Nelle prossime ore sul tavolo dei vertici della Catullo, titolare fino ad oggi dell’aeroporto di Montichiari, arriverà una lettera che dice grosso modo così: «Siamo disposti a comprare la totalità o la larghissima maggioranza della D’Annunzio Spa. Chiediamo che ci sia indicato il prezzo delle azioni. Vogliamo ottenere anche la concessione globale, diretta, e autonoma dello scalo bresciano, presupposto necessario per gestirlo in modo indipendente». Firmato Franco Tamburini, presidente di Abem; Franco Bettoni, presidente della Camera di commercio; Alberto Cavalli, presidente della Provincia e Adriano Paroli, sindaco di Brescia.LA CORDATA. La conferma ufficiale alle voci che circolavano negli scorsi giorni, anticipate sull’edizione di lunedì scorso di Bresciaoggi, è arrivata. Le istituzioni bresciane e i privati hanno costituito una cordata per acquistare l’aeroporto D’Annunzio. Per la prima volta tutto il sistema territoriale fa quadrato. Ieri l’annuncio è stato dato in una conferenza stampa, preceduta in contemporanea da una riunione della giunta camerale, da una conferenza dei capigruppo in Loggia e da un incontro delle commissioni congiunte Bilancio e Trasporti del Broletto. «È una novità storica — spiega Cavalli, affiancato dal vice Aristide Peli — perché su questo tema ci sono sempre state divisioni». Anche Bettoni ricorda che nel 1997, quando l’aeroporto nacque, «mancava un piede al tavolo (cioè la Loggia) e ora questa nuova sinergia è in grado di dare un segnale importante alle associazioni di categoria e ai 120 mila imprenditori bresciani». Insomma, aggiunge Paroli affiancato dal vice fabio rolfi, «oggi il sistema Brescia c’è e batte un colpo».DA VERONA. Ma come risponderà, la Catullo, a questa chiamata? «Se siamo arrivati qui, è perché siamo convinti — annuncia il presidente della Provincia — che la nostra richiesta sarà accolta. Oggi questa iniziativa è più forte, in parte per il parere della Regione, in parte per l’esito positivo del ricorso che Abem ha avanzato al Tar».Da fonti veronesi si apprende che l’intenzione di cedere il D’Annunzio è concreta. E la cordata bresciana si è mossa per tempo, se è vero che da qualche settimana sono in corso contatti tra Abem e quelli che fino ad oggi erano i suoi concorrenti. La ragione è soprattutto economica: la situazione finanziaria della Catullo non è delle più rosee. Il presidente Fabio Bortolazzi ha lanciato di recente un aumento di capitale di 40 milioni per sostenere i piani di sviluppo infrastrutturali. Alle perdite del D’Annunzio, che dal 2002 ha totalizzato un passivo di oltre 30 milioni, si sono affiancate ultimamente quelle dell’aeroporto veronese. Cedere almeno Montichiari sembra dunque quasi d’obbligo. Ma a quali condizioni la partita andrà in porto, è ancora da stabilire.LE RISORSE. Primo: quanto denaro la cordata è disposta a mettere in campo? E con quali modalità? Su questo punto viene mantenuta ancora la riserva in attesa di un’offerta da parte veronese. «Siamo pronti a spendere quel che serve», assicura Bettoni. I protagonisti della vicenda non si sbilanciano. La disponibilità economica attuale tra privati e istituzioni è di circa 30 — 40 milioni di euro. Ma secondo le indiscrezioni la partita varrebbe ben di più tra i 60 e i 100 milioni, a cui se ne aggiungerebbero almeno altri 25 — 30 per l’operazione di rilancio. Il Broletto, socio del Catullo — e il presidente Cavalli non dà ancora lumi in merito — dovrà chiarire anche la sua posizione: restare insieme nella società bresciana e in quella veronese, oppure lasciare la seconda?I NODI. Nemmeno quale contenitore sostituirà la D’Annunzio è ancora chiaro. Ma è certo che «Abem sarà lo strumento tecnico con cui portare a termine il progetto», precisa il sindaco di Brescia. Secondo Tamburini la sua società «non cambia strategia, è aperta alle istituzioni e ai privati che credono in questo business». oggi è ancora più forte, non solo perché è appoggiata da tutta la politica ma anche perché ha vinto un ricorso. Ma soprattutto perché «ha la capacità di attirare su di sè fondi». Basta pensare al «Banco di Brescia e alle 13 Bcc che hanno formalmente dato disponibilità ad unirsi a noi». Il denaro non manca.Non basta tuttavia pensare alvalore effettivo dell’aeroporto, la partita si gioca su diversi fronti. Innanzitutto, il «costo» della concessione, che — come ribadisce Tamburini — è oggi come in passato la «condicio sine qua non». Per semplificare il compito del ministro, chiamato a mettere una firma sul decreto, Brescia e Verona potrebbero decidere di accordarsi: ma a quale prezzo? Secondo poi, è da capire chi coprirà le perdite che ormai da tempo l’aeroporto bresciano sta generando. Infine, la società veronese potrebbe scegliere non di cedere tutto, ma di mantenere una parte delle quote nello scalo bresciano, anche se — incalza Paroli — il D’Annunzio «collaborerà con Verona e Bergamo, ma in autonomia». Trovare un punto di equilibrio non sembra poi così semplice.
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