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Zero barriere

Mercoledì 25 giugno, a partire dalle ore 18 presso il bar “Zero45” in via Mameli a Bardolino, si svolgerà una manifestazione di sensibilizzazione sul tema delle disabilità. A presentare la serata Niki Leonetti, un ragazzo affetto da disabilità dalla nascita, promotore dell’iniziativa: “Si può fare: perché no?”

Nel corso dell’appuntamento i partecipanti vivranno un momento di “gioco” nel quale verranno create, in maniera artificiale, delle disabilità temporanee. Lo scopo è portare i giovani a riflettere sull’importanza di capire la diversità e a comprendere le difficoltà di convivenza con problematiche fisiche. L’intento è quello d’affrontare una tematica così importante con leggerezza, ma senza superficialità, utilizzando una location solitamente adibita allo svago.

Elena Avanzini, assessore al Sociale Comune di Bardolino

“Sono queste le iniziative che vanno sostenute dall’assessorato al sociale e non solo per motivi legati alla sensibilizzazione . Le barriere possono essere di due tipi: architettoniche e mentali. Le prime si possono abbattere con il lavoro e un’attenta pianificazione, le seconde vanno combattute con una battaglia culturale che ha bisogno di simili appuntamenti per superare i limiti e le barriere mentali prodotte dalla quotidianità”.

Fabio Sala, assessore alle Politiche Giovanili

“Con estremo piacere il Comune aderisce all’iniziativa promossa dalle associazioni “Qualunque” di Bardolino e  “LiberaMente” di Cavaion Veronese. In particolare mi preme ringraziare Myriam Ortombina del bar “Zero45” che si è dimostrata particolarmente sensibile a questa tematica. Un grazie speciale a Niki Leonetti, per la sua opera costante di sensibilizzazione sui problemi collegati alla disabilità”.

Niki Leonetti

“Insieme agli amici abbiamo pensato di portare la tematica della disabilità fuori dal mondo della scuola o dalle sedi istituzionali. Abbiamo cercato e trovato, grazie alla collaborazione con il bar “Zero45” un luogo d’aggregazione tipicamente giovanile. A loro a i nostri coetanei normodotati vogliamo far capire che in primo piano c’è la persona mentre l’handicap deve passare sempre  in secondo piano”.

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