domenica, Giugno 4, 2023
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Memorie dell’Ateneo di Salò

Sono sem­pre attuali le “Mem­o­rie” del­l’, come quelle rel­a­tive al vol­ume usci­to nel 2007 (412 pagg.): un vol­ume cor­poso che offre stu­di di diver­sa natu­ra e dà con­to del­l’at­tiv­ità del sodal­izio cul­tur­ale.

Rispet­to agli argo­men­ti che pos­sono essere cat­a­lo­gati come stori­ci, memo­ri­al­is­ti­ci, biografi­ci, di cos­tume, per la pri­ma vol­ta le “Mem­o­rie” ospi­tano due sag­gi sci­en­tifi­ci su tem­atiche arche­o­logiche: il pri­mo, di Gian Pietro Bro­gi­o­lo e Mat­tia Pavan “La miniera del fer­ro, il forno e le fucine nel­la valle del San Michele a Tremo­sine”, e il sec­on­do, di Luciano e Gio­van­ni Pros­pero “La chiesa di San Zenone di Riv­oltel­la (anal­isi stori­co- architet­ton­i­ca e fasi costrut­tive del­l’ed­i­fi­cio)”.

La cosa meri­ta di essere seg­nala­ta per il meto­do che gli autori appli­cano nel­la loro ricer­ca, che viene con­dot­ta non solo “sul cam­po” ma anche “sulle carte”, cioè attin­gen­do alle fonti storiche, com­pi­en­do una sor­ta di con­tin­ua com­para­zione tra gli ogget­ti sve­lati dagli scavi e le tes­ti­mo­ni­anze doc­u­men­tali cus­todite negli archivi locali e pres­so l’Archiv­io di Sta­to. Il risul­ta­to è che dei man­u­fat­ti che ancor oggi vedi­amo, spes­so trasfor­mati e ricom­pre­si in costruzioni che li han­no inglo­bati o talo­ra tal­mente dete­ri­o­rati e fram­men­tati da perdere l’o­rig­i­nar­ia iden­tità e fun­zione, ci viene resti­tui­ta una sig­ni­fica­ti­va leg­gi­bil­ità e com­pren­sione ma, anche, ci ven­gono offerte indi­cazioni storiche di più ampio respiro che dan­no sen­so alle vicende lon­tane del­la cir­costante comu­nità, al suo mon­do labo­rioso, alla sua econo­mia, alle sue tradizioni.

Di altra natu­ra, ma non meno curioso e sug­ges­ti­vo per l’in­ter­esse che sus­ci­ta, è il sag­gio di Attilio Maz­za “Il Grand Hotel Salò e gli illus­tri ospi­ti mit­teleu­ropei”, un sag­gio che ci con­duce nel­l’au­reo mon­do di fine Otto­cen­to e di pri­mo Nove­cen­to che il Gar­da ha rap­p­re­sen­ta­to per l’in­tera Europa, soprat­tut­to per illus­tri tur­isti di lin­gua tedesca, da Hen­ry Thode a Paul Heyse, da Otto Erich Hartleben a Sig­mund Freud.

Fino al 1890 Salò, a dif­feren­za di Gar­done, non dispone­va di gran­di alberghi dotati di com­fort capaci di ospitare per­son­al­ità di pres­ti­gio.

Da quel­l’an­no, invece, prende avvio la costruzione del­l’Ho­tel Salò, in via Cure del lino, che, in una car­toli­na del 1904 apparirà con la scrit­ta “Sta­bil­i­men­to Idroter­api­co” e, nel 1907 recherà l’in­seg­na di Gran Hotel Salò. Attilio Maz­za ne scrive, per la pri­ma vol­ta, la sto­ria con trat­ti bre­vi ma ben doc­u­men­tati, accom­pa­g­nan­do­ci attra­ver­so le fasi del­la sua costruzione e del­la sua ges­tione agli esor­di. E poi ci illus­tra con leg­gere pen­nel­late alcu­ni momen­ti del sog­giorno garde­sano di illus­tri intel­let­tuali del tem­po. Ne cito solo uno, Sig­mund Freud che, il 25 set­tem­bre 1908 (come ripor­ta­to da Maz­za) così scrive da Salò alla famiglia: ”Nel­l’al­ber­go è tut­to molto accogliente, sen­za essere oppres­so dal­l’el­e­gan­za. Il pae­sag­gio lo conoscete, per quel­lo che un rapi­do attra­ver­sa­men­to del­la zona con­sente di conoscere. È molto più bel­lo quan­do ci si può intrat­tenere….”

Già solo per questi sag­gi che occu­pano le prime pagine, le “Mem­o­rie” del­l’Ate­neo di Salò andreb­bero lette. È più che un con­siglio.

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