venerdì, Aprile 19, 2024
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I rappresentanti dell’alto lago chiedono di entrare nella gestione della struttura sanitaria. Intanto l’attività rischia la paralisi per la riduzione del personale

Quote d’ospedale ai sindaci

I sindaci dell’alto Garda scendono in campo a tutela dell’ospedale di Malcesine e chiedono di poter «entrare con una quota» nella gestione della struttura sanitaria. All’indomani della riunione pre-natalizia organizzata dall’Aidm, l’Associazione dei disabili motori guidata da Roberto Bassi, alla quale era intervenuto anche il direttore generale della Ulss 22, Renato Piccoli, i sindaci scendono compatti in campo e precisano la loro posizione sull’unico ospedale pubblico dell’alto lago veronese. Dalla riunione dell’Aidm non erano emerse grandi novità sul futuro dell’ospedale se non per quanto riguarda il bando per l’assegnazione della gestione della struttura sanitaria, di cui Piccoli ha promesso «l’emanazione entro la metà di gennaio», e pure relativamente all’attivazione della convenzione con l’Università di Verona, per un delicato servizio di consulenza di neurolofisiologia, dedicato ai pazienti affetti dalla post-poliomielite. Nulla di confortante era però arrivato per la sostituzione del personale medico licenziatosi o trasferitosi in questi mesi (sono rimasti solo quattro dei dieci ortopedici che lavoravano a Malcesine, e Piccoli ha precisato che non saranno aumentati «visto che sono previsti 10 letti per interventi ortopedici di day hospital e day surgery», ndr) né, tantomeno, notizie confortanti sono arrivate circa il progetto di ristrutturazione dell’intero complesso, previsto dalle delibere regionali ma limitato invecde ad uno solo dei due padiglioni, secondo il progetto fatto redigere dalla Ulss 22. Infine, picche anche sulla richiesta dell’Aidm di ripristino di tutte le attività presenti nell’ospedale prima della delibera della giunta regionale di novembre 2002 (quella che ne decretava la progressiva chiusura, ndr) successivamente bocciata in toto dal Tar Veneto. Durante la riunione di Malcesine aveva preso la parola il sindaco di Brenzone, Giacomo Simonelli, che aveva proposto il coinvolgimento dei comuni dell’alto lago nella gestione dell’ospedale. A pochi giorni da quella pubblica assemblea, il primo cittadino è tornato ufficialmente sull’argomento per precisare meglio la proposta. Ma non lo ha fatto da solo. Attorno ad un tavolo infatti ha riunito anche il sindaco di Malcesine, Giuseppe Lombardi, accompagnato dall’assessore ai servizi sociali, Livio Concini, il sindaco di Torri, Giorgio Passionelli e, in collegamento telefonico, il sindaco di San Zeno di Montagna, Adriano Peretti, non intervenuto personalmente per un contrattempo. «Quanto previsto per l’ospedale di Malcesine», ha attaccato Giacomo Simonelli, «non ci basta, né ci sta bene. Il territorio resterà sguarnito dal punto di vista sanitario, specie nell’ambito delle urgenze, con il venire meno di un vero pronto soccorso». «La presenza della chirurgia ortopedica», gli ha fatto eco Livio Concini, «finora garantisce inoltre la presenza costante dell’anestesista, e questo dà affidabilità e sicurezza alla struttura. I dieci posti di day hospital o day surgery invece, con cui peraltro sarà impossibile eseguire 2000 interventi annui, dato che a Malcesine si facevano 2200 interventi nel 2002, di cui 700 in day hospital ma col personale ortopedico al completo, non garantiranno più la presenza dell’anestesista come oggi avviene». «La viabilità e la sistemazione dei nostri paesi», ha aggiunto il sindaco di Torri, Giorgio Passionelli, «è tale che, tolto Malcesine, i cittadini debbano arrivare a Rovereto, in Trentino, o a Peschiera o Bussolengo per trovare un vero ospedale per acuti. E questo, durante la stagione turistica, è impensabile ed avrà ripercussioni negative anche sul turismo delle nostre zone, che inevitabilmente cambierà meta, senza una struttura sanitaria di riferimento». A questo punto, ecco la proposta dei tre sindaci, condivisa pienamente anche da Adriano Peretti, sindaco di San Zeno:«Per rendere appetibile, per un privato, la gestione dell’ospedale, il 49 per cento delle quote non dà sufficienti garanzie. I quattro Comuni dell’alto lago quindi si propongono per acquisire lo 0.5 per cento ciascuno per un totale del 2 per cento che, sommato al 49 per cento che resterà nelle mani della Regione attraverso l’Ulss, garantirà ai cittadini da un lato che l’ospedale resterà pubblico e, dall’altro, garantirà anche al privato adeguata libertà d’azione e di investimento. Insomma, noi siamo disponibili a questa operazione, che consideriamo l’unico modo per avere voce in capitolo rispetto alla tutela della salute pubblica nei nostri territori». «Anche se sappiamo già la legge regionale non prevede finora questa possibilità», ha concluso Passionelli, «la giunta regionale è sovrana, e si può proporre una deroga alla leggo o, al limite, di farla cambiare dal consiglio regionale». «L’importante comunque»,- ha ribadito a più riprese il sindaco di Malcesine «è che il direttore Piccoli rispetti i tempi, emani ed assegni il bando di gestione. Altrimenti si rischia la ulteriore paralisi per molti mesi, visto che gli attuali organismi del governo regionale sono in scadenza di mandato». Aspettare potrebbe nuocere all’ospedale di Malcesine. Altro personale potrebbe decidere di andarsene, con ulteriore aggravio della situazione.

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