giovedì, Maggio 2, 2024
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Il consigliere D’Arienzo (Pd) riporta in esame la proposta alla ricerca di un accordo che potrebbe superare gli schieramenti

«Un Parco nazionale sul lago»

Ancora alla carica. La mozione, che in origine porta una data del 2007, è riaffiorata ieri nell’agenda del Consiglio provinciale. Non è stata discussa, per raggiunti limiti di tempo dell’assemblea. Ma, entro fine mese, alla prossima convocazione, l’argomento si troverà a ridosso della «pole position». «Allora», commenta il primo fimatario dell’iniziativa, Vincenzo D’Arienzo (Partito democratico), «la scelta si imporrà». Sarà un «sì» o un «no», dal forte valore politico, sull’«impegno» per la presidenza, «ad avviare un confronto con le province di Brescia, Trento e Mantova» e i Comuni benacensi del Veronese «per presentare, insieme, al governo una proposta di riconoscimento di un Parco nazionale per il lago di Garda». Parafrasi atletica: un’asticella posta un centimetro oltre il record del salto in alto.«Lo so, è difficile, lo sappiamo tutti», commenta D’Arienzo, «ma un segnale ormai è indifferibile. Per mille motivi ma, soprattutto, perché questo nostro lago rappresenta una risorsa economica, turistica e ambientale, per l’intero territorio veronese».Secondo le stime di Legambiente, in alcuni piccoli Comuni del Garda la percentuale di seconde case arriva al 60 per cento del patrimonio immobiliare, contro il 20 della media italiana; con circa la metà delle abitazioni occupata pochi giorni o settimane l’anno.«La mozione presentata da D’Arienzo», interviene infatti Michele Bertucco, presidente regionale dell’associazione, «cerca, come altre iniziative già avviate, come la proposta del parco interregionale delle colline moreniche, di porre un freno all’eccessiva cementificazione sul lago».Un capitolo su cui la mozione che il Consiglio avrà in agenda entro breve punta l’attenzione, prendendo di mira un uso del territorio di natura «prevalentemente speculativa». «Campeggi che “si annettono” intere porzioni di costa, rendendo difficile il trovare una spiaggia aperta a chiunque e impedendo, di fatto, quasi sempre, anche la discesa gratuita in acqua di imbarcazioni private. E gli esempi potrebbero essere infiniti», commenta D’Arienzo.Il territorio, scriveva Legambiente nel 1990, soffre di «incontrollata pressione turistica, fattore irreversibile di distruzione dell’ambiente a causa della spinta crescente alla cementificazione delle rive e dell’apporto significativo di carichi inquinanti al lago. È quindi necessario impedire qualsiasi ulteriore espansione edilizia, promuovendo un turismo più rispettoso dell’ambiente, basato sui parchi naturali, sull’agriturismo e l’offerta culturale». Realtà che vicende recenti, anche legate alle cronache giudiziarie, paiono confermare.La mozione di D’Arienzo mira a un doppio obiettivo: mantenere alta l’attenzione su tema ma anche a «trasformare il Garda in una questione di rilevanza nazionale, perché così dovrebbe essere». Méta non facile da raggiungere.«Dalla proposta di Legambiente sono trascorsi quasi vent’anni e su tutte le coste del lago continua invece la cementificazione, un’edificazione senza freni aiutata anche da leggi urbanistiche regionali che pare abbiano come scopo la liberalizzazione ulteriore del settore. Così tranne forse qualche amministrazione rivelatasi particolarmente “virtuosa”, il numero delle seconde case aumenta a dismisura, trascinandosi dietro problemi legati alla viabilità, all’inquinamento dell’aria e delle acque».I mille nodi gardesani. Su tutto ciò, entro novembre, il Consiglio provinciale dovrà esprimersi. Con un «no» o un «sì», dal forte peso politico.

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