sabato, Aprile 20, 2024
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Il piano per riportare a galla il relitto prevede tre tappe: reportage con foto; pubblicazione di un libro per raccogliere fondi; recupero vero e proprio.
Domani si immergono per fotografare la barca che dal ’32 giace a cento metri di profondità davant

Sub al lavoro per recuperare Diana

Diana per due giorni non più dea della Caccia ma sirena del Garda, attorniata da telecamere, flash e fotografi. Naturalmente stiamo parlando della «Diana» ormai famosissima imbarcazione in ferro e acciaio affondata nel 1932 nelle acque dinanzi a Castelletto di Brenzone.Domani e domenica, se il tempo sarà clemente, subacquei, fotografi e cineoperatori lavoreranno insieme attorno a quello che è tutt’altro che un relitto, piazzato a oltre 100 metri di profondità.Nei mesi scorsi il sindaco di Brenzone, assieme all’assessore alla cultura Dina Veronesi, aveva concordato un piano di recupero in tre fasi con i subacquei che l’avevano scoperta, e che oggi sono i promotori del tentativo di recupero del natante.La «fase fotografica» serve per capire in quali condizioni sia il relitto, a oltre 76 anni dal suo affondamento, ed è la prima delle tre previste oltre alla realizzazione di un libro con raccolta di fondi e, infine, al recupero vero e proprio.In base a cosa verrà visto si ipotizzeranno anche le soluzioni tecniche e si avrà una stima dei costi per portare via dal fondo del Garda la «Diana».Di recente anche il sindaco di Verona Flavio Tosi, originario di Brenzone, si è interessato alla imbarcazione. E infatti, nella giornata di domani, farà un sopralluogo assieme a Simonelli e al subacqueo Gianni Calafà. Non è da escludere un interessamento o una collaborazione, da parte del Comune di Verona, a questa che si presenta come una vera e propria sfida, oltre che una impresa.Calafà è il subacqueo di Castelletto che, con Lorenzo Parisi, nel collaborare con Angelo Modina, proprietario di Rov, un robot filoguidato pilotato dal figlio Daniel, fu tra i primi a scoprire la «Diana» durante una campagna di ricerche biologiche. Era il 15 maggio del 2003. La bassa temperatura dell’acqua, circa 7 gradi centigradi, e l’oscurità hanno protetto e conservato lo scafo in tutti questi anni.Con le immagini realizzate dal Rov Angelo Modina, dello Studio Vrm di Maderno, ha già realizzato un filmato con interviste al palombaro che aveva avvistato la «Diana» negli anni ’60 e al figlio di un membro dell’equipaggio.Il Dvd, realizzato grazie al patrocinio del Comune di Brenzone, è stato trasmesso da diverse televisioni: Rai Uno, Rai Tre e Rai International, oltre che da canali tematici di Sky e da Canale Italia, Teletutto, Telenord Brescia.Della faccenda si è interessato anche il ministero per i beni e le attività culturali del Veneto, prima con il dottor Luigi Fozzati, e oggi coi colleghi Umberto Spigo e Brunella Bruno, della Sovrintendenza di Verona. L’imbarcazione verrà presto dichiarata di interesse archeologico nazionale in modo da avere l’opportunità di attirare fondi indispensabili per recuperarla e restaurarla.A Castelletto arriverà per la «Diana» il fotografo subacqueo genovese Lorenzo Del Veneziano, autore di servizi speciali tra cui quello sulla Andrea Doria, la spedizione nel Mar Rosso sulla «Yolanda» e l’ultima, in Venezuela, sul transatlantico italiano «Bianca Costa».«L’eccezionalità dell’immersione», hanno commentato Modina e Calafà, «consiste nel fatto che, scendere a quella profondità e con queste condizioni, è un lavoro da veri professionisti. Serve molta tecnica ed esperienza: solo pochi sono in grado farlo».Dopo 76 anni insomma, per la prima volta un uomo scenderà nel buio profondo e nel gelo del Garda, e potrà accarezzare lo scafo della «Diana».

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