domenica, Aprile 28, 2024
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Ricordata nel corso di una tavola rotonda la figura di Benedetta Bianchi Porro, dichiarata venerabile. Presentato durante la serata il libro «Ero di sentinella» del fratello Corrado

Una vita dedicata all’amore e all’altruismo

Ritorna sempre a splendere il sole per chi non si dispera. Dopo quasi quarant’anni dalla sua morte, è ancora vivo il messaggio che Benedetta Bianchi Porro ha lasciato al mondo: ha insegnato l’amore e l’altruismo con cui ha spezzato la sua solitudine; ha cantato attraverso l’indicibile sofferenza le meraviglie della vita; ha dimenticato se stessa per gli altri; ha vissuto il dolore come mistero d’amore e fonte di grazia. Ha donato a tutti la speranza. La figura della giovane sirmionese è stata al centro di una tavola rotonda al Grand hotel Terme di Sirmione. Presente anche il ministro per le Politiche comunitarie Rocco Buttiglione. Per la diocesi veronese c’era il vicario generale monsignor Giuseppe Zenti. Lo spunto che ha indotto l’associazione di Milano «Per Benedetta» (con il patrocinio della società Terme di Sirmione e l’amministrazione comunale) ad organizzare il convegno proprio sulle rive del lago di Garda, dopo Milano, Rimini e Verona, è il libro fresco di stampa «Ero di sentinella» di Corrado Bianchi Porro, giornalista e scrittore, fratello di Benedetta. «L’ho scritto», racconta l’autore, «con l’intento di decifrare il segno dell’amore divino in mezzo alle nostre quotidiane e affaticate esigenze». Una vita breve quella di Benedetta: morì all’età di soli 27 anni. A 15 anni si trasferì da Forlì a Sirmione. Fu subito colpita da un morbo incurabile. Di qui il lungo calvario di interventi chirurgici, ricoveri, sofferenze, menomazioni. A 22 anni divenne sorda, totalmente paralizzata, priva di ogni facoltà sensitiva. E infine, cieca. Fu costretta a lasciare l’università di medicina, a Milano, proprio all’ultimo esame. I suoi unici mezzi di comunicazione: un filo di voce e la sensibilità in una mano. Benedetta è stata dichiarata venerabile il 23 dicembre 1993. Il processo di beatificazione è ormai in una fase istruttoria avanzata. Sono numerose le persone di Sirmione e dintorni che ogni anno, il 23 gennaio, giorno della morte della venerabile, raggiungono Dovadola, vicino a Forlì, il paesino natale di Benedetta e nella cui abbazia di Sant’Andrea sono deposte le spoglie. «L’obiettivo», spiega Carlo Spinelli, presidente dell’associazione milanese, «è avviare una campagna di sensibilizzazione e di divulgazione del messaggio lasciato da Benedetta soprattutto nelle province venete e lombarde. La sua esperienza di fede e di amore per la vita è così forte e intensa in noi che non occorre nessuna forzatura al percorso per la sua beatificazione». Nel suo libro biografico Corrado Bianchi Porro ripercorre a ritroso tutta la vicenda della sorella, con l’aiuto dei diari e degli scritti di Benedetta. Una sorta di colloquio intenso e struggente tra fratelli. «Benedetta come le sentinelle. Nell’antico testamento», spiega l’autore , «le sentinelle erano i sacerdoti del Tempio che vegliavano la notte, aspettando il sorgere del primo bagliore di luce per tessere le prime lodi dell’alba.»

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