Indifferenza e abbandoni minano la vita della Comunità del Garda. L’associazione di enti pubblici impegnati a promuovere la tutela, la valorizzazione, e l’organico sviluppo del bacino del lago di Garda si trova al centro di un prolungato e sofferto malessere. Alla diaspora di associati è abbinata la scarsa propensione di regioni e province a concedere deleghe e tanto meno ad assicurare all’organismo lacustre specifiche competenze. Uno stato di stallo che ha portato giustamente la Comunità a interrogarsi sulle sue competenze, sulle risorse e quindi sul proprio futuro. Puntando direttamente sulle questioni di fondo il presidente Giuseppe Mongiello, nell’aprire i lavori dell’Assemblea svoltasi sabato a Cavriana, nel Mantovano, ha posto l’accento sul «bisogno di una adesione convinta da parte di tutti i soci» affinché la Comunità «sia rappresentativa e, autorevole e operativa». Nel porre poi a fuoco il problema della figura giuridica dell’Associazione attualmente «troppo leggera» in quanto favorisce «ingressi a recessi degli associati senza precisi obblighi di appartenenza», il presidente ha avanzato la proposta- accolta in toto dall’assemblea- che in prospettiva «essa assuma veste consortile». In sintesi non resti più «soltanto un ente di rappresentanza e di coordinamento», ma con la possibilità di «assumere anche la gestione di quei servizi d’area e di bacino che i Comuni e gli enti territoriali provinciali e regionali, dovranno decidere di affidarle». Ma una Comunità «momento di sintesi» ed ente interlocutore tra Province e Comuni non sembra risulti troppo gradita, almeno al momento, agli enti sovraccomunali territoriali anche se su questo manca una loro pronuncia ufficiale.
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Allarme all’assemblea dell’organismo di servizi degli enti pubblici che si affacciano sul lago. Diaspora di associati mentre Province e Regioni stentano a cedere deleghe
«Indifferenza e abbandoni» Comunità del Garda a rischio
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