giovedì, Maggio 2, 2024
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Il «clone» del Platano dei cento bersaglieri è stato piantato a villa Nichesola. Protagonisti della giornata i bambini con canzoni e filastrocche

Parco in festa per il giovane «erede»

Tale padre, tale figlio. Il suo tronco è meno di un metro, ha appena sei anni, ma il suo patrimonio genetico ha 400 anni, come quelli del suo anziano genitore, il Platano dei Cento bersaglieri di Caprino, il più vecchio d’Italia. La giovane pianta, nata da un rametto del grande albero secolare, ieri è stata piantata nel parco di villa Nichesola, la sede della comunità montana del Baldo. E la festa è stata grande. La storia del piccolo platano inizia alla fine degli anni ’90, Gianfranco Coaduro, l’allora professore di Ecologia all’istituto professionale di Stato per l’agricoltura e l’ambiente con sede a Isola della Scala, sfogliando un volume che recensiva i grandi alberi della provincia di Verona si rese conto che su 123 alberi monumentali passati in rassegna nel libro, almeno una ventina erano morti. L’idea fu semplice ma geniale. Perché non clonare questi giganti sopravvissuti ai secoli e preservare così il loro patrimonio genetico utilizzando tecniche già impiegate nei vivai e in agricoltura? Nasce il progetto Genotipo, patrocinato dalla Provincia di Verona e dalle comunità montana del Baldo e della Lessinia. Si comincia dal grande platano di Caprino. Nella primavera del 2000 alla base del tronco del Platano dei cento bersaglieri vengono prelevati circa 200 rametti con germoglio con l’intento di farli diventare alberi veri e propri. Muoiono tutti tranne uno, quello che adesso nelle vesti di una bella piantina fa mostra di sé nel bel mezzo del parco della comunità. Ieri gli alunni delle elementari di Pazzon, in occasione della Festa degli alberi lo hanno adornato con 15 fiocchi, 9 azzurri e 6 rosa, come i bambini che sono nati a Caprino nel 2005. La Festa, che si celebra ogni a primavera, prevede infatti che per ogni neonato venga piantato un albero e quest’anno, come ha sottolineato il vice sindaco di Caprino, Moreno Dal Borgo, «non poteva essere celebrata in modo migliore». Una celebrazione che ha visto coinvolti i rappresentanti delle comunità montane, il preside e i professore dell’istituto Agrario, le maestre delle scuole elementari e soprattutto i bambini. Sono stati loro i protagonisti della giornata: hanno cantato, recitato filastrocche e recitato scenette.

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