sabato, Aprile 20, 2024
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Lunedì il primo incontro sulle modifiche al piano provinciale di coordinamento in base ad una nuova legge regionale. Parla l’assessore provinciale

Territorio, più potere ai Comuni

Lunedì per l’assessorato provinciale al Territorio inizia l’immane lavoro di confronto con i 206 comuni bresciani, associazioni di categoria, ambientalisti, per adeguare il Piano territoriale di coordinamento provinciale alla luce della nuova legge regionale 12, che ha di fatto delegato alle amministrazioni comunali la stragrande maggioranza delle scelte urbanistiche. Alla Provincia resta il potere prescrittivo solo su quattro ambiti, ma l’assessore Francesco Mazzoli (Udc), sta pensando all’individuazione di tavoli di lavoro sovracomunali per i progetti più impattanti.Perchè va ritoccato il piano territoriale di coordinamento provinciale?«Il nostro Ptcp – risponde l’assessore Mazzoli – è del dicembre 2004, abbastanza recente: pertanto non sarebbe necessaria una modifica; il problema è che a rendere necessaria una variante è l’approvazione della legge regionale 12 dell’ aprile 2005. Questa legge regionale prevede che il Ptcp abbia poteri prescrittivi e vincolanti per i Comuni solo su quattro ambiti: ambiente agricolo, infrastrutture di interesse sovracomunale, tutela del rischio idrogeologico, elementi paesaggistici. Il nostro Ptcp invece prevedeva anche che la Provincia dettasse prescrizioni ai Comuni in merito al consumo del suolo. Mi spiego: ogni Comune poteva consumare una certa porzione di territorio; se andava oltre la Provincia poteva intervenire. Ora non è più così. Inoltre la legge 12 prevede la valutazione ambientale strategica (Vas) su ogni progetto; anche in questo caso dobbiamo adeguare il Ptcp».Insomma, in fatto di programmazione del territorio la Regione ha tolto poteri alla Provincia per darli ai comuni?«Sostanzialmente sì. Adesso i Comuni adottano i Pgt (piano di governo del territorio, che ha sostituito i vecchi piani regolatori, ndr) e lo mandano in Provincia solo per un parere di compatibilità. Ma non li possiamo bloccare. È ovvio che quando si decide di applicare fino in fondo il principio di sussidiarietà, di lasciare agli enti locali più vicini ai cittadini il potere programmatorio si corrono anche dei rischi; ma questo presuppone anche che gli enti locali acquistino una responsabilità diretta».A questo punto però si apre il problema dei controlli. chi può contenere gli appetiti urbanistici di certe amministrazioni?«Se una amministrazione impazzisce e inizia a distruggere il suo territorio diventa difficile impedirglielo: possono essere inseriti nel Ptcp alcune esempi di condivisione. La Provincia non ha intenzione di diventare il carabiniere delle scelte locali: non ne ha né il potere né la voglia. Possiamo però concordare dei tavoli tra Comuni su alcuni temi che riguardano il consumo, l’eccessiva espansione residenziale, la tutela di determinate aree di pregio. Devo anche dire che secondo me diversi Comuni hanno capito che stiamo consumando troppo territorio, e stanno invertendo la marcia, verso scelte più sostenibili».Ha nostalgia per il vecchio comitato regionale di controllo che analizzava i prg?«Ne ho una nostalgia pazza. Una delle cose più importanti adesso per l’Italia è la certezza delle regole. Oggi l’unico strumento rimasto al cittadino per contrastare scelte urbanistiche che considera sbagliate è il ricorso al Tar, spendendo soldi per poi magari vedersi adottare una piccola variante dall’amministrazione che di fatto aggira il problema».E la Provincia con il nuovo Ptcp cosa può fare?«Con il forum, intendiamo coinvolgere tutti i 206 comuni bresciani ma anche la società civile: associazioni di categoria, Asl, Sovrintendenza, ambientalisti. Noi non presentiamo proposte ma inizieremo un momento di confronto, che poi proseguirà sul territorio, nei paesi. Cercheremo insieme di capire dove il Ptcp è stato meno efficace, quali modifiche apportare».È possibile ragionare in termini sovracomunali per progetti impattanti: centri commerciali, cave, discariche, impianti per smaltimento rifiuti?«Certamente. Ma dobbiamo studiare il modo esatto; penso a diversi tavoli “a geometria variabile” a seconda della zona sul quale ricade il progetto. Sui questi temi da un lato il Comune non deve vedersi privato di una sua prerogativa prevista dalla legge, dall’altro c’è la necessità di evitare alcune derive pericolose».La tempistica di questo lavoro?«L’obbiettivo è chiudere l’adeguamento del Ptcp entro questa legislatura. Mi rendo conto che è un obbiettivo estremamente difficile da raggiungere».

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