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Segantini. La memoria delle immagini

Un pubblico particolarmente folto ha partecipato nella serata di sabato 23 marzo all’inaugurazione della mostra «Segantini.

La memoria delle immagini», allestita (fino al 9 giugno) nelle sale della galleria civica «Segantini» di Arco, organizzata dal MAG in collaborazione con il MART, il Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Con l’inaugurazione della mostra, riapre il Museo Alto Garda nelle due sedi di Arco e di Riva del Garda.

Segantini2013.03.23_12Cosa decide la fortuna di un artista? Il suo talento, la qualità delle opere. Certamente sono fattori determinanti, ma altrettanto rilevante è la conoscenza e la diffusione del suo lavoro.

A tale scopo fra fine ‘800 e i primi anni del ‘900 si organizzano, ad esempio, le grandi esposizioni internazionali d’arte. Le Secessioni nascono soprattutto come organizzazioni in grado di fornire spazi espositivi alle forze artistiche più giovani escluse dai Salons ufficiali. Un altro strumento determinante era rappresentato dai cataloghi d’arte e dalle monografie che sanciscono l’affermazione, talvolta la consacrazione di un artista.

Nel caso di Segantini la sua fortuna critica venne costruita “a tavolino” mentre era ancora in vita, dall’amico gallerista Vittore Grubicy, il cui archivio storico è oggi depositato al Mart, grazie proprio alla diffusione delle immagini delle sue opere, e di cui si potranno ammirare in mostra ad Arco alcuni materiali.

Fra gli strumenti della sua valorizzazione, oltre alle partecipazioni alle mostre internazionali, Grubicy finanziò la realizzazione di preziosi portfolii fra cui quello decorato da Bugatti, oggi conservato al Mart, che raccoglie le riproduzioni delle opere segantiniane eseguite da uno studio fotografico storico come quello milanese di Pagliano Ricordi. La destinazione d’uso delle riproduzioni delle sue opere era finalizzata non solo ai cataloghi d’arte ma anche alla vendita di tavole sciolte, o alla creazione di album di lusso.

Segantini 11Un vero e proprio volume di lusso è la monografia di Franz Servaes, edita nel 1902 dal Ministero per la cultura e l’istruzione di Vienna, per onorare la memoria di un illustre suddito dell’Impero austroungarico. Si tratta di un vero e proprio libro d’arte con quella accuratezza nella copertina e nella rilegatura che connotava l’ambiente secessionista. Il volume raccoglie le riproduzioni delle opere di Segantini in bianco e nero e le prime tavole a colori, realizzate dalle stamperie imperiali di Vienna. In mostra accanto al volume, oggi conservato nel fondo storico della ricca Biblioteca civica di Arco, le tavole sciolte provenienti dalle collezioni del Mart, probabilmente raccolte dai figli Mario e Gottardo, che dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1899, si adoperarono per pubblicare i suoi lavori, soprattutto in area tedesca e svizzera.

Dopo la monografia del 1913, poi ristampata in più edizioni, con l’introduzione di Gottardo, seguono numerose tavole in bianco e nero e a colori, riprodotte dalle celeberrime case editrici tedesche Photographische Union di Monaco di Baviera e Bruckmann, a cui si devono le principali raccolte di Photogravure dei grandi maestri dell’antichità e della contemporaneità. Accanto alle grandi tavole di Bruckmann con le riproduzioni quasi fac-similari dei più importanti capolavori segantiniani, destinate non solo all’editoria, ma anche alla vendita, in mostra sono esposte pure le piccole acqueforti realizzate dai figli Gottardo e Mario, conservate al Mart, concepite come cartolina postale.

Partendo dallo stSegantini pubblicoretto legame fra la fortuna critica di un autore e le sue modalità di riproduzione, la mostra intende sollecitare alcune riflessioni non solo sul tema della valorizzazione degli artisti o su quello della riproducibilità dell’opera d’arte, ma aprirsi a questioni più contemporanee legate ai concetti di dominio pubblico, di opera libera, dell’open source, che oggi nell’era di Wikipedia, vera e propria enciclopedia di informazioni, testi e immagini a contenuto libero oltre che ad accesso libero, sono sempre più di dominio pubblico, appunto.

L’iniziativa espositiva – a cura di Alessandra Tiddia – intende assumere anche una valenza attiva nel proseguire l’opera di valorizzazione e diffusione del lavoro di Segantini, non solo attraverso l’esposizione di queste testimonianze, ma proponendo anche un intervento “attivo” su Wikipedia con l’aggiornamento dei testi relativi ad alcune parole chiave della mostra, e la messa in rete delle immagini delle riproduzioni fotografiche esposte in mostra, favorendo così confronti, ricerche e studi futuri.

Segantini mostra

Il Museo Alto Garda

 Con la nuova mostra su Segantini, riapre il Museo Alto Garda: nella sede di Riva del Garda in Rocca sono visitabili le tre sezioni permanenti – Pinacoteca, Archeologia e Storia – e la mostra temporanea «Energia. Persone, tecnologie, territorio. Cento anni di storia per il futuro dell’Alto Garda» (a cura di Altogarda Servizi; fino al 7 aprile).

Nella sezione Archeologia si trovano le celebri statue stele e preziosi reperti di rilevanza internazionale risalenti all’età del Rame; nella sezione Storia è rappresentato il passato di Riva del Garda e del Basso Sarca; e nella Pinacoteca si possono ammirare i paesaggi ritratti dai pittori che nell’Ottocento rimasero affascinati dai meravigliosi scorci naturali del Garda, e le opere di artisti come Pietro Ricchi, Vincenzo Vela e Francesco Hayez.

Nella sede di Arco del MAG, ovvero nella galleria civica «Segantini», è allestito uno spazio permanente dedicato al maestro di origine arcense, che periodicamente si avvale di importanti prestiti nell’ottica di valorizzazione delle collezioni provinciali: sono esposte le opere di Giovanni Segantini appartenenti alla collezione del Mart Vacca (1886-1887, matita e pastello su carta), Ortensie (1880-1882, olio su tela), Il campanaro (1879-1880, olio su tela), All’arcolaio (1892, matita su carta). La Galleria civica si struttura come un percorso attraverso la biografia dell’artista, le fotografie, le parole e le opere di proprietà del comune di Arco, quali «Autoritratto giovanile» (1879/80, olio su tela), «Testa di vacca» (1892, olio su tela) e «La madre che lava il bambino» (1886/87, matita su carta) che, di volta in volta, sono messe a confronto con altre opere del maestro arcense, grazie ai prestiti a rotazione che pervengono da diversi enti culturali, in questo caso dal Mart.

 

 

 

 

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