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Sono cominciati i lavori per sistemare la condotta sublacuale che collega Peschiera a Lazise. È stato per anni al centro di un’intricata vicenda giudiziaria Costruito in vetroresina è lungo 8 chilometri ed è costato 15 miliardi

Si ripara il collettore mai usato

Avviati i lavori di riparazione della sublacuale Lazise-Peschiera. Realizzando negli anni Novanta, a supporto del collettore a terra, costato qualche cosa come una quindicina di miliardi il manufatto in vetroresina, che avrebbe dovuto trasferire direttamente i reflui dalla località Pergolana in Comune di Lazise al depuratore consorziale di Peschiera, non essendo mai andato in pressione è rimasto per anni inutilizzato e al centro di un’intricata vicenda giudiziaria. Con l’accordo sottoscritto il mese scorso tocca ora all’impresa Fondedile di Napoli riparare a sue totali spese la condotta che presenta numerose rotture su un tracciato lungo poco più di otto chilometri. Soltanto a collaudo finale favorevole l’Azienda gardesana servizi pagherà soltanto 900 milioni dei tre miliardi di cui era stata condannata a sborsare e nel lodo arbitrale, con tacitazione di ogni ulteriore richiesta. I lavori di riparazione che sono partiti in questi giorni e sono seguiti dall’ingegner Graziano Falappa, un esperto di condotte sottomarine – dovranno essere ultimati prima della Pasqua del 2002 e ogni atto tecnico amministrativo chiuso entro la fine del prossimo anno. A vicenda conclusa il sistema fognario della sponda veronese del lago vedrà più che raddoppiata la portata nel tratto più delicato. Indubbiamente un avvio amministrativo sotto il segno migliore sia per il nuovo direttore dell’Ags Eugenio Azzali che per il nuovo Consiglio di amministrazione nominato di recente. «Sicuramente un buon lavoro quello realizzato dai nostri predecessori», ammette il presidente Vittorino Zanetti da poco insediato, «che è stato riconosciuto anche nella lettera a loro recentemente inviata». Consiglio, tra l’altro, che si era fatto portavoce della necessità di arrivare a costituire un’azienda di gestione del servizio di collettamento della fognatura, di depurazione e di distribuzione dell’acqua potabile operante principalmente nei paesi gardesani. «Spetta all’Assemblea dei sindaci fissare gli indirizzi entro i quali l’Ags deve operare. Comunque personalmente», sottolinea Zanetti, «ritengo condivisibile l’obiettivo dell’utilizzo consortile delle risorse in quanto il lago di Garda esprime una precisa realtà socio-economica. Quindi un’azione allargata e con partecipe l’Azienda consorella quella del Garda bresciano e anche di collegamento con la Provincia autonoma di Trento. Una situazione, non dimentichiamolo», puntualizza il presidente, «che è complessa e per questo materia di un convegno allargato per arrivare a chiarire il più possibile l’attuale situazione con la messa a fuoco sia del problema della gestione del depuratore consortile ma anche dell’intero sistema fognario gardesano, alla luce di quanto emerso dallo studio commissionato in passato all’università di Torino e portato a termine lo scorso anno». Il documento, nel verificare quanto fatto, evidenzia una serie di carenze strutturali e precisa che sarebbe stato meglio adottare un sistema di depurazione suddiviso in quattro depuratori anziché uno; il documento sottolinea come alcune complicazioni insorte in oltre vent’anni di funzionamento del sistema di disinquinamento delle acque del Garda derivano dalla gestione ripartita tra due aziende (veronese e bresciana). «Appunto per questo», fa presente Zanetti, «è il momento di un ripensamento, di analizzare le proposte di adeguamento del sistema adduttore all’impianto di depurazione aziendale emerse dal documento redatto dal progettista ingegner Mario Quaglia e rivisto dall’ingegner Gaetano Romanò. Nel contempo però visto che gli interventi interesseranno tempi lunghi risulta indispensabile proseguire in quei lavori parziali che rientrano nell’ottica del progetto del Politecnico di Torino».

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