È un lungo giro magico in mezzo al lago. Vista con gli occhi del «velista per caso», del cronista che poco mastica il linguaggio fatto di scotte, strambe e vire, rande che ingrassano, spinnaker che si incaramellano facendo andare su tutte le furie chi è in gara con il cronometro, di barche che arrivano in muro e altre sbandate, la Centomiglia ha il sapore delle prove che si conquistano con la fatica, la costanza, qualche astuzia dovuta all’esperienza, la sensibilità di chi naviga da sempre sul lago nel cogliere il primo increspare della brezza e una buona dose di fortuna. Il punto di osservazione, nel caso specifico, è di quelli comodi. Una barca da crociera, classe D per l’esattezza, con tanto di frighetto e bagno (un lusso quando si tratta di regate) lunga 9 metri e 90, nome di battaglia Blue Shark. Nulla a che spartire con le spartanissime barche da regata sviluppate proprio per essere leggere e veloci e dove anche qualche chilo superfluo dà fastidio. Nella sua categoria però si è data da fare: nel 2001 è arrivata prima, terza nel 2002 per ordine di arrivo ma con due ore e mezzo di penalità per non aver aspettato il cancello. E soprattutto unica (sempre della categoria) a tagliare il traguardo all’ultimo Gorla, la regata che propone metà del percorso della Centomiglia e che si è disputata domenica 31 agosto in una giornata di quelle che non si scordano, con raffiche che hanno raggiunto anche i 60 nodi e momenti di tempesta che hanno messo in ginocchio ben 80 imbarcazioni, costringendo il servizio di pronto intervento a dare il massimo per recuperare tutta la gente finita in acqua. Il ricordo del Gorla aleggia tra i partecipanti alla Cento, edizione 53, fin dalle prime ore del mattino, al piccolo porto di Bogliaco dove ha sede il circolo della vela di Gargnano, organizzatore della regata, e da cui partono verso le 7.30 molte delle barche per raggiungere la linea di via: c’è chi ha subito danni, chi si è ritirato in preda allo shock e preferisce non riprovarci, chi si è goduto una corsa a 10 nodi scoprendo solo all’arrivo il caos e la paura della giornata. Il «buon vento» augurale che in molti si scambiano prima di partire in senso di complicità sportiva, dunque, questo sabato ha un sapore un po’ diverso. Le previsioni però lasciano tranquilli: cielo parzialmente coperto, venti regolari, insomma si prospetta una di quelle lunghe giornate gardesane dove si veleggia spinti dal Peler e dall’Ora, sperando nelle lievi brezze che soffiano dalle valli che si aprono tra le montagne, sotto costa, per superare le bonacce del basso lago. Il meteo non verrà smentito. Gli equipaggi, distribuiti su quasi trecento imbarcazioni, raggiungono con una calma discreta la lunga linea di partenza che si snoda davanti a Gargnano, divisa in tre settori. Sempre agli occhi dell’insesperienza l’effetto è piuttosto caotico, vele che virano e si incrociano a pochi metri, saluti, qualche battuta. Poi comincia la tensione della partenza, gli orologi si sincronizzano, c’è qualcuno che dà il tempo: 10 minuti, vira, no, così arriviamo troppo presto, mi raccomando occhio al cancello. Ecco, adesso vai. E finalmente il cancello passa: è un motoscafo con una bandiera arancione che sfreccia davanti alla barche in gara; quelle che l’hanno già superato si beccano qualche ora di penalità. Si parte di bolina, il Peler soffia fresco, la barca va tra i sei e mezzo e i sette nodi a volte anche otto, la sensazione è quella di scivolare sull’acqua in mezzo a un cielo ancora brumoso, pochi i rumori di fondo, domina quello delle piccole onde che si spezzano contro lo scafo. A bordo c’è una buona concentrazione: intorno centinaia di vele e subito prendono il volo le vere protagoniste della Cento: quei libera moderna con 14 persone di equipaggio al trapezio che sfrecciano sull’acqua del lago distanziandosi rapidamente. Alle 11.05 incrociamo Clan des Team, in testa fin dall’inizio, superba con le sue piattaforme esterne che sembrano ali e le sue enormi vele inclinate fino all’estremo; taglierà il traguardo alle 16.05, timoniere Oscar Tonoli, a bordo Michele Ivaldi del team di Luna Rossa, inseguita dall’austriaca Principessa con 25 minuti di ritardo. È la grande vela, quella dei professionisti di fama internazionale, degli sponsor e dei milioni di euro spesi per progettare, mantenere, mettere a punto e fornire degli ultimi materiali ultraleggeri questi gioielli da competizione. Qui si scherza poco, tutti si impegnano