giovedì, Maggio 2, 2024
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Sulla Gardesana forse si apre uno spiraglio Cavalli: «Tratteremo»

Ieri a Trento una riunione sul futuro della strada

L’incontro, tenutosi nel tardo pomeriggio di ieri alla Provincia di Trento sulla situazione della Gardesana tra Riva e Limone (chiusa in seguito alla frana del 22 dicembre), consente di nutrire ancora qualche speranza sul futuro della vicenda. Una speranza esile: qualsiasi decisione sarà legata anzitutto alle garanzie di sicurezza che la dorsale del monte Rocchetta potrà offrire. Un aspetto, questo, che vede i trentini piuttosto determinati a non cedere spazio. Ma gli amministratori bresciani presenti all’incontro sono riusciti almeno a smuovere i colleghi trentini da una posizione legata a un diniego, che fino a ieri pareva intransigente. Il presidente della Provincia, Alberto Cavalli, era accompagnato dall’assessore in Broletto Mauro Parolini, da Bruno Faustini (Presidente della Comunità Montana), da Pino Mongiello (Comunità del Garda) e Battista Martinelli (sindaco di Limone). Di livello anche la rappresentanza trentina, con il presidente Delai, gli assessori Casagranda, Grisenti e Molinari, oltre ai sindaci di Torbole e Riva, su posizioni simili a quelle bresciane. Il risultato principale (dopo due ore e mezza di confronto) consiste nell’avere ottenuto un tavolo di trattativa attorno alla questione-Rocchetta, che veda faccia a faccia trentini e bresciani. «Concordiamo con la costruzione del nuovo tunnel – spiega il presidente Cavalli – perché risolverà definitivamente la situazione in quel punto». I lavori potrebbero iniziare a ottobre di quest’anno, in anticipo sui tempi. La spesa di 75 miliardi induce però Cavalli a una riflessione: «Tra Anas, Provincia e Regione, possiamo mettere sul tappeto 60 miliardi. Non è poco, ma appare sempre più urgente uno sforzo straordinario da parte dello Stato per fare fronte a un investimento di 300-350 miliardi». Poche chance vengono accreditate all’alternativa del servizio di trasporto della Navigarda che «non sembra in grado di sopperire all’assenza della viabilità ordinaria, oltre che per ragioni strutturali quali il porto di Riva o i natanti stessi». L’interrogativo principale (sarà riaperta la Gardesana tra Limone e Riva?) resta in sospeso. «Ci sono stati mostrati studi dai quali risulta che i rischi in quel punto sono rilevanti e non ragionevoli – continua Cavalli-: l’intero tratto trentino è potenzialmente a rischio e non giustifica l’apertura della strada. Noi abbiamo sollevato, però, il problema del rischio mortale che corrono anche le attività economiche: un rischio sia bresciano che trentino». In effetti, molti lavoratori raggiungono la sponda bresciana dal Trentino e sono parecchi i grossisti trentini che forniscono l’Alto Garda bresciano di ogni genere di merce. Un risultato, ribadisce il presidente, consiste proprio nell’avere ottenuto «un confronto tecnico tra i rappresentanti delle due comunità nella speranza che si possano individuare forme e lavori che consentano la riapertura, magari a senso unico alternato, o temporanea, sospendendola nella stagione morta». Prossima mossa di Brescia? «Comunicare entro pochi giorni a Trento il nome dell’accademico o della Società che ci rappresenterà, in modo che dalla commissione tecnica mista bresciana-trentina possano uscire soluzioni».

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