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Il maniero di Monzambano poco più di 800 anni fa fu conquistato dai Veronesi che ne fecero un caposaldo per difendersi da Brescia e Mantova. Il paese venne fortificato da Napoleone con bastioni e mura agli inizi del 1800

Un castello strategico nelle lotte di confine

Nell’area collinare morenica a sud del lago di Garda si incontra l’incastellato paese di Monzambano, a circa cinque chilometri da Valeggio, sulla riva destra del Mincio. Il paese fu sempre un punto strategico nelle dure lotte di confine fra le opposte signorie, e le milizie dei condottieri in lotta aperta per impossessarsene. Un magnifico maniero che ne «I castelli di Lombardia» «orna in maniera altamente scenografica la collina sovrastante l’abitato». D’origine Alto medioevale, per la vittoria di Verona su Mantova nel 1191 a Ponte Molino nei pressi d’Ostiglia, Monzambano e il suo castello entrarono in possesso dei veronesi, i quali ne fecero un loro caposaldo per difendersi da Mantova e da Brescia. In antichi documenti Monzambano figura aggregato alla Rocca di Garda (1193) e più tardi alla Repubblica Veronese (1278). Osserva il Bresciani che Monzambano era un caposaldo formidabile in caso di guerra, e per convincersi di ciò basta osservarlo da vicino. «La pianta irregolare è poligonale e accompagna l’andamento del colle con due rientranze a mezzodì. Torri sporgenti stanno agli angoli del perimetro ed un’altra a metà circa del maggior tratto di nord-est; nell’interno vi sono ancora due torri che oggi appaiono ridotte di altezza, ma la si direbbe affiancata da un edificio pur questo gagliardo per spessore di mura» («Castelli ver.» p. 91). Come fortezza scaligera venne annoverato tra i «castelli di confine» e pertanto reso efficiente da una guarnigione di milizie sempre in assetto di guerra. Il paese sofferse anche nel XV secolo per conflitti della Repubblica Veneta e gli Imperatori. Talché, nel maggio 1528 passarono da Monzambano «bruciando case, vigne e biade» i lanzichenecchi del Duca di Brunswich diretti all’assalto di Brescia. Di una prepotenza teutonica inaudita, la compagine mercenaria mette paura. «Questi tedeschi – nota il Sanuto – hanno alcuni cani ligadi con cadene, che quando acadesse fariano per loro grande fazione». Ma prima di proseguire il loro cammino, avvisarono quei di Valeggio di tener pronti «cinquecento ducati di taia», altrimenti «veniranno a brusarli» («I Diari», tomo XLVII). Non parliamo della Guerra di Mantova (1630) e neanche degli imperiali austriaci del Principe Eugenio (1701). Storicamente parlando Monzambano fu reso celebre dalla vittoria che ivi riportò contro gli austriaci il generale Brune nel dicembre 1800: due sole divisioni protette da 40 cannoni varcarono il Mincio a fronte a un intero esercito e lo debellarono. Nel 1805 Napoleone fece fortificare Monzambano dalla parte del Mincio, con bastioni ed opere esteriori, per farne con Borghetto una testa di ponte, affinché queste due località, avendo a destra e a sinistra le fortezze di Mantova e Peschiera, formassero con esse una barriera quasi insormontabile. Schedato dal Perogalli: «Monzambano (Mantova). Castello (detto Rocca) probabilmente tardo secolo XII, veronese, conservato, qualche casa e una cappella all’interno, visitabile, eminenza paesaggistica».

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