Cimeli dall’immenso valore storico, essendo in alcuni casi pezzi unici, come il berretto del generale Achille Papa (a capo della Divisione che nel corso della Prima guerra mondiale si distinse per il coraggio e valore nel respingere gli austriaci), o materiale bellico che farebbe la felicità di collezionisti e storici. Per un valore di centomila euro. Tanto sarebbe stato ricavato vendendo a privati, contro la legge, 1.666 oggetti risalenti alla Prima e Seconda guerra: fucili, baionette, elmetti, cappelli, spade, centinaia di munizioni, alcune ancora cariche. All’occhio balza anche una lettera autografa di Benito Mussolini, che si firma Presidente del Consiglio. Gran parte di questo materiale che la guardia di finanza ha recuperato a fine dicembre nel Bresciano risulta trafugata nella primavera di due anni fa sul Garda, a Salò nel museo del «Nastro Azzurro». Notizia, quella del furto, che per motivi di indagine i carabinieri non avevano divulgato sperando di poter scoprire gli autori del furto e, soprattutto, recuperare la refurtiva prima che venisse ceduta pezzo dopo pezzo. I militari delle Fiamme gialle, coordinati dal pm Paolo Savio, hanno recuperato il materiale nelle abitazione di due persone che sono state denunciate a piede libero insieme all’ex custode del museo salodiano. L.D.P.. 50 anni, camionista di Nave, P.Z., carrozziere di 35 anni di Castegnato e G.V., 64 anni di Salò, quest’ultimo tra il 2002 e ii 2003 custode del museo, sono stati denunciati per furto, ricettazione e porto e detenzione illecita di armi da sparo e da punta e armi da guerra. La passione per le armi e per la storia potrebbe aver tradito i primi due. Compito dei loro difensori alleggerire una posizione allo stato delicata. Le indagini sono iniziate dopo una «soffiata», una segnalazione relativa alla presenza di armi nelle abitazioni dei due a Nave e a Castegnato. Qualcuno aveva visto quelle pistole e baionette. Trovate alcune armi, gli investigatori hanno perquisito anche la casa del custode. È bastato interpellare il direttore del museo per accertare che gran di quello materiale era sparito nel maggio da Salò. I finanzieri hanno accertato che il custode del Museo «Nastro Azzurro» avrebbe venduto alle altre due persone denunciate i cimeli a 300 euro l’uno. I pezzi più rari potevano raggiungere i 1.000 euro. Il camionista di Nave avrebbe speso 2.500 euro per acquistare i cimeli che la Finanza ha trovato a casa sua. Tra il materiale anche pistole, autentici pezzi unici. L’importante operazione è stata illustrata ieri mattina nella sede della Finanza di Brescia dal comandante provinciale Attilio Iodice, dal capitano Blandini della Compagnia di Brescia e dal comandante della Brigata di Salò Giovanni Durante che ha condotto la difficile indagine potendo contare inizialmente su una segnalazione. Il materiale rubato presto tornerà nel museo di via Fantoni.