al massimo, in gioco c’è qualcosa di più della semplice prova sportiva e gli errori, in termini di minuti perduti, si pagano. Tra le prime cinque libera moderna e la Grifo, storica libera classica, ci sono due ore di scarto. Blue Shark raggiungerà Bogliaco, dopo le boe di Torbole, Brenzone (sotto il Trimellone), Gargnano e Desenzano, alle 22.45, quinta della sua categoria ma non tra le ultime: c’è chi taglia il traguardo a notte fonda, si registrano arrivi alle 3.44, alle 4.49; l’ultimo (e si prenderà per questo un riconoscimento), una crociera classe E dal nome profetico: Morgana, in porto alle 6.19, all’alba di domenica. In mezzo ci sono i veloci Asso, che arrivano verso le 20, qualche ufo, e una delle barche sorpresa della Centomiglia, un Solaris classe crociera B dal nome Bohème che riesce a infilarsi in porto, decima assoluta e prima di categoria (anche se poi dovrà rinunciare al premio e ritirarsi per un equivoco formale), alle 19.52, dopo poco più di 11 ore di navigazione. Con Bohème c’è un filo diretto: l’armatore, Walter Caldonazzi, che nella vita fa l’assicuratore, è proprietario anche di Blue Shark. È in gara insieme al progettista del Solaris 36 Od, Marco Lostuzzi: i due equipaggi sono composti da amici e i contatti via cellulare durante la giornata non mancano. Bohème ha un’impostazione di gara che, nei due incroci della giornata, è decisamente professionale, del resto a bordo si lavora, si sta testando la barca in una delle prime regate di confronto dopo quelle monotipo. Qualche telefonata per scambiare informazioni sul vento, sui primi in classifica, sulle rivali. La regata sofferta si sfiora avvicinandosi alle piccole vele, equipaggio a tre, due fuoribordo a furia di addominali, aggancio di sicurezza alle caviglie. A bordo del Blue Shark già dopo la boa di Torbole, raggiunta a forza di spinnaker in mezzo a un mare di vele colorate che sfruttano l’ora tra cui numerosi i più maneggevoli gennaker, l’atmosfera si fa più rilassata. Al timone Lorenzo Rossi, con lui Mauro Benini (alla randa), Lodovico Knycz, Claudio De Lorenzi, Marco Careghini e Antonio Pedrini, tattico. L’atmosfera è quella giusta per ingaggiare piccole sfide momentanee con le barche più vicine: la rossa e piccola Diego diventa un buon compagno di viaggio. Così, tra una battuta, racconti di viaggi per mare e nel deserto e qualche panino si punta in pieno sole sul Trimellone. Un occhio alla corrente che tira verso riva e agli scogli che affiorano per colpa del lago bassissimo, e la boa è agganciata. Il vento cala, compagna di viaggio diventa Arianna IV, una forte Crociera C blu. In cielo sorvolano di continuo gli elicotteri da e verso Riva del Garda: è il giorno del meeting dei ministri degli esteri europei e della protesta no global, dal centro del lago la politica è lontanissima. Ci si gode il paesaggio: le ville, le rocce a strapiombo, qualche brutto abuso edilizio e quindi le spiagge che a volte si sfiorano con qualche bordo. I surf danzano veloci tra le barche in regata. Più tardi, dopo aver superato indenni il «maledetto» golfo di Limone, e dopo Bogliaco, ecco che la bonaccia si fa sentire. Contanodi a zero, in pochi minuti tutte le previsioni sul tempo di regata crollano. E tra i capricci del vento strumenti sofisticati come i gps, navigatori satellitari, diventano poco più che un gioco. Meglio un tuffo rapido in un lago caldissimo. L’atmosfera incantata del Garda silenzioso e dorato viene rotta dal rumore rintronante di un motoscafo, e vien voglia di estendere il divieto a tutto il Garda. Poi il vento riprende e poco prima del tramonto, sono le 19.50, ecco il lampeggiante che sostiuisce in notturna la boa di regata. Il lago si fa rosso, quindi blu intenso e una grande luna rischiara una notte stellata. Finiti i viveri, quando già c’è chi sogna una pizza, una ritrovata piatta sembra allontanare il traguardo a notte fonda. Ma Blue Shark infila una brezza e passa a pochi metri da un’inchiodata Straorza, diretta rivale. Allo stesso modo si «mangia» altre tre barche, anche questa una magia del lago. Ed ecco il vento, quel buon vento che i velisti si augurano l’un l’altro; regala una bolina che porta rapida in porto con la convinzione di aver vissuto un’esperienza da ricordare.
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Sport & natura. Un giorno in barca a vela seguendo la regata che porta equipaggi da tutta Europa. Viaggio nella magia dell’acqua al ritmo di Peler ed Ora