domenica, Aprile 28, 2024
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Il Comune eliminerà i rigagnoli che versano nel Golfo con il nuovo tronco fognario di via Landi. Ma è bufera sul Garda Uno: attacco frontale da Ulivo e Fiamma

Via gli ultimi scarichi a lago

Salò dichiara tolleranza zero agli scarichi fognari che versano a lago: si vuol dare una nuova sterzata per eliminare una volta per tutte il problema, di non secondaria importanza ecologica. Operazione lago pulito, insomma, ma non senza polemiche per tempi, modi e gestione dell’operazione, sullo sfondo dell’aspro dibattito sull’azienda-consorzio Garda Uno. «Stiamo monitorando il territorio – dice Alberto Colombo, assessore all’Ecologia del comune di Salò, in occasione della discussione sul bilancio -. Abbiamo verificato situazioni anomale di scarichi lungo i torrenti che andranno corrette con un intervento del Garda Uno, casa per casa, e per ultimo la zona del villaggio San Giuseppe, che è a fognatura mista e scarica direttamente sull’asta di via Garibaldi, creando problemi di versamenti a lago. Uno studio dell’Ato provinciale afferma che la situazione generale è molto confortante per quanto riguarda la copertura del territorio (siamo a livello di circa l’85-90%). Negli ultimi tre anni sono stati realizzati numerosi tronchi. Cito a memoria: ex Soliani, via Nazario Sauro e traverse varie, la Valle, le Rive, il tratto che dal ponte del Brezzo va verso via Bertoni allacciando diverse utenze che scaricavano direttamente nel rio, la fognatura Versine-Zette, eccetera In tempi brevissimi partirà l’intervento di viale Landi». Dalla porta del Carmine, sulla direttrice per Barbarano. «La rete – spiegano i tecnici – è carente per quanto riguarda alcune situazioni particolari, con scarichi misti nel golfo. Come in viale Landi, dove ci sono pure fosse perdenti. Bisogna creare un collettore a gravità, con attraversamenti della sede stradale, onde fare confluire gli allacci delle proprietà sottostanti». In ripetute circostanze il consiglio comunale di Salò ha discusso di fognature e di Garda Uno, il consorzio costituito dalle varie località della sponda rivierasca del lago per il disinquinamento delle acque, la raccolta dei rifiuti urbani, la gestione delle reti (inclusi gli acquedotti), la pulizia delle spiagge, eccetera. E le polemiche sono all’ordine del giorno. «Dal Garda Uno – protesta Gianluigi Pezzali, della Fiamma Tricolore – aspettavamo relazioni e programmi che non sono mai arrivati. Giungono invece solo aumenti di tariffe. Il consorzio lo abbiamo creato noi, Gardone Riviera, Toscolano Maderno e gli altri comuni della sponda bresciana. Adesso sta diventando qualcosa di avulso dalla nostra realtà. Recentemente ho presentato domanda per effettuare un semplice allacciamento, e sono rimasto sconvolto dal tipo (assurdo) di burocraticismo». «C’era una convenzione che impegnava il Garda Uno a portare annualmente il bilancio consuntivo di quello che fa per conto nostro, e anche il progetto delle opere programmate – afferma Renato Cobelli, della Margherita-. Invece io non ho visto nulla. Qua sta per scoppiare la guerra degli acquedotti. Alle spalle ci sono i servizi municipalizzati di Brescia, che hanno già comperato un sacco di utenze elettriche sul lago e dintorni. E adesso vengono a prenderci l’acqua e un consorzio il cui patrimonio viene da lontano. Se abbiamo gli attributi, dobbiamo tirarli fuori. Altro che trovare i posti (e lo stipendio mensile) per tutti i trombati! Assurdo che, recentemente, il consorzio abbia generato due società: una spa e una srl, ciascuna con undici consiglieri di amministrazione (decisione poi cassata). Mandiamo della gente in gamba, se vogliamo difendere gli interessi locali. Se va avanti così, il Garda Uno rischia di essere fagocitato. Io ho scritto al presidente della Comunità montana parco, al Prefetto per denunciare una situazione insostenibile». Il diessino Vincenzo Zambelli: «Per quanto riguarda il ciclo integrato delle acque, io sono molto preoccupato. Manca una strategia aziendale. Dovremmo almeno prendere posizione sulla questione della piattaforma ecologica, per non restare senza». La risposta dell’assessore Nicola Scotti è stata la seguente: «Una legge regionale del 1 dicembre stabilisce che la separazione delle reti non debba comportare per forza due soggetti: il proprietario può anche essere gestore. Al Garda Uno avevamo affidato i servizi proprio per evitare la possibilità che li incamerassero enti bresciani di grosso calibro». Adesso i rimbrotti sono stati accolti: non ci sarà la pletora di 22consiglieri, ma la polemica non finisce qui.

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