mercoledì, Maggio 1, 2024
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Negli ultimi giorni del 2003 l’Azienda Ospedaliera, con un investimento di 30.000 euro, ha acquistato due nuove vasche travaglio-parto

L’Ospedale di Gavardo è una delle capitali italiane per il parto in

Negli ultimi giorni del 2003 l’Azienda Ospedaliera, con un investimento di 30.000 euro, ha acquistato due nuove vasche travaglio-parto per il Reparto d’Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Gavardo coordinato dal Primario Dott. Gino Franciolini.“Questo provvedimento – spiega Franciolini -, è stato reso possibile soprattutto grazie alla sensibilità del Direttore Generale Ing. Mauro Borelli, per dare un ulteriore impulso all’importante realtà del nostro reparto per quanto riguarda il parto ad acqua. Dall’aprile del 1992, data del primo parto in acqua avvenuto qui a Gavardo, è stata percorsa molta strada. Infatti, l’Ospedale di Gavardo è, insieme ai centri di Vipiteno e Poggibonsi, uno delle strutture più importanti in tutt’Italia in questo campo e questo ci riempie d’orgoglio”.Dottore, l’acquisto di queste due nuove vasche è un fatto, di per sé, semplice. Che cosa accade di così speciale a Gavardo, cosa spinge una donna a voler partorire in acqua?“Credo che non sia possibile sintetizzare in poche parole un’esperienza decennale come questa che, grazie alle nostre ostetriche ed a tutto il personale ospedaliero, ha sempre messo al primo posto al centro la donna che deve partorire. Comunque credo che siano i numeri da parlare chiaro: nel 1999 l’incidenza dei parti in acqua era del 4,1%, mentre nel 2003 siamo giunti al 23,2%. Ma il dato più importante è che quasi il 60% delle donne sceglie l’utilizzo dell’acqua durante il travaglio. Il parto in acqua è un avvenimento del tutto naturale che, di fatto, porta sollievo alla partoriente”. Quante vasche per il parto in acqua ci sono a Gavardo?“Nel nostro reparto ci sono tre vasche parto e ben sette sale che garantiscono diversi comfort alla partoriente ed alla propria famiglia assicurando un’assistenza di prim’ordine in tutta sicurezza. In pratica la signora non è mai lasciata sola; il bambino appena nato può rimanere sempre insieme alla madre poiché applichiamo il metodo “Rooming-in” che evita ogni tipo di distacco tra la madre ed il neonato. Inoltre, se il padre lo vuole, non solo può assistere al parto, ma può rimanere con il neonato in tutti i momenti che anticipano e seguono la nascita, vivendo ogni singolo momento che compone un atto così importante qual è la nascita del proprio figlio”.Un’ultima domanda. Con queste due vasche raggiungete il massimo con il parto in acqua o, quest’acquisto, è da considerarsi solo l’ennesima tappa?“L’Azienda Ospedaliera e l’Ospedale di Gavardo puntano da sempre a questa pratica, che ormai ha ricevuto anche una conferma scientifica. Con queste due vasche, del quale dobbiamo ringraziare la sensibilità del Direttore Generale Ing. Mauro Borelli, raggiungiamo un livello qualitativo d’eccellenza in grado ormai di attirare mamme anche da fuori regione. Il parto in acqua è una realtà ancora non molto conosciuta, ma con benefici enormi che vogliamo far conoscere a più persone possibili. Il nostro reparto è aperto a tutti, quindi invito chiunque a fare una visita ed appurare direttamente il reparto d’ostetrica dell’Ospedale di Gavardo che può contare di un personale d’eccellenza”.Il Direttore Generale Ing. Mauro Borelli ha voluto rilasciare questa breve dichiarazione: “Il parto in acqua è una pratica che io conosco molto bene poiché mio figlio è nato proprio a Gavardo. L’Azienda Ospedaliera, anche in questo caso, prosegue nella sua filosofia di ampliare il più possibile l’offerta dei servizi all’utenza. Inoltre, il parto in acqua, è un servizio su cui l’Azienda ha sempre puntato e continuerà a farlo”.Nel 2003 i parti sono stati 757 per 761 nati.Di questi, su 129 è stato applicato il taglio caserio (17%). Dei 628 parti vaginali, solo al 3% è stata necessaria l’applicazione di ventosa. Il 23.2% dei parti è, infine, avvenuto in acqua.Alleghiamo, infine, un elaborato molto interessante redatto dalle ostetriche di Gavardo:STORIA DEL PARTO IN ACQUA“L’acqua riveste sin dall’antichità un