giovedì, Giugno 1, 2023
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Posa delle Pietre d’Inciampo a Riva del Garda

Si è svol­ta a Riva del Gar­da, alla pre­sen­za del sin­da­co , la cer­i­mo­nia di posa delle pietre d’in­ci­ampo del Comune di Riva del Gar­da, alla quale pren­der­an­no parte il sin­da­co Cristi­na San­ti e parte del­la Giun­ta munic­i­pale con .

Pre­sente, oltre ai ref­er­en­ti del­l’AN­PI e del MAG, anche Gunter Dem­nig, l’artista tedesco che le ha ideate con lo scopo di con­trastare il negazion­is­mo e il revi­sion­is­mo stori­co legati agli ecci­di dei nazisti durante la Sec­on­da guer­ra mon­di­ale.

Le pietre d’in­ci­ampo del Comune di Riva del Gar­da sono l’e­si­to di un proces­so di parte­ci­pazione chiam­a­to “Bilan­cio parte­ci­pa­to”, con il quale la cit­tad­i­nan­za ha potu­to pro­porre inter­ven­ti e inizia­tive di inter­esse col­let­ti­vo, che sono state poi sot­to­poste a una votazione online. Nel 2018 il prog­et­to più apprez­za­to è sta­to quel­lo delle pietre d’in­ci­ampo, pro­pos­to dal­la sezione locale del­l’As­so­ci­azione Nazionale Par­ti­giani d’I­talia da un’idea di Grot­to­lo. L’inizia­ti­va è sta­ta cura­ta dal attra­ver­so un prog­et­to arti­co­la­to in due dis­tin­ti filoni: da una parte alcune targhe per com­mem­o­rare i com­bat­ten­ti cadu­ti nel­la battaglia di Riva del Gar­da tra aprile e mag­gio del 1945 (il prog­et­to è in fase di con­clu­sione), dal­l’al­tra le pietre d’in­ci­ampo per ricor­dare le per­sone perse­gui­tate e uccise dal regime naz­i­fascista a causa del loro ori­en­ta­men­to cul­tur­ale, reli­gioso, ses­suale, del­la prove­nien­za o per la dis­abil­ità. 

Le pietre d’in­ci­ampo sono pic­cole formelle in cal­ces­truz­zo sopra le quali viene pos­ta una tar­ga in ottone recante una serie di infor­mazioni sulle vit­time delle per­se­cuzioni. A essere ricor­dati, oltre agli ebrei, sono anche tut­ti col­oro che sono sta­ti perse­gui­tati dai nazisti per motivi reli­giosi, etni­ci, cul­tur­ali, ses­su­ali, politi­ci o per­ché dis­abili fisi­ci e men­tali. Gen­eral­mente la pietra d’in­ci­ampo, che ripor­ta in maniera sin­tet­i­ca infor­mazioni quali nome, cog­nome, date di nasci­ta, arresto, depor­tazione e morte, è pos­ta nei pres­si del­l’abitazione o del luo­go di lavoro del­la vit­ti­ma. Si trat­ta di un impor­tante seg­no di memo­ria dif­fusa, dato che a oggi se ne con­tano oltre 70 mila in 24 Pae­si, tra cui l’I­talia. In quan­to mar­chio reg­is­tra­to, un rigi­do pro­to­col­lo sta­bilisce sia le con­dizioni nec­es­sarie affinché una per­sona pos­sa essere ricor­da­ta nelle pietre di inci­ampo, sia le pro­ce­dure per il posizion­a­men­to, per il quale è pre­vis­to un lun­go peri­o­do di atte­sa dovu­to all’el­e­va­to numero di richi­este (http://www.stolpersteine.eu/en/steps/).

Il prog­et­to “Posa di pietre di inci­ampo nel ter­ri­to­rio comu­nale di Riva del Gar­da” è sta­to coor­di­na­to dal Alto Gar­da in col­lab­o­razione con l’ANPI Sezione Alto Gar­da e Ledro e con il Lab­o­ra­to­rio di Sto­ria di Rovere­to, ente che dal 1989 si occu­pa di temi legati alla sto­ria con­tem­po­ranea del ter­ri­to­rio trenti­no attra­ver­so numerosi stu­di e pub­bli­cazioni. 

