­men­to e di piacere. Sta­vol­ta si è uni­to Ezio Benedet­ti, nor­ci­no di Carpene­da di Vobarno. Sin­go­lare il bagaglio sul­l’aereo per S. Fran­cis­co: budel­la, spezie e macchi­na per i sala­mi. Tut­to, incred­i­bil­mente, è rius­ci­to a pas­sare inosser­va­to attra­ver­so le sev­eris­sime maglie del con­trol­lo doganale. A due ore di auto da S. Fran­cis­co, in una pic­co­la verde valle, il cui pae­sag­gio è rit­ma­to da colline cariche di vigneti, vive Tatzuo Oka­ia, giap­ponese, ram­pol­lo di una delle famiglie dei sette samu­rai (al migno­lo por­ta un anel­lo d’oro con lo stem­ma del­la sua stirpe). Amer­i­cano nel­l’an­i­ma, «Taz» ha ded­i­ca­to la vita alla ricer­ca del bel­lo, incar­na­to in ogni for­ma, in par­ti­co­lare in tutte quelle che han­no bisog­no del pala­to per essere cod­ifi­cate. Ed è pro­prio l’amore per la buona tavola che lo spinge, spes­so, a Salò, dove è ormai con­sid­er­a­to un ami­co inti­mo. La casa di Oka­ia, in Cal­i­for­nia, occu­pa una col­li­na di Alexan­dre Val­ley. E’ cos­ti­tui­ta da tre cot­tages, chia­mati «virzulì bianc, blu e vert» (il nome di una ver­du­ra che cresce dalle nos­tre par­ti) e da una strut­tura sep­a­ra­ta: la cuci­na, bat­tez­za­ta «La Pic­co­la Cam­pag­no­la». Pro­prio questo pog­gio immer­so in ster­mi­nati vigneti è la des­ti­nazione di Benedet­ti, Dal Bon e ami­ci. Il tem­po di sis­temare i bagagli, e iniziano le pere­gri­nazioni negli all­e­va­men­ti alla ricer­ca di due maiali adat­ti. Dopo due giorni e mez­zo, ven­gono scelti due «Organ­ic pigs», fat­ti crescere (nat­u­ral­mente) con un’al­i­men­tazione bio­log­i­ca. Il rito può iniziare. Amer­i­cani, giap­pone­si e ital­iani lavo­ra­no insieme. Sezio­nano, maci­nano, mescolano, insac­cano. Alla fine ecco sala­mi (75 chili), cote­chi­ni (25), pancette (4) e lar­do (15), con ros­mari­no e salvia. Tut­to questo sot­to gli occhi incan­tati di «Taz» che, ricor­dan­do gli strat­a­gem­mi da lui attuati per rius­cire a portare qualche salame in Cal­i­for­nia sen­za essere scop­er­to alla dogana (una vol­ta li infilò in vali­gia, arro­tolan­doli nei calzi­ni usati), mormo­ra sod­dis­fat­to: «My dream is com­ing true», «il mio sog­no si sta avveran­do». Un arti­giano di Cal­is­to­ga, pic­co­lo paese di Napa Val­ley, ha costru­ito due gab­bie per la sta­gion­atu­ra, dove i gus­tosi prodot­ti ven­gono col­lo­cati. In atte­sa di essere por­tati in tavola. Trascor­sa la vacan­za ospi­ti nei tre cot­tage, il nor­ci­no di Carpene­da e gli ami­ci sono tor­nati in Italia. «Taz» ha promes­so che farà una cap­ati­na sul Gar­da a pri­mav­era, quan­do spun­ter­an­no i virzulì.

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