domenica, Settembre 8, 2024
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L’ala sinistra del Chievo ha incontrato i ragazzi del liceo scientifico dribblando solo la domanda sui cori razzisti: «Meglio ignorarli...». E promette: «Torneremo a San Zeno di Montagna»

Manfredini scrive hurrà anche per il Verona

«A quale calciatore m’ ispiro? A Zanderigo, ovviamente». Un attimo di stupore e subito una fragorosa risata. Difficile d’altronde rimanere impassibili alla sparata di Cristian Manfredini, impareggiabile protagonista dell’incontro dibattito svoltosi al liceo scientifico di Garda. Al suo fianco il «famoso» Alessandro Zanderigo, rappresentante d’istituto che insieme a Francesco Rizzi e al preside dell’istitituto Carnacina, Armando Gallina, ha lanciato la sfida al noto giocatore del Chievo. Un’assemblea davvero frizzante che ha messo in luce da una parte la simpatia, schiettezza e disponibilità di Manfredini dall’altra la forza e l’abilità nel porre domande dei giovani studenti. Un botta e risposta senza filtri, genuino e diretto con tempi morti pari a zero. Una sfilza di curiosità, battute e provocazioni lanciate con garbo e con quella complicità nata sul posto quasi si trattasse di un dialogo tra conoscenti. Uno spirito positivo che ha aleggiato per più di un’ora nell’aula magna dell’istituto gardesano grazie alla capacità dell’ala sinistra del Chievo dei miracoli di dare risposte precise, mai evasive o vuote come spesso siamo abituati ad ascoltare in Tv o leggere sui giornali. «Per colpa dei giocatori ma anche dei giornalisti che pongono domande banali», ha voluto sottolineare il professor Sandrelli, ciuffo ribelle, rimasto estasiato dalla filosofia essenziale e pragmatica del ventiseienne giocatore nato a Port Bouet in Costa d’Avorio e adottato a cinque anni dalla famiglia Manfredini di Battipaglia. Un dialogo a 360 gradi senza un filo conduttore preciso, una chiacchierata libera spaziata dagli schemi di Del Neri («non sono difficili ma se li sbagli il mister si arrabbia come una bestia»), al recente derby per passare alla rete più importante («quella con il Cosenza la scorsa stagione») o al futuro di Manfredini («uno mira sempre al massimo»). Tra le tante curiosità anche quella relativa al prossimo ritiro della squadra. Sarà ancora San Zeno di Montagna ad accogliere il sodalizio della Diga? «Del Neri è un tecnico molto superstizioso. Se ci salveremo, ne sono sicuro, il Chievo sarà di nuovo a San Zeno», ha replicato Manfredini. Non poteva mancare la domanda più attesa e prevedibile sui cori razzisti. «Sì i cori con il Verona me li aspettavo ma se permettete mi rifiuto di rispondere. Il motivo è semplice: meglio ignorare i deficienti. Io sono legato al mio paese di nascita, non lo rinnego, ma mi considero italiano a tutti gli effetti tanto che mi vedo… bianco». Una risata e poi avanti a soddisfare la curiosità dei presenti. «Da piccolo volevo fare l’ingegnere. Quando mi hanno detto che c’era troppo da studiare ho rinunciato. Sono però riuscito ad ottenere il diploma di geometra. Ho preso 42 e credetemi non era facile studiare e conciliare gli allenamenti con la Juve. Al calcio mi hanno avvicinato i miei genitori per socializzare con gli altri ragazzi e a tredici anni sono andato via da casa per inseguire una carriera di giocatore. Non è stato semplice lasciare mamma e papà. Per emergere in questo ambiente non occorrono solo i numeri ma anche rinunciare a parecchie cose del tipo non uscire alla sera. Per carità non mi lamento e sono cosciente dei vantaggi della professione. Gli ingaggi dei giocatori? Non sono giusti se confrontati con lo stipendio medio di un lavoratore ma se li relazioniamo al mondo retto dal calcio il discorso cambia. Sinceramente spero in futuro di guadagnare quelle cifre che oggi intascano i miei colleghi più famosi». Alla fine, prima di lasciare il liceo, per andare a salutare i ragazzi dell’istituto alberghiero di Bardolino l’ultima proposta indecente. «Su questo foglio è riportata la formazione del Verona che ha disputato il derby», ha spiegato con faccia candida Filippo. «Potresti farmi un tuo autografo e scriverci sopra Forza Hellas?». Uno sguardo apparentemente torvo e poi il dribbling da campione con due hurrà vergati sul foglietto: uno per il Chievo, l’altro per il Verona.

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