giovedì, Aprile 25, 2024
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Oggi alla Lugana la manifestazione degli appassionati di immersioni. Accuse ai motoscafisti: «Ogni volta si corre il rischio di essere investiti»

I sub protestano: «Non c’è sicurezza»

Il simbolo della protesta è una boa colorata con bandiera rossa e striscia diagonale bianca: segnala la presenza di un subacqueo («uomo immerso»), da cui per legge i motoscafi dovrebbero tenersi ad almeno cento metri di distanza. Dovrebbero, ma invece la norma viene regolarmente ignorata: capita quasi ad ogni immersione che il sub si veda sfrecciare barche a pochi metri. Tutte le volte è uno spavento, e si sfiora davvero la tragedia. Come quella che due anni fa a Sirmione costò la vita allo sfortunato Luciano Boselli, investito durante un’immersione con boa e barca d’appoggio. C’è già «scappato il morto», insomma. Ma il rischio rimane quotidiano. Per questo stamattina alle 9.30, alla spiaggia di Santa Maria di Lugana, decine di sub (forse più di cento) si immergeranno con le loro boe per rilanciare la propria legittima esigenza di sicurezza. I subacquei non chiedono la luna. Chiedono rispetto per le leggi e per la vita umana. «Vogliamo far sapere a tutti che la nostra boa segnala la presenza di un cristiano sott’acqua: chi va in barca deve tenere gli occhi aperti e rispettare la distanza. Tutto qui». La manifestazione è una «prima» assoluta: a memoria di cronista non c’era mai stato sul lago di Garda un sit-in di protesta organizzato dai subacquei. Partecipano associazioni bresciane e veronesi, con la «benedizione» delle sezioni Fipsas delle due provincie. Ma non è la prima volta, specie dopo la tragica morte di Luciano Boselli, che il problema della sicurezza durante le immersioni viene preso di petto nel Bresciano. In particolare, va dato merito alla Provincia di Brescia, attraverso l’assessorato allo sport, di essere stata lo scorso anno la prima amministrazione provinciale in Italia a promuovere (insieme alla Fipsas e ai club subacquei bresciani) una campagna di sensibilizzazione, con manifesti e volantini, per il rispetto delle distanze dalla boa «segnasub». «Qualche risultato si è visto – dicono i promotori della manifestazione di stamattina -. Ma bisogna ripetere il messaggio, cercare di raggiungere più persone. Perchè ci sono due categorie di motoscafisti: quelli che non conoscono le norme, e quelli che pur conoscendole se ne infischiano. I più pericolosi sono i diportisti della domenica, che magari noleggiano un motoscafo e sfrecciano senza sapere niente delle norme della navigazione: vedono le nostre boe, ma non sanno che cosa rappresentino. Poi ci sono gli altri, che planano a 30 nodi e guardano il paesaggio invece di guardare avanti, dimenticando che in acqua potrebbe esserci una persona indifesa».

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