Omaggio a Dante, cantore delle terre del Grana Padano

Il Consorzio di Tutela partecipa alla celebrazione del Sommo Poeta nel Dantedì

Di Redazione

“Suso in Italia bel­la giace un laco / a piè de l’Alpe che ser­ra Lam­agna / sovra Tiral­li, c’ha nome Bena­co”: così nel ven­tes­i­mo can­to dell’Inferno Dante Alighieri descrive il Lago di Gar­da, per con­giunger­lo, pochi ver­si dopo, al cuore del­la pia­nu­ra: “Tosto che l’acqua a cor­rer mette co,/non più Bena­co, ma Men­cio si chiama/ fino a Gov­er­nol, dove cade in Po”.

Cel­e­bran­do il loro cuore d’acqua, il Som­mo Poeta dunque can­tò quelle terre che esule lo accolsero e dove, alla sua epoca, da oltre un sec­o­lo con­ta­di­ni e nobili por­ta­vano sulle tav­ole povere e ric­che il “for­mai de grana”, inven­ta­to dai monaci benedet­ti all’Abbazia di Chiar­avalle nel 1135, e che oggi è il Grana Padano, il for­mag­gio DOP più con­suma­to nel mon­do con oltre 5,2 mil­ioni di forme prodotte. È una sto­ria comune, dunque, che il Con­sorzio Tutela Grana Padano rie­vo­ca e cel­e­bra nel Dant­edì, il 25 mar­zo, scel­to a sette sec­oli dal­la scom­parsa di Dante per ren­der­gli omag­gio nel giorno in cui lui fece iniziare il viag­gio del­la Div­ina Com­me­dia nel 1300.

Siamo tut­ti suoi deb­itorispie­ga Ste­fano Berni, Diret­tore Gen­erale del Con­sorzio Tutela Grana PadanoHa plas­ma­to la nos­tra lin­gua, il pri­mo seg­no di iden­tità di una comu­nità, che solo sei sec­oli più tar­di sarebbe diven­ta­ta nazionale. Nel viag­gio scan­di­to dal­la cul­tura reli­giosa del suo tem­po dà nomi e volti a idee, con­vinzioni, dog­mi e super­stizioni, met­ten­do insieme vicende e sto­rie che da sette sec­oli sono anco­ra rifer­i­men­to attra­ver­so i suoi ver­si in tante rif­les­sioni sul nos­tro tem­po. E l’ultimo ver­so del­la Div­ina Com­me­dia – “E quin­di uscim­mo a rived­er le stelle” -, nell’Italia e nel mon­do di oggi alle prese che una delle più gran­di tragedie che le ultime gen­er­azioni ricordi­no, è più di una sper­an­za e risuona come un impeg­no. Cel­e­brare Dante sig­nifi­ca dunque ritrovare le nos­tre radi­ci e colti­var­le, con orgoglio e con­vinzione, dimostran­docene fieri e deg­ni nel nos­tro lavoro”.

A fine estate, in occa­sione dell’anniversario del­la morte che risale al 13 set­tem­bre 1321, il patrocin­erà le inizia­tive cel­e­bra­tive nell’ambito del Fes­ti­valet­ter­atu­ra di Man­to­va. “Pun­ti­amo a val­oriz­zazione il legame tra il suo cap­ola­voro ed un bene del­la cul­tura ali­menta­re e sociale, entram­bi nati tra le Alpi e gli Appen­ni­ni e lun­go il Po – spie­ga il diret­tore gen­erale del Con­sorzio -, e divenu­ti plan­e­tari”. Dal Mon­vi­so al Mare Adri­ati­co, attra­ver­so ter­ri­tori oggi di Piemonte, Lom­bar­dia, Trenti­no, Vene­to ed Emil­ia Romagna, Dante rac­con­ta il suo tem­po, le cit­tà e le gen­ti che lo ospi­tarono, esule per le sue idee, in un vagare inqui­eto. “Invi­ti­amo a riflet­tere su quell’accoglienza, che già allo­ra era nel­la sen­si­bil­ità delle nos­tre comu­nitàcon­clude Berni – e a cer­care i seg­nali di uno spir­i­to che ren­dono Dante eter­no ed anco­ra attuale”.

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