L’unico assente per ragioni di salute è stato ieri nel porticciolo di Castelletto di Brenzone (Verona) il vescovo di Verona Flavio Roberto Carraro. A bordo dello storico veliero «San Nicolò», c’erano invece il vescovo di Brescia Giulio Sanguineti e quello di Trento, Luigi Bressan. Un incontro gardesano per celebrare e ridare smalto allo sposalizio del lago, un’antica tradizione religiosa nata durante il dominio della Serenissima e ripetuta, l’ultima volta, nel 1997 nelle acque del Benaco di fronte a Punta San Vigilio. Una cerimonia, quella di ieri mattina, che ha seguito un iter diverso dal precedente tanto che al posto dell’anello in argento a finire nel lago sono stati solo alcuni petali di fiori sparpagliati al vento dai piccoli Anna, Samule e Pietro, di dodici, cinque e quattro anni, tutti figli di Chiara ed Enrico, coppia di Brescia città: lei insegnante di religione, lui ingegnere a Milano. I coniugi, sposati dal 1992, hanno idealmente confermato, con tanto di corona di fiori sulla testa, il segno della loro unione dando volto e immagine a tutte le famiglie del più grande lago d’Italia. «Popolazione rivierasca che con questa cerimonia», ha esordito il vescovo Sanguineti, «vuole ringraziare il suo Garda, fonte di prosperità». «L’acqua del lago si muove, non è stantia, è vita perenne a differenza di un torrente che d’estate va in secca: così il matrimonio è un dono che rimane, un sacramento che continua a vivere nel tempo», ha continuato il vescovo rivolgendosi dal veliero alla folla di fedeli presenti sul lungolago di Castelletto. Gente venuta da Verona, Trento e Brescia e mescolata alle numerose suore della Sacra Famiglia che da riva, dai terrazzini e dalle finestre dell’istituto religioso con vista sul Garda hanno assistito alla cerimonia organizzata dagli uffici della pastorale e del turismo delle tre diocesi che abbracciano il Benaco
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Una coppia bresciana rinnova a Brenzone lo sposalizio del lago