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Presentato il piano di ristrutturazione dell’impianto termoelettrico sul Mincio, tra Brescia e Mantova Via alla centrale «verde»

L’Asm spenderà per il progetto 130 milioni di euro

Energia e natura possono convivere. La prova: al confine tra Brescia e Mantova. E’ nel bel mezzo del Parco del Mincio, sulla sponda destra del fiume, che nasce il 40 per cento dell’energia elettrica che l’Asm produce per la città. Da una centrale che nel prossimo futuro diventerà un vero e proprio esempio di produzione energetica. La Centrale termoelettrica del Mincio, costruita negli anni ’60 dall’iniziativa congiunta delle amministrazioni comunali di Brescia e Verona attraverso le proprie aziende municipalizzate (Asm e Agsm), è infatti pronta per un intervento di ammodernamento destinato a aumentarne potenza, efficienza ed ecocompatibilità. I lavori, che si svolgeranno nei prossimi mesi, serviranno alla conversione dell’attuale Gruppo 2 di produzione, realizzato nei primi anni Ottanta, mediante l’installazione di turbogas in ciclo combinato, l’ultimo ritrovato tecnologico in materia a livello mondiale, che funziona in modo totalmente autonomo. Crescerà così da 240 a 380 megawatt la potenza della centrale: un aumento del 60 per cento accompagnato da una crescita dell’80 per cento dell’energia elettrica prodotta, per un’efficienza complessiva che sarà in grado di superare il 50 per cento (contro l’attuale 40 massimo delle centrali termoelettriche a olio combustibile). L’intervento, dal costo di 130 milioni di euro, consentirà di limitare al massimo le emissioni e soprattutto sarà accompagnato da un’iniziativa dedicata al miglioramento di una parte di sponda del contiguo fiume Mincio. Mettendo d’accordo dirigenti d’impresa e rappresentanti delle amministrazioni locali, nonché del Parco in cui la centrale ha sede. «Le due unità termoelettriche attualmente in uso producono rispettivamente 80 e 180 Megawatt e funzionano in base con la combustione di olio o gas metano», spiega l’ingegner Antonio Bonomo di Asm, l’azienda bresciana che possiede in comunione il 40 per cento della centrale (un’altro 40 è della Agsm e la restante quota se la spartiscono in parti uguali l’Asm di Rovereto e l’Aim di Vicenza). «Ora il Gruppo 2 sarà sostituito con la nuova tecnologia del ciclo combinato – continua Bonomo – una turbina a gas e vapore che arriva direttamente dall’americana General Eletric e che ci permetterà di risparmiare il 31 per cento del combustibile, oltre che di produrre elettricità a emissioni zero. Sin dall’inizio questa centrale si è distinta per una notevole attenzione nei confronti dell’ambiente che l’accoglie e per primi nel 1982 abbiamo introdotto un depolveratore elettrostatico». Tra gli obbiettivi «verdi» che saranno raggiunti nei prossimi anni c’è l’eliminazione dei rischiosi contenitori di olio, l’ammodernamento architettonico della struttura, l’abbattimento del camino di scarico dei fumi alto 150 metri, che sarà sostituito da uno alto la metà, e quello non trascurabile di far sparire dalle strade della pianura le 12 mila autobotti che ogni anno assicuravano il rifornimento di olio alla centrale. A promuovere a pieni voti il nuovo impianto, che andrà in funzione dalla primavera del 2004, sono intervenuto ieri Francesco Negrini, assessore della Provincia di Mantova e Giorgio Rebuschi, sindaco di Ponti sul Mincio, le cui rispettive amministrazioni hanno direttamente partecipato alla stesura del progetto. A Dario Franchini, presidente del Parco del Mincio, è spettato il compito di presentare l’intervento di riqualificazione di una parte della sponda destra del fiume. Il costo: circa 150 mila euro. «Il progetto sarà pronto entro luglio 2003 e sarà redatto da un’équipe del Politecnico di Milano guidata dal professor Fabrizio Schiaffonati – dice Franchini -: in particolare si tratterà di risistemare un’area non ancora sfruttata del parco, sostituendo e rinfoltendo le piante esistenti e migliorando la battutissima strada ciclabile che passa sulla sponda mantovana».

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