Si intitola «Garda: il territorio e l’identità attraverso i secoli», ed è un progetto presentato ieri a Gardone Riviera che si svilupperà in tre fasi: la ricerca, la comunicazione e la didattica. Finanziato dalla Regione Lombardia, e coordinato dalla docente universitaria Renata Salvarani, è sostenuto e promosso dalla Comunità del Garda guidata da Aventino Frau.L’obiettivo dell’operazione? È quello di analizzare e ricostruire le trasformazioni storiche degli insediamenti abitativi, del paesaggio e in generale di tutto il territorio individuando le principali linee di trasformazione e i processi di mutamento, fino a definire i nuclei sopravvissuti. Inoltre, lo stesso studio prende in considerazione il rapporto degli edifici e dei paesi con l’acqua, i porti e la viabilità.«Il primo momento, che contiamo di chiudere in tempi brevi – ha spiegato la Salvarani -, prevede la raccolta di materiale cartografico, fotografico e bibliografico che ci consentirà di preparare un dossier e un cd che invieremo successivamente agli amministratori locali e agli esponenti del mondo della cultura: sarà una lettura storica del paesaggio, in una prospettiva di recupero e ricostruzione della memoria, di riscoperta e rafforzamento dell’identità».«Poi, già l’anno prossimo passeremo alla fase operativa- ha aggiunto la docente -, attraverso una serie di incontri. Coinvolgeremo le categorie professionali che progettano sul lago, le scuole e gli imprenditori».Il progetto di cui parliamo raccoglie i risultati della ricerca «Il Garda romantico», realizzata tra il 2000 e il 2006 con il coinvolgimento di enti e associazioni. Una indagine che aveva consentito di mappare gli edifici ecclesiastici medievali delle diocesi di Brescia, Verona, Trento e Mantova, portando alla creazione di itinerari per le visite guidate. Il nuovo intervento allarga però i confini del primo, prolungando l’arco cronologico dell’indagine. E si collega con le iniziative di promozione e sensibilizzazione svolte dalla Comunità del Garda.Il gruppo di ricerca diretto dalla Salvarani è composto da Erica Agosti, specializzata in didattica museale, dall’archeologa Lisa Cervigni, da Nadia Fusar Poli, laureata in Attività turistiche, da Anna Lisa Ghirardi (Storia dell’arte), dal giornalista Stefano Iori e dal docente universitario Matteo Guardin. «All’Università di Venezia – spiega l’architetto Guardini – insegniamo come intervenire sugli edifici con tecniche antiche, che costano poco e danno ottimi risultati. Dopo il terremoto del novembre 2004, in alcune chiese abbiamo per esempio trovato fessurazioni causate da sovrastrutture di calcestruzzo, aggiunte nel tempo».Nelle scuole (hanno aderito una decina di istituti) si terranno lezioni sulle risorse storiche e artistiche esistenti. E le classi effettueranno anche visite guidate.«Ci proponiamo due obiettivi – precisa Frau -: uno scientifico, e l’altro politico, per individuare ciò che ha sempre unito la gente del lago».
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Una ricerca sull’evoluzione del paesaggio gardesano