martedì, Aprile 16, 2024
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Tra gli obiettivi del Gruppo equitazione di Caprino la volontà di tenere puliti i sentieri. Sono i cowboys del Baldo

Il trekking equestre dopo un periodo di stasi è in ripresa

«Negli anni Ottanta il turismo equestre sul Baldo ha avuto un boom, poi è seguito un periodo di stasi e ora stiamo assistendo ad una lenta riprese di interesse». Ivano Marogna è il neopresidente del Gec, Gruppo equitazione Caprino, che proprio in questi giorni ha rinnovato il proprio direttivo. I nuovi membri rimarranno in carica per due anni e l’associazione ha già provveduto ad organizzare una serie di escursioni che si svolgeranno durante tutto l’arco dell’estate. «Il Baldo», sottolinea Marogna, «è una montagna appetita da chiunque ami il trekking equestre e simpatizzanti o amici vengono anche da paesi non montani. Villafranca, Valeggio, le aree limitrofe al Mantovano sono le principali zone di provenienza dei transfughi dalla pianura e amanti della montagna.» Tutti sono proprietari dell’animale che montano, l’andatura è rigorosamente all’americana, quella cioè tipica dei cow boy, con selle basse, larghe, che sorreggono la schiena e permettono di restare a cavallo anche per intere giornate. «Esattamente come fanno a tutt’oggi i mandriani americani». Quanto al cavallo, per chi pratica trekking equestre, è come un membro della famiglia. «Richiede, cure e attenzioni quotidiane non puoi metterlo da parte e scordartene fino alla prossima passeggiata. E con l’animale poi si deve avere un rapporto di fiducia che si crea come minimo in un anno». Sul Baldo gli animali più adatti sono frutto dell’incrocio fra cavallo inglese, arabo e sardo. «Riuniscono le caratteristiche migliori di tutte e tre le razze cioè una struttura ossea potente, un buon fisico e insieme un carattere calmo e tranquillo. Fra gli obiettivi del Gec anche quello di tenere aperti e puliti i sentieri che attraversano i due versanti del Baldo. «Sistemiamo le pietre, sfalciamo le erbacce e potiamo le piante che devono permettere il passaggio di un cavaliere a cavallo e quindi avere le fronde a un minimo di tre metri d’altezza. Un lavoro che soci e simpatizzanti svolgono gratuitamente a titolo di volontariato e che rende percorribili anche ad escursionisti appiedati o ciclisti vaste aree del Baldo. Eppure qualche problema c’è. «I proprietari dei fondi attraversati dai sentieri spesso mettono fili spinati o sbarre per impedire il passaggio a chiunque, se almeno si limitassero a un cancelletto apribile, come fanno in altri paesi, non ci sarebbero problemi invece bloccano qualunque accesso», sbotta Marogna. «Una cosa che non potrebbero fare perché il sentiero è pubblico anche se il terreno è di proprietà». Un atteggiamento che aveva senso forse nel passato quando sul Baldo veniva chiunque, come spiega lo stesso Marogna. «Negli anni in cui questo sport era in voga c’era troppa gente che non rispettava né gli animali né l’ambiente. Trattava male i cavalli, passava attraverso proprietà private o campi aperti, anche se non era consentito». Ma oggi la situazione è cambiata. «Quelli che sono rimasti sono i classici pochi ma buoni che hanno a cuore la salvaguardia e il rispetto dell’ambiente e della montagna». E le autorità non fanno nulla. «Tante parole ma fatti pochi. Ultimamente abbiamo anche intentato un paio di cause contro questi abusi e le abbiamo vinte. Ma è inutile lamentarsi dell’abbandono della montagna se non si interviene per tenere puliti e aperti i sentieri».

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