La ricer­ca, con­dot­ta da Novel­la Volani e resa pos­si­bile anche gra­zie alla profi­cua col­lab­o­razione con stu­diosi di altre isti­tuzioni pub­bliche e pri­vate, par­en­ti delle vit­time e dipen­den­ti degli uffi­ci comu­nali di Riva del Gar­da e dei ter­ri­tori di prove­nien­za delle vit­time, ha per­me­s­so di indi­vid­uare i nom­i­na­tivi delle per­sone a cui, sec­on­do il pro­to­col­lo sta­bil­i­to da Gunter Dem­nig, è pos­si­bile dedi­care le pietre d’in­ci­ampo e i luoghi in cui posizionarle all’in­ter­no del Comune di Riva del Gar­da. 

La mag­gior parte delle pietre rivane è ded­i­ca­ta ai “Mar­tiri del 28 giug­no 1944”, ovvero ai com­po­nen­ti del­la Resisten­za trenti­na con­tro l’oc­cu­pazione nazista del “Alpen­vor­land” (ter­ri­to­rio che com­pren­de­va le province di Tren­to, Bolzano e Bel­luno) che furono prel­e­vati dalle pro­prie case e gius­tiziati som­mari­a­mente a segui­to di una vas­ta e feroce oper­azione di polizia con­dot­ta dai tedeschi con­tro il movi­men­to di Resisten­za trenti­no. A Riva del Gar­da furono tru­ci­dati Enri­co Meroni, Euge­nio Impera, Anto­nio Gam­bret­to e Augus­to Bet­ta; ven­nero arresta­ti Gior­gio Tosi, Gas­tone Franchet­ti (cat­tura­to il 29 giug­no) e Remo Bal­lar­di­ni (al pos­to del figlio Rena­to, irreperi­bile). Gas­tone Franchet­ti fu fucila­to in agos­to a Bolzano, men­tre Remo Bal­lar­di­ni morì in otto­bre, appe­na lib­er­a­to, in segui­to alle sevizie subite durante la carcer­azione. 

Ques­ta este­sa oper­azione rag­giunse anche altri cen­tri del­l’Al­to Gar­da, tra cui Arco (vit­time furono Giuseppe Mar­coni, Fed­eri­co Toti, Gio­van­ni Bre­sadola e Giuseppe Bal­lan­ti), Nago (vit­ti­ma Gioacchi­no Bertol­di) e Limone sul Gar­da (dove furono arresta­ti Fran­co Ger­ar­di, tru­cida­to poco dopo durante il suo trasfer­i­men­to a Riva, e Giuseppe Por­po­ra, fucila­to in agos­to a Fon­za­so), ma anche Tren­to (dove furono arresta­ti Gianan­to­nio Man­ci e il suo seg­re­tario Mario Agos­ti­ni), Rovere­to (dove furono arresta­ti Giuseppe Fer­ran­di e Sil­vio Bet­ti­ni Schet­ti­ni, men­tre il fratel­lo Ange­lo Bet­ti­ni, fu assas­si­na­to nel pro­prio stu­dio) e Pergine (dove fu arresta­to di Gino Lubich). 

Nes­suno degli arresta­ti e degli uccisi fu sor­pre­so con le armi in pug­no o affronta­to durante azioni mil­i­tari, ma anzi alcu­ni di loro furono assas­si­nati nei pro­pri let­ti. Nelle zone inter­es­sate, inoltre, non era­no sta­ti effet­tuati atti di sab­o­tag­gio tali da scatenare una reazione così vio­len­ta da parte degli occu­pan­ti. Si trat­tò a tut­ti gli effet­ti di una strage piani­fi­ca­ta per stron­care sul nascere il movi­men­to resisten­ziale.

