giovedì, Maggio 2, 2024
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Ne parla il settimanale Famiglia Cristiana

Il carcere militare torna sui giornali nazionali

«Mia cara, m’hanno rivoltato la vita come un calzino. Qui non c’è nulla che sia simile al carcere di Peschiera. E’ il quarto giorno che mi trovo in stato confusionale. Divido la stanza con altri tre detenuti; fai conto che sia grande come la nostra camera da letto. Non ci sono finestre, ma una “bocca di lupo”, il caldo è insopportabile. Dormo su una branda sfondata e su un materasso di pagliericcio. I colloqui non si fanno né al sabato né alla domenica. Se le cose non cambieranno velocemente, opterò per un carcere civile. Se prima mi sentivo lontano da voi tutti, ora mi sento morto». E’ la lettera, datata 25 giugno, e inviata alla famiglia da un ex poliziotto trasferito dal carcere militare di Peschiera alla struttura di Santa Maria Capua Vetere, vicino Caserta; è stata pubblicata sull’ultimo numero del settimanale “Famiglia Cristiana” in apertura del servizio dedicato alla chiusura del penitenziario di Peschiera che torna così alla ribalta della cronaca nazionale. Il settimanale spiega del provvedimento, dettato ufficialmente dalla necessità di risparmiare sulle spese sostenute sia per il mantenimento delle caserme che per il personale impiegato; motivazione contestata, tra l’altro, anche dal sindacato di Polizia Coisp, che sottolinea come nessuno abbia, però, parlato dei costi dei trasferimenti al Nord dei detenuti in occasione delle udienze per i processi. Ma la decisione pare pesare, soprattutto, sui rapporti familiari dei detenuti trasferiti da Peschiera a Santa Maria Capua Vetere: 800 chilometri di distanza che pesano più di un macigno, sia economicamente che in termini di fatica, sui familiari che sono così costretti a ridurre drasticamente le visite con i loro congiunti. «Un caso di coscienza» lo aveva più volte definito fra Beppe Prioli, fondatore dell’associazione Fraternità e presente come volontario all’interno del carcere veronese; e per questa coscienza fra Beppe era andato a parlare con il ministro della Difesa Sergio Mattarella. Tutto inutile, la decisione era evidentemente già stata presa; e ora i detenuti che hanno residenza e famiglia nel Nord del Paese dovranno fare i conti con una nuova pagina della loro già difficile storia. (g.b.)

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