Un forte contributo alle presenze turistiche a Lazise venne dai campeggi. Primo fra tutti il campeggio comunale che fu aperto nel 1952 per iniziativa dell’amministrazione comunale e della Pro loco. Un grande rettangolo erboso dapprima usato come campo di calcio, fra viale Roma e la massicciata frangionde in direzione di Villa Pergolana. Molte le piante d’alto fusto che lo attorniavano e quindi consentivano già da subito una collocazione all’ombra di tende e veicoli. Il regolamento del campeggio venne redatto da un apposito comitato composto da Luigi Lago, Mario Cavanna ed Umberto Rossetti. La sorveglianza era affidata a un custode: Albino Campagnari. Spiega Libera Azzali, una delle prime commercianti che hanno raccolto la sfida del turismo a Lazise: «I primi turisti li abbiamo visti subito dopo la fine della guerra, nel 1948. Erano per lo più tedeschi che giungevano a Lazise su motociclette con sidecar e avevano con se pochissimi bagagli, appena qualche cambio di vestiario. Si accampavano, è proprio il caso di dirlo, nella zona del campeggio comunale. «Altri», continua l’esercente, «prendevano invece in affitto qualche stanza presso le famiglie che ne erano provviste. Era proprio un turismo agli albori». In quegli anni a Lazise si viveva ancora di pesca, del flebile commercio di carbone e di legname proveniente dalle montagne bresciane e trentine, che giungeva nel porto vecchio sui barconi. Se la passava meglio chi viveva in campagna, piuttosto che nel centro paese. Spiega Roberto Campagnari, assessore all’agricoltura: «È un periodo che ricordo bene. Allora io vivevo proprio al campeggio municipale. In casa soldi ce n’erano sempre pochi. Noi ragazzi andavamo a caccia di magnaroni, pesce di lago, e li prendevamo anche con la forchetta, con le mani. Avevamo una precisione e un occhio speciale. Per noi non era un divertimento: quello che catturavamo era il pasto della famiglia. Le mie sorelle, più grandi di me, sono dovute emigrare in Svizzera per lavoro e vivono là ancora adesso. Io e mio fratello invece abbiamo avuto l’idea di costruire un albergo e con tanti sforzi e moltissimo impegno ci siamo riusciti. Il turismo ha tolto gli “ochi” dalle vie di Lazise, prima borgo agricolo dove i pennuti starnazzavano nelle strade, e ha portato il benessere per tutti». Ma lo sviluppo di Lazise e della riviera veronese del lago di garda è avvenuto anche grazie alle vie di comunicazione. Una fra tutte è stata la nuova strada provinciale numero 5, meglio conosciuta come Verona — Lago. Per la costruzione venne costituito un consorzio fra la Provincia, il Comune di Verona e quelli di Bussolengo, Pastrengo, Lazise e bardolino, tutti attraversati dalla nuova arteria. Era il 22 agosto 1953. La strada venne inaugurata il 13 luglio 1957. Fu progettata dall’ingegnere Rodolfo Gianni e dall’architetto Alberto Avesani. Verona e il lago si avvicinavano; l’ampiezza dell’arteria sembrava allora spropositata — 7 metri di sede bitumata — ma ben presto si mostrò appena adeguata a convogliare lo scorrimento di un traffico sempre in crescendo: arrivavano, infatti, gli anni Sessanta del boom economico e della forte crescita del parco auto italiano. Sempre più famiglie correvano in macchina sul lago per cercare il refrigerio estivo. Il primo passo, però, sulla via del rinnovamento del volto di Lazise era avvenuto già negli anni Trenta del secolo scorso, con la realizzazione del secondo tronco della banchina e dell’imbarcadero, nella zona dell’attuale lungolago Marconi, con la zona di attracco per i traghetti della navigarda. L’inaugurazione avvenne il 28 ottobre del 1930 a opera del prefetto di Verona Giovanni Battista Fronteri. Nel discorso inaugurale, il rappresentante del governo fascista annunciò l’imminente avvio dei lavori della strada di congiunzione del paese con la nuova Gardesana, la strada che avrebbe collegato tutte le località rivierasche lungo la costa del lago. Le automobili sarebbero presto diventate più importanti delle barche. Sergio Bazerla Pochi anni separano queste due foto, emblematiche di un mondo ormai alla fine e della modernità che avanza. Qui sopra, un corteo funebre a Colà, come se ne vedevano abitualmente fino agli anni Cinquanta: tutto il paese a seguire il feretro dalla parrocchia nell’ultimo viaggio per il camposanto. A sinistra, una roulotte arriva al campeggio comunale nel 1952. Si tratta di turisti facoltosi, visto che sfoggiano addirittura una roulotte. Le avanguardie dell’ ondata turistica di massa che avrebbe trasformato l’economia del Garda arrivavano piuttosto, negli anni del dopoguerra, su motociclette con sidecar e un cambio di vestiario come unico bagaglio. Però i lacisiensi più accorti capirono subito che quella era la carta da giocare e, da pescatori e contadini, diventarono operatori turistici, affrettandosi anche a imparare il tedesco per essere in grado di parlare con la clientela in arrivo dal Nord Europa: pochi anni e il paese sarebbe cambiato Qui sopra e in basso a destra, i lavori per la costruzione della nuova strada Verona-Lago, nel 1957: il nastro di asfalto, largo sette metri, parve larghissimo ma ben presto l’arteria fu trafficatissima: era iniziato il turismo di massa sul Garda. A destra in alto, un’altra immagine degli anni del boom economico: lungolago con le automobili dei turisti negli anni Sessanta, le Mercedes dei visitatori tedeschi sono il segno delle presenze dall’estero in paese. Qui sotto a sinistra, camerieri si godono un momento di pausa giocando a carte: negli anni del dopoguerra pescatori e contadini si trasformarono in operatori turistici, dimostrando capacità di iniziativa e imprenditorialità. Lo scoglio della lingua fu aggirato e in pochi anni i visitatori esteri trovarono così sul lago albergatori e ristoratori in grado di parlare tedesco. Su quegli inizi pionieristici è nata l’industria turistica che ha rivoluzionato l’economia gardesana