Tra tut­ti i casi esam­i­nati rel­a­tivi ai “Mar­tiri del 28 giug­no 1944” sola­mente sei (Enri­co Meroni, Euge­nio Impera, Anto­nio Gam­bret­to, Augus­to Bet­ta, Gas­tone Franchet­ti e Remo Bal­lar­di­ni) al momen­to del­l’ar­resto abita­vano o lavo­ra­vano a Riva del Gar­da, rien­tran­do quin­di nel­la casis­ti­ca per la posa delle pietre di inci­ampo a Riva del Gar­da.

Le altre pietre rivane sono ded­i­cate ai depor­tati nel Lager tedeschi, come Vin­cen­zo Cicala, depor­ta­to a Mau­thausen nel 1944 per poi essere asseg­na­to al sot­to­cam­po di Melk, dove morì il 29 gen­naio 1945, e ai mem­bri del­la Resisten­za, come Anto­nio Bosco, dis­er­tore del­la Flack (anti­aerea nazista) e gius­tizia­to nel carcere di Bolzano il 29 agos­to del 1944.

Dopo un’at­te­sa di cir­ca due anni, dovu­ta ai lunghi tem­pi richi­esti dal­la pro­ce­du­ra, ulte­ri­or­mente dilatati dal­la pan­demia, sarà pos­si­bile final­mente con­clud­ere il prog­et­to. La cer­i­mo­nia pren­derà avvio alle ore 15 in viale Roma n. 20, dove sarà posa­ta la pietra ded­i­ca­ta a Remo Bal­lar­di­ni, per poi pros­eguire in viale Car­duc­ci (Euge­nio Impera), viale Per­ni­ci (Anto­nio Gam­baret­to), viale Mar­tiri del 28 Giug­no (Enri­co Meroni e Augus­to Bet­ta), viale Per­ni­ci (Gas­tone Franchet­ti) e via del Maroc­co (Vin­cen­zo Cicala e Anto­nio Bosco).

La posa delle pietre di inci­ampo cos­ti­tu­isce un ulte­ri­ore appro­fondi­men­to di questi temi e di questo pre­ciso momen­to stori­co da parte del MAG, come ricor­da il diret­tore Mat­teo Rapanà: “Il Museo orga­niz­za abit­ual­mente alle sezione di sto­ria con­tem­po­ranea, dove è pre­sente una sezione ded­i­ca­ta sia alla vicen­da dei Mar­tiri del 28 giug­no, sia alla battaglia del­l’Al­to Gar­da. Nel­l’im­me­di­a­to futuro, in col­lab­o­razione con gli enti coin­volti nel prog­et­to, abbi­amo in pro­gram­ma di orga­niz­zare alcu­ni momen­ti di divul­gazione cul­tur­ale e sen­si­bi­liz­zazione, nei luoghi in cui sono posizion­ate le pietre di inci­ampo, al fine di riflet­tere in chi­ave pas­sa­ta e pre­sente sulle tem­atiche delle per­se­cuzioni e del­l’esclu­sione”.

“L’i­den­tità e i val­ori del­la nos­tra cit­tà si fon­dano anche sui tragi­ci fat­ti stori­ci del­la Sec­on­da guer­ra mon­di­ale — dice il sin­da­co Cristi­na San­ti — che han­no las­ci­a­to una feri­ta e un trau­ma anco­ra oggi vivi nel­la col­let­tiv­ità. Fat­ti dai quali dis­cende per Riva del Gar­da una par­ti­co­lare atten­zione e una spic­ca­ta sen­si­bil­ità ver­so i temi del­la lib­ertà e del­la democrazia. Ques­ta inizia­ti­va è un doveroso atto di memo­ria riv­olto alle per­sone che subirono le dis­crim­i­nazioni e la vio­len­za insen­sa­ta del nazis­mo, ai loro famil­iari e a tut­ti noi. In par­ti­co­lare alle gio­vani gen­er­azioni: pro­prio i ragazzi e le ragazze, infat­ti, è bene pos­sano riflet­tere sul­l’im­por­tan­za di avere cura del­la democrazia e del­la lib­ertà, di difend­er­le e tute­lar­le, per­ché sono una con­quista preziosa che è costa­ta, solo un’ot­tan­ti­na di anni fa, tan­to dolore e gran­di sof­feren­ze, quan­do non la vita, a molti loro coetanei”.

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