domenica, Luglio 13, 2025
HomeManifestazioniAvvenimentiNel «Giardino d’Europa» si contano ben 400 camosci
Il Baldo, la montagna del Garda, è un paradiso zoologico. In pochi anni la fauna si è arricchita di cervi, aquile e marmotte

Nel «Giardino d’Europa» si contano ben 400 camosci

Il censimento sulla popolazione italiana, che si svolge in questi giorni, è stato anticipato nelle settimane scorse da un altro censimento, quello sui camosci del monte Baldo. Si è scoperto che ce ne sono più di quattrocento. Avvistati anche un paio di daini, un giovane cervo, una femmina di gallo cedrone in posizione di cova, due aquile, francolini, marmotte, ecc. Organizzata dalla Provincia di Verona (Settore faunistico-ambientale) e dal Gav (il Gruppo di accompagnatori venatori, composto da appassionati studiosi), la rilevazione è stata effettuata da un’ottantina di persone, distribuite un po’ ovunque, a quote comprese fra i 1400 e i 1600 metri, qualcuno sul versante gardesano, altri dalla parte opposta. Raggiunto il rifugio Telegrafo di sera, con freddo e vento impetuoso, i partecipanti sono stati rifocillati dal gestore, poi hanno seguito una lezione di Paolo De Martin. Alle quattro del mattino la sveglia. Ciascuno si è recato in una determinata postazione. Ultimate le osservazioni, dopo le 9.30, il coordinatore Giuseppe Adami ha raccolto le schede. Trecentoquindici i camosci «contati». In base alla proporzione matematica usata dai faunisti, si pensa che in realtà siano più di 400. Sono state viste 103 femmine (contro le 121 del 2000), 77 piccoli (una quindicina meno dell’anno scorso), 49 maschi (nove in più) e un’ottantina gli jarhling (esemplari che hanno superato i 12 mesi di vita). «La mortalità più elevata colpisce quelli in tenera età. Chi supera l’anno ha buone possibilità di adattarsi all’ambiente e sopravvivere», ha dichiarato Adami, spiegando il ridotto numero di femmine col fatto che «i camosci soffrono moltissimo il vento. Probabile siano quindi rimaste accovacciate e immobili col loro piccolini nel folto dei mughi, diventando praticamente invisibili. Prova ne è che sul versante più riparato gli avvistamenti non sono mancati». Conosciuto come il paradiso dei botanici, che fin dal Settecento ne hanno apprezzato l’incredibile ricchezza floristico-vegetazionale (alcuni l’hanno definito «Hortus Europae», altri «rariorum plantarum hortus»), il Monte Baldo sta diventando anche un giardino zoologico. Tutto è iniziato nel 1988, con l’introduzione di cinque camosci che, evidentemente, hanno figliato. Per la gioia di naturalisti, escursionisti e degli stessi cacciatori, sono parecchie le specie tornate a popolare prati, boschi e rocce: dal capriolo al cervo, dall’aquila alla marmotta. Un risultato di rilievo, ottenuto grazie a una maggiore coscienza ambientale e all’impegno congiunto di vari enti. Il presidente del comprensorio, Luigi Giramonti, ha detto che «forse è giunto il momento di iniziare la fase dei prelievi, limitati ai capi anziani. Lo scopo: evitare che i camosci più deboli vengano attaccati da malattie parassitarie con possibile contagio degli esemplari sani». L’altro pericolo è rappresentato dalla presenza di cani randagi oppure lasciati senza guinzaglio dai loro padroni. «Le amministrazioni comunali e la Provincia devono capire che ogni giorno le covate sono minacciate, e la tranquillità della fauna stanziale disturbata. Occorrono quindi norme adeguate e severi controlli, specie nei fine settimana», ha concluso Giramonti. Quanto al Gav, è composto da 150 iscritti. Superati gli esami a Trento, di fronte a una commissione esterna, ed effettuato un lungo tirocinio, possono accompagnare i cacciatori nella scelta della selvaggina da abbattere. Inoltre conducono (gratuitamente) tutti coloro che vogliono vedere gli animali dal vivo. Nel 2002 intendono organizzare una serie di visite di carattere naturalistico.

Articoli Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

In Evidenza

Dello stesso argomento

Ultime notizie

Ultimi Video