sabato, Aprile 27, 2024
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Allarme maltempo. L’osservatorio di Desenzano denuncia una situazione paradossale Ma la postazione radar è sguarnita: manca il personale

«La grandine? Era prevedibile»

Non è vero che il territorio bresciano sia indifeso contro la grandine. A Desenzano c’è da quattro anni un radar perfettamente funzionante, in grado di rilevare le nubi grandinigene in arrivo dall’ampio settore tra il Brennero e l’Appennino, tra Novara e Venezia. Lo strumento c’è, ma è come se non ci fosse: per mancanza di personale (e di soldi) la postazione è rimasta sguarnita. Così nessuno ha potuto dare l’allarme quando, la notte del 4 agosto, la catastrofe si è abbattuta sul Bresciano. Si poteva almeno salvare il salvabile, stendere le reti sui campi, mettere le auto in garage. Ma la «sentinella» era muta, un occhio senza voce. Accanto alla macchina non c’era un uomo, e il disastro ha sorpreso tutti nel sonno. Il radar. E’ uno Sperry Marine Mk 10 di fabbricazione americana in dotazione all’Istituto di Geofisica e Bioclimatologia sperimentale, che ha sede nella torre Specola del castello di Desenzano. «Con questo strumento – spiega il professor Gianfranco Bertazzi, docente di fisica terrestre all’Università Cattolica di Brescia – la grandinata del 4 agosto poteva essere prevista con almeno tre ore di anticipo. Il nostro radar può rilevare nubi che contengono acqua nei suoi stati liquido e solido utilizzando la banda X, corrispondente alla lunghezza d’onda di 3 cm. con la frequenza di 10 mila Mhz. In funzione dell’intensità delle immagini sullo schermo è possibile capire se si è in presenza di masse grandinigene, valutarne direzione e velocità. Fino a poter dare, all’occorrenza, l’allarme alle autorità. Purchè ci sia qualcuno». La sentinella muta. Gran bel radar, quello di Desenzano. E non è l’unico strumento in dotazione all’osservatorio di Desenzano. Sono attivi i collegamenti h24 con l’Istituto oceanografico di Amburgo, i satelliti polari e Meteosat. Sul tetto, sensori elettronici rilevano un menù completo di dati atmosferici. Tutto, però, è senza personale: c’è solo il professor Bertazzi che se ne occupa quando può e vi tiene stages per laureandi in fisica (12 le tesi di laurea prodotte con gli strumenti di Desenzano). Intanto, si aspetta che si sblocchino le convenzioni e i finanziamenti in Provincia e in Regione. L’attesa dura da 4 anni. I fondi. L’Istituto di Geofisica è un’associazione di Enti pubblici: aderiscono i Comuni di Desenzano, Pozzolengo, Toscolano Maderno e Sirmione oltre all’Azienda consorzio Garda Uno. Con i loro contributi (e con le donazioni dell’ingegner Roberto Spreafico) si è provveduto alle strumentazioni e alla sede. Ora serve la gente che lavori. «Con altri 450 milioni di vecchie lire, potremmo mettere in funzione un centro stabile e professionale – spiega Orlando Farinelli, ex assessore di An a Desenzano e presidente dell’Istituto -. E’ impensabile affidarsi solo a studenti e volontari: servono due tecnici stipendiati, che insieme a Bertazzi e ai suoi studenti garantirebbero una copertura. Finalmente è alla firma la convenzione con la Provincia, che ha fondi disponibili. Anche la Regione ha espresso disponibilità, ma il tempo stringe ed è giunto il momento di venire al sodo. Tirando le somme. Non v’è dubbio che la grandinata del 4 agosto abbia lasciato il segno nel Bresciano: 105 milioni di euro di danni a privati, aziende e municipi, più altri 27 milioni di euro per l’agricoltura. Colpiti 217 mila ulivi, bombardati 400 ettari di vigneti, raccolti distrutti tra il 50 e il 90%. Si poteva evitare? «E’ stata una violenta commozione atmosferica, che in ogni caso avrebbe prodotto disastri – ammettono all’istituto di Desenzano -. Ma se avessimo dato l’allarme tre ore prima, gli agricoltori avrebbero potuto stendere le reti antigrandine sui campi, chiudere le serre, mettere al riparo i macchinari. Anche i privati potevano mettere l’auto in garage, chiudere le tapparelle, eccetera. Si poteva, insomma, salvare il salvabile».

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