giovedì, Maggio 2, 2024
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Stanze, scalinata, postazioni di tiro, tutto in roccia

Ponale: la Tagliata è un museo

La Tagliata del Ponale è costituita da un sistema di gallerie, cunicoli, sale e stanzoni, completamente scavati nella roccia fra la terza galleria della vecchia strada per la val di Ledro e la sottostante Gardesana occidentale. La costruirono gli austriaci negli anni immediatamente precedenti al cionflitto a difesa del confine con l’Italia: evidentemente non si fidavano troppo di quello che, fino al ’14, era pur sempre un loro alleato.Del recupero della Tagliata s’è occupato nella sua tesi di laurea l’architetto Davide Sigurtà che ha presentato una sintesi del progetto durante una delle serate dedicate dal museo civico al tema dei forti austro-ungarici. La parte più significativa – per le finalità pratiche del pubblico altogardesano – è rappresentata dalla ricognizione delle condizioni del grande manufatto. Il forte è diviso in due parti dalla strada del Ponale, all’altezza della terza galleria. Verso il lago l’opera è caratterizzata da una imponente scalinata che porta alle postazioni quasi a livello del lago. Gli scalini sono in ottime condizioni, delle pareti perimetrali (pensate dagli ingegneri per creare un’intercapedine termica fra la nuda roccia e la parte desinata alla residenza dei soldati) rimangono solo tracce. In fondo c’è uno stanzone con resti di pavimento in getto di cemento ed una fontana, pure di cemento. Da qui è possibile uscire sulla Occidentale, oppure accedere ad una serie di altre stanze, probabilmente postazioni di tiro e depositi, che mentengono resti di intonaco perfettamente conservato e si affacciano direttamente sul lago. Dall’imbocco in alto si dirama anche un lungo tunnel verso sud, con pareti originali e resti di pavimento: percorrendolo si accede ad una serie di stanze che sono la parte meglio conservata del forte, e si può uscire alle strutture esterne, postazioni di tiro e di osservazione, in ottimo stato di conservazione. Sull’esterno una serie di manufatti sul poggio a strampiombo sul Garda, raggiungibile anche da un sentiero segnato dai cipressi. Dall’altra parte della strada c’è solo una enorme galleria, larga 6 metri e lunga una ventina, parzialmente rovinata dall’umidità e continuata in uno strettissimo tunnel (vi passa una persona per volta) che porta ad una postazione di fucilieri. Tutto questo, a causa delle caratteristiche, non può servire ad altro che a «museo di se stesso», escludendo utilizzi culturali differenti (biblioteca o centro civico). Arditezza della realizzazione, soluzioni tecnologiche adottate e stato di leggibilità decisamente buono dell’opera sono elementi a favore d’un recupero che, senza costare cifre impossibili, arricchirebbe l’offerta, culturale e turistica, dell’Alto Garda. La parola passa ai politici: sono loro che, controllando i cordoni della borsa, decidono.

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