giovedì, Maggio 2, 2024
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Non è una scuola o una colonia estiva ma una famiglia un po' particolare, con trenta ragazzi di età compresa dai due ai 32 anni e con una mamma e papa, i coniugi Germana e Giampaolo Brizzolari.

Una famiglia di 30 ragazzi

Non è una scuola o una colonia estiva ma una famiglia un po’ particolare, con trenta ragazzi di età compresa dai due ai 32 anni e con una mamma e papa, i coniugi Germana e Giampaolo Brizzolari, che abitano a Cavriana, nel Mantovano e hanno un panificio nel centro del paese lacustre. In uri momento in cui la famiglia è in crisi e le nascite sono zero, i coniugi Brizzolari hanno scelto una vita che sembra uscita dal passato, attornandosi di trenta ragazzi e scegliendo una strada di dedizione all’insegna della normalità e tranquillità, di tempi scanditi dal sorriso di uno dei tanti bambini, capitati nella casa dei Brizzolari.Un’avventura cominciata molti anni fa, per il desiderio, o il senso di responsabilità, di condividere con gli altri ciò che si ha e magari in abbondanza: così Germana e Giampaolo decidono, pur avendo già dei figli, di rendersi disponibili all’affido.«Tutto è cominciato con il primo sì», racconta Germana, «l’affido è la cosa più facile al mondo; ne avevo parlato io per prima ma non avrei potuto fare niente senza l’appoggio e la partecipazione di mio manto».Ha inizio così, quasi per caso, questo straordinario viaggio di vita supportato certamente dalla possibilità di affrontare le sue numerose tappe ma anche, e soprattutto, dalla disponibilità a non tirarsi mai indietro.«Si può dire che la nostra vita sia stata letteralmente stravolta dall’affido, me ne io ne mio marito cambieremmo nulla di quello che abbiamo fatto e vissuto», continua la signora che, in questi giorni si trova al mare, in Puglia, con ventisette dei suoi trenta ragazzi.La stampa e i media nazionali, si sono occupati, in questi giorni, della famiglia Brizzolari: un’attenzione che comincia a pesare e che i diretti interessati comprendono sino ad un certo punto.«Non c’è niente di eccezionale in quanto è stato fatto, se non il numero dei ragazzi; ma uno o dieci non hanno importanza;quello conta, poi, è come vivi e l’ambiente in cui ti muovi. E nella nostra famiglia non c’è niente di particolare».Cinque figli nati dal matrimonio, cinque adozioni e venti in affido; alcuni di questi ultimi, negli anni, si sono conclusi con il rientro in seno alle famiglie d’origine.«Un distacco accompagnato anche dal dolore, come è normale che sia», racconta Germana, «ma è ancora più normale che i ragazzi ritrovino, quando è possibile, i loro genitori;con tutti, comunque, sono rimasti grandi rapporti di amicizia e di confidenza e niente è andato perduto».Poco prima della nascita del suo ultimo figlio, ora undicenne, Germana ha scelto definitivamente la famiglia: una decisione tutt’altro che rimpianta. «Le donne che rinunciano a veder crescere i loro figli, quando le condizioni economiche lo permettono, penso non sappiano cosa si perdono. In continuo movimento, dover essere sempre belle e in forma. A me questa non pare indipendenza e poi ci si domanda mai se ne vale davvero la pena, perché e per dove si debba correre così»?Germana racconta di quanto le abbiano insegnato sui ritmi della vita i suoi figli, inclusi quelli portatori d’handicap.«Ho una bambina down. Da lei e dai suoi tempi ho imparato ad ascoltare gli altri, a guardare le cose in altro modo. Noi siamo cresciuti insieme ai nostri ragazzi e il bello di questa grande lezione è che ci aspettano ancora tante cose».Il cellulare fa cadere ogni tanto la linea ma la voce calma di questa mamma trasmette più di ogni tecnologia. Al mare ci sono ventisette ragazzi dai due ai ventisette anni;la vita e il suo evolversi corrono e ridono sulle coste della Puglia, uno spettacolo cui Germana non rinuncerebbe mai perché, spiega accomiatandosi. «Guardare cosa fanno è la cosa più bella; la vacanza ti concede il tempo per osservare e così capire negli occhi chi sono i tuoi ragazzi. Guai a non approfittarne».Giuditta Bolognesi

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