lunedì, Ottobre 7, 2024
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Un appello alle forze politiche dopo la messa in liquidazione della cooperativa Gardenia. I soci chiedono di poterle utilizzare in attesa del rogito

«Quelle case sono nostre»

«Ci siamo incontrati pochi giorni fa anche con il sindaco Morando Perini e il vice Davide Baccinelli che si sono dichiarati disponibili ad aiutarci. Ora ci rivolgeremo a tutte le forze politiche lonatesi, indistintamente, e ai semplici cittadini perché ci diano l’appoggio per non subire passivamente il fallimento della cooperativa». A parlare è Davide Orioli, uno dei 22 soci della Cooperativa Gardenia, alla quale si era affidato per avere finalmente un appartamento in proprietà. Per sfortuna sua e degli altri soci, mentre le case (16 appartamenti e 6 villette a schiera) si stavano realizzando vicino al Santuario di San Martino, un anno fa, nel giugno 2000, arrivò la doccia fredda. Con decreto dell’allora sottosegretario al ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, sen. Ornella Piloni, la cooperativa venne posta in liquidazione coatta amministrativa, con la nomina del commissario liquidatore. Lo stato di insolvenza venne decretato con sentenza dal Tribunale di Como. I soci, per lo più lonatesi, ora temono non solo di perdere le case, ma anche il denaro fin qui versato. Ciascuna delle 22 famiglie ha infatti già anticipato somme più o meno cospicue, mettendo insieme i risparmi di una vita: chi 50, chi 70 milioni, chi addirittura 200. In totale 1 miliardo e 700 milioni secondo la memoria del legale nominato dalle famiglie. «Noi chiediamo di poter utilizzare le abitazioni che da alcuni mesi sono state completate. Il commissario liquidatore – continua Davide Orioli, portavoce insieme a Donatella Gallerini, Maurizio Vezzoli e Stefano Sganzerla del gruppo di soci – ci aveva promesso che a opere concluse ci avrebbe fatto entrare nelle case, dandole in comodato o in affitto. Tutto questo in attesa di andare al rogito finale. Purtroppo con il Commissario liquidatore non riusciamo a parlare. Insomma, la nostra situazione è tragica. Con il fallimento della cooperativa rischiamo di perdere tutto: casa e soldi. Alcuni di noi devono continuare a pagare l’affitto altrove o abitare in situazioni decisamente precarie». Tutta la storia era cominciata quando la cooperativa edile Gardenia con sede a Como aveva stipulato come altre imprese una convenzione con il Comune di Lonato per realizzare case in un’area collocata tra il Santuario di San Martino e la località Pozze. Un intervento edilizio consistente con alcune centinaia di locali. Il cantiere lonatese della Gardenia prevedeva in particolare 22 alloggi per un costo di 4 miliardi e 342 milioni. Altri cantieri della cooperativa erano aperti a Fino Mornasco (Como), Canzo (Como), Comerio (Varese) e Urago d’Oglio. Sempre la Gardenia faceva parte del più ampio consorzio Fidal scrl, insieme ad altre sette cooperative. Quattro di queste e il consorzio stesso, secondo la memoria storica del legale dei soci, sono state messe in liquidazione coatta amministrativa. La Gardenia risultò tra l’altro anche esclusa dal contributo di edilizia residenziale pubblica della Regione, non avendo ottenuto un adeguato punteggio. Al momento della messa in liquidazione della cooperativa stessa, i lavori nel cantiere di Lonato potevano definirsi compiuti al 60%. Il 18 luglio dello scorso anno l’autorità di vigilanza autorizzava l’esercizio provvisorio per il completamento delle opere a Comerio e Lonato. Lavori, che, dopo la stipula degli opportuni contratti con le imprese originariamente appaltatrici, si sono conclusi verso la fine dello scorso aprile. Ora i soci sono disperati e intendono pubblicizzare la loro situazione anche per le piazze di Lonato attraverso dei volantini.

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