giovedì, Maggio 2, 2024
HomeManifestazioniAvvenimentiNon tutto è perduto
Ci vorrà del tempo prima che i coltivatori e produttori vitivinicoli della zona legata alla produzione del Lugana DOC riescano a suturare le ferite…

Non tutto è perduto

Ci vorrà del tempo prima che i coltivatori e produttori vitivinicoli della zona legata alla produzione del Lugana DOC riescano a suturare le ferite riportate dalle loro coltivazioni, e cantine, a seguito di quel inaudito fortunale che ha portato distruzione in gran parte dei territori del basso Garda.Una situazione assai grave che potrebbe compromettere anche il raccolto del prossimo anno soprattutto per le lesioni riportate dai vitigni di Trebbiano di Lugana. Ma nella sfortuna fortunatamente vi è anche una situazione di positività soprattutto per quanto riguarda la vendemmia delle uve bianche del 2000. Se da una parte i vigneti hanno avuto gravi danni, dall’altra va detto che l’eccezionale andamento della stagione meteorologica ha fatto sì che le operazioni vendemmiali di quest’anno venissero anticipate di una quindicina di giorni rispetto alle tradizionali date. E così, per stare al passo con il detto “Dio vede, Dio provvede” in quella tremenda serata del 16 settembre sulle vigne rimanevano ancora ben pochi grappoli da raccogliere in quanto la maggior parte di uve, in particolare modo quelle a baca bianca, erano già stata raccolte. Certo in alcune zone, quelle più colpite e riferibili soprattutto alla zona di Pozzolengo, un po’ il cuore della produzione del Lugana DOC, i danni riscontrati sono stati assai notevoli.Giustamente Francesco Arrigoni, esperto enogastronomo, nel suo intervento a Pozzolengo, giusto una settima dopo il grave evento ed in occasione dell’incontro imperniato sul tema “Colline, vini e cantine di Pozzolengo” – presente anche fra i vari relatore il presidente del Consorzio Tutela Lugana DOC, avv. Francesco Ghiraldi -, aveva esortato i produttori a un una proficua e solidale cooperazione fra i più o meno colpiti in modo che chi avesse una sovrapproduzione possa cederne una parte ai colleghi sfortunati e, viceversa chi non avesse più disponibilità di Lugana DOC indirizzi l’acquirente verso quelle aziende con disponibilità commerciali. E tutto questo con l’obbiettivo comunitario di mantenere alta l’immagine che il Lugana si è andato via via creando in questi ultimi anni raggiungendo i vertici delle migliori, e pregiate produzioni nazionali ed internazionali.Già prima del violento nubifragio gli stessi produttori, per ottimizzare ancor più la produzione del Lugana Doc, tradizionale e “Superiore”, avevano deciso di ridurre i quantitativi di produzione per ettaro consentiti e previsti dallo steso disciplinare portando la produzione, con conseguente diradamento dei grappoli, a 80 quintali per ettaro per le uve Trebbiane destinate alla produzione del “Superiore” e a 100 quintali per ettaro per quelle destinata al Lugana tradizionale.

Articoli Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Dello stesso argomento

- Advertisment -

Ultime notizie

Ultimi Video