martedì, Dicembre 3, 2024
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Commozione per la morte di D’Arrigo. Protagonista a Baldofestival era stato invitato a Deltaland

Mostra per ricordare l’eploratore dell’aria

La sua metamorfosi da uomo a uccello è rimasta incompiuta. Le ali meccaniche di un biposto ultraleggero guidato da un esperto ex generale dell’aeronautica, hanno tradito Angelo D’Arrigo, il deltaplanista per metà siciliano e metà parigino, che amava volare affiancando i rapaci e le gru accompagnandoli nelle loro migrazioni oltre i mari, sopra le vette più alte del modo. D’Arrigo, l’esploarore dell’aria precipitato da circa 150 metri d’altezza su un uliveto vicino a Comiso in provincia di Ragusa, ha lasciato attoniti coloro che anche nel Veronese lo conoscevano. Nel settembre scorso, infatti, aveva entusiasmato Caprino e Bardolino durante due serate organizzate dall’associazione culturale caprinese Baldofestival, presentando i suoi film «Il popolo migratore» e «In volo sull’Everest». Proprio in questi giorni – l’ultima sua e-mail a Baldofestival risale al 13 marzo – , stava prendendo nuovi accordi per tornare alle falde del Baldo per un’ occasione importante. «Tra il 6 e il 9 luglio festeggeremo a Deltaland il ventennale dell’associazione e il trentennale della Federazione italiana volo libero (Fivl). Angelo mi aveva appena fatto sapere che sarebbe venuto sabato 8 o domenica 9, o per entrambe le giornate. Invece…», dice Anna Rosa Bonomini, tra i soci fondatori di Deltaland, membro di Baldofestival, che ora ha intenzione di raccogliere le fotografie scattate con D’Arrigo per organizzare una mostra o una serata in ricordo dell’amico. «Mi scriveva che era appena rientrato dal Perù, che a giugno vi sarebbe tornato e che comunque avrebbe controllato l’agenda per tornare con noi per il trentennale della Fivl», continua Bonomini. «Per l’occasione ci sarà a Deltaland tutto ciò che vola, deltaplani, parapendii, elicotteri, aquiloni, alianti in mostra e mongolfiere. Non poteva mancare Angelo che sarebbe stato l’ospite d’onore». Anna Rosa Bonomini è attonita per la morte di D’Arrigo, ha la voce roca, ma parla della futura festa del volo dipingendola con i colori della meraviglia. È un entusiasmo strano parlando di uno sport, che, in fondo, è l’unica vera causa della tragedia avvenuta. «Volare è troppo bello», commenta. «Tanti di noi si sono ammaccati, altri sono morti ma ciò non può distoglierci dalla passione del volo. Angelo non avrebbe mai smesso di volare, io volo da oltre vent’anni e lo faccio ogni volta con l’entusiasmo di una bambina». Doveva essere così anche per D’Arrigo. Che però di questa passione, che gli aveva dato coppe trofei, medaglie e onori, aveva fatto una missione. «Amo volare», disse a settembre «ma per me ora è importante la gratificazione scientifica. Seguendo la tecnica dell’imprinting, indicata da Konrad Lorenz, affidandomi alla consulenza di biologi e zoologi e studiando per anni, ho messo la mia esperienza a servizio della scienza per insegnare ai rapaci in estinzione come volare e migrare, reinserendoli nel loro habitat naturale. Così, nel diventare maestro di volo e quindi di vita per i rapaci, attuo in me una specie di metamorfosi da uomo a uccello, che mi permette di apprendere le tecniche di volo dai veri signori del cielo». Per attuare questa metamorfosi intendeva riuscire a volare ad alta quota senza bombole d’ossigeno e poi battere sempre nuove e inedite tappe. La settimana scorsa aveva annunciato che avrebbe sorvolato l’Antartide. «Si stava già preparando con la sua solita precisione scientifica, perché così deve essere in questo sport», precisa Bonomini. «Non lasciava mai nulla al caso, eppure è caduto così stupidamente. Vedremo di capire cosa sia accaduto, intanto lo ricorderemo con una mostra di foto o proiettando un suo video in un cinema locale». Barbara Bertasi

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