giovedì, Aprile 25, 2024
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Le ricerche archeologiche di Comune, museo Rambotti e Università

Scavi al Lavagnonealla ricerca di cibo

Lavagnone, il sito archeologico più importante del territorio desenzanese, svela nuovi indizi sugli antenati del basso Garda. Il Comune e il museo archeologico Rambotti hanno varato un nuovo progetto che coinvolgerà l’area del Lavagnone. «Agricoltura e palafitte nell’età del bronzo nel basso Garda. Dallo studio archeobotanico dell’abitato alla musealizzazione» questo il titolo della nuova campagna che cercherà di delineare un quadro sugli effetti delle coltivazioni e della presenza dell’uomo sull’ambiente. Sarà così possibile scoprire che cosa coltivavano e che cosa mangiavano gli antenati del basso Garda migliaia di anni fa.I LAVORI, realizzati in collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia, partiranno il 23 giugno e termineranno ai primi di agosto. Il progetto è stato redatto dalla conservatrice del museo Claudia Mangani e dal coordinatore scientifico del progetto Cesare Ravazzi del Cnr di Dalmine, per un investimento complessivo di circa 29 mila euro.Il Lavagnone è da sempre una miniera di informazioni sul passato; grazie allo studio dei pollini fossili si è stabilito che la fase di insediamento del primo villaggio provocò una profonda trasformazione del paesaggio per la creazione di nuovi pascoli, fino a causare la distruzione della metà del bosco. Con questo progetto sarà possibile reperire ulteriori informazioni, rivolgendosi anche allo studio delle abitudini alimentari degli antenati gardesani.La prima campagna di scavi al Lavagnone iniziò alla fine degli anni Settanta. Da allora sono stati portati alla luce reperti di grande suggestione: materiali di uso domestico, un giogo in legno, l’impianto di una palafitta e un aratro, unico esemplare esistente al mondo di tale attrezzo risalente all’età del Bronzo.L’ importanza di questa area lacustre deriva dal fatto che, una volta bonificata, venne occupata per mille anni e che quindi, nel limo della palude, sono conservati reperti di eccezionale valore.IL MUSEO CIVICO archeologico di Desenzano, dedicato a Giovanni Rambotti, raccoglie i manufatti preistorici rinvenuti fino ad ora al Lavagnone e documenta in questo modo lo sviluppo e il popolamento dell’area gardesana dal Paleolitico all’età del Bronzo, con approfondimenti sui singoli temi. «Con questa nuova iniziativa – spiega l’assessore alla Cultura Emanuele Giustacchini – gli spazi espositivi del museo verranno ulteriormente ampliati, in modo tale da valorizzare al meglio i reperto rinvenuti. Il nostro obiettivo è inoltre quello di recuperare la preziosa collezione di Giovanni Rambotti, ora custodita al museo Pigorini di Roma. In questo modo il museo diventerà una punta di diamante per la nostra città».

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