ruolo importante, sia per le sue proprietà salutari che per la simbologia e riti ad essa attribuiti.Per esempio è tramandato che in Egitto, i fanciulli destinati a diventare sacerdoti o faraoni venivano partoriti nell’acqua, e nella Grecia antica l’acqua era simbolo d’immortalità e fertilità. L’idroterapia è stata usata per millenni per aiutare il rilassamento muscolare, prevenire malattie e mantenersi in buona salute.Al 1803 in Francia risale il primo documento di parto in acqua: una donna, esausta da un lungo travaglio, entrò in vasca per rilassarsi ed il bambino nacque subito dopo l’immersione.Negli anni ‘60 l’acqua ricompare sulla scena del travaglio/parto, a volte in modo casuale, come è descritto da un’ostetrica di Copenhagen (Danimarca), dove l’acqua era usata da tutte le donne che abitavano nei centri abitati con condizioni igieniche pessime, per permettere loro semplicemente un bagno durante il travaglio. Nella ex Unione Sovietica invece, Igor Tjarkovskij, medico ostetrico-allenatore-sportivo, negli anni ‘60 iniziò degli “esperimenti” per dimostrare l’attitudine dell’uomo ad adattarsi alla vita nell’acqua, per sfruttare le notevoli proprietà di essa. Alcuni suoi predecessori (Barcroft, Legentesco e Sokolov) avevano già dimostrato che il fabbisogno di ossigeno dell’organismo diminuiva nell’acqua e l’uso dell’acqua appena dopo la nascita irrobustiva i bambini.In Francia, negli anni ‘70, l’equipe di Michel Odent iniziò ad assistere donne che partorivano in acqua. Si erano accorti della grande attrazione delle donne in travaglio verso l’acqua: alcune volevano fare la doccia, altre il bagno e quindi si organizzarono con una piscina da giardino gonfiabile. Questo fu l’inizio della storia delle vasche da parto negli ospedali.Quando una donna con forti contrazioni richiedeva imperativamente degli analgesici, finalmente si poteva disporre di una proposta alternativa.Quindi all’inizio e per la prima volta in ostetricia l’acqua era usata come analgesico, ma il passaggio all’assistenza della nascita in acqua fu veloce poiché, quando la donna si rifiutava di uscire dall’acqua veniva assistita in essa. Negli anni ‘80-’90 molti ospedali dovettero organizzarsi, sollecitati dalle richieste delle donne di avere l’acqua come aiuto durante il travaglio ed il parto.L’esperienza dell’Ospedale di GavardoDal 1989 le ostetriche ed alcuni medici, sentirono l’esigenza di offrire alle donne gravide la possibilità di scelta rispetto al loro parto. Si iniziò incoraggiandole a partorire in posizioni libere fino a quando, nel 1991, si decise di acquistare una piccola piscina gonfiabile affinché le donne potessero godere anche di questa opportunità.L’inizio fu difficile, non ci si sentiva mai in grado di partire e sembrava di avere ancora troppe cose da organizzare. Eravamo selettivi e timorosi ma, nell’aprile del 1992, avvenne il primo parto in acqua. Le donne erano molto soddisfatte dell’esperienza e così, di parto in parto, la tensione si allentò rendendo l’uso dell’acqua uno strumento della pratica quotidiana da usare per creare un ambiente intimo, silenzioso e rispettoso. Abbiamo così assistito ad un cambiamento della pratica clinica e nell’ottica di salvaguardare la fisiologia supportati anche dai tanti lavori scientifici, riteniamo occhi che l’ac-qua possa essere un ottimo strumento per: – sostenere la donna;- limitare il ricorso ai farmaci;- favorire l’intimità della donna ed il contatto mamma-bambino;- ridurre l’incidenza di lacerazioni perineali- ridurre i tempi del travaglio;- ridurre lo stress della nascita con esiti neo-natali migliori (migliora il ph alla nascita).L’esperienza ormai decennale, le richieste di utilizzare l’acqua in travaglio e al parto sempre più numerose (sono molte le donne che anche da lontano vengono nel nostro ospedale per avere la possibilità di scegliere come partorire) hanno portato, nel dicembre 2003, all’istallazione di 2 nuove vasche per poter rispondere in modo adeguato alle numerose richieste delle donne che desiderano provare quest’esperienza.Alcuni dati:Parti in acqua1999: 4.1%2000: 13.1%2001: 15.2%2002: 14.7%2003: 23.3%Uso dell’acqua in travaglio:2001: 29.4%2003: 58.7%

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