sabato, Aprile 27, 2024
HomeAttualitàUn’oasi naturale sul Trimellone
Interessante iniziativa sull’isola di proprietà dei militari fino al 1960 e bonificata da 30.000 ordigni in maggio.
Lucertole e gamberi d’acqua dolce ma anche «nido» per cigni e germani

Un’oasi naturale sul Trimellone

L’Isola Trimellone – situata a breve distanza dalla sponda veronese dell’alto Garda tra i Comuni di Brenzone e Malcesine e la seconda per estensione del Garda, dopo l’Isola Borghese – diventerà un’area naturalistica. Il progetto sta per essere realizzato grazie al Comune di Brenzone con la partecipazione della Regione Veneto e del Dipartimento della Protezione Civile.L’opera di bonifica dei residui bellici – oltre 30.000 ordigni per un costo di circa un milione e duecentosessanta mila euro – è stata ultimata il 18 maggio scorso da parte degli specialisti militari. L’isola, infatti, rimase di proprietà del Demanio Militare sino al giugno 1960, anno in cui venne ceduta al Comune di Brenzone; fu militarizzata nel 1909 e nel Forte Trimellone furono ricavati i depositi per gli esplosivi.Ultimate le operazioni di recupero degli ordigni in superficie e nei fondali i 4.900 metri quadrati dell’isola (lunga circa ducento metri e larga una trentina) diventeranno un’area naturalistica protetta aperta a un turismo sostenibile, probabilmente già dal prossimo anno. É infatti previsto un utilizzo di tipo naturalistico e scientifico, con la possibilità di apprezzare la presenza di specie uniche o rare nell’habitat gardesano quali le lucertole «del Trimellone» e il gambero d’acqua dolce.Inoltre esperti, appassionati e scolaresche potranno assistere alla nidificazione di gabbiani, cigni e del germano reale che da decenni hanno fatto dell’isola la loro dimora abituale. Saranno anche valorizzate le testimonianze della presenza dell’uomo fin dall’antichità, strutture ancora oggi ben visibili soprattutto in riferimento agli ultimi centocinquant’anni.Leggendario il nome dell’isolotto: gli dei avrebbero concesso a due gemelli, figli del Baldo (ormai talmente vecchi da essere chiamati Tremuloni), di morire assieme, trasformandoli poi nello scoglio Trimellone. Della leggenda vi è anche una variante secondo la quale i due fratelli sarebbero stati trasformati in due distinte isole: Trimellone e Olivo.Il salodiano Silvan Cattaneo tramandò nel Cinquecento che nell’isola, coperta di prato verde e di ulivi, vide «alcuni fondamenti e volte che ivi già solea essere un fortissimo castello, ma che i tedeschi, quando innondarono la povera Italia, abbrugiato prima e lo posero in terra», vale a dire lo abbatterono. Probabilmente, come ricordò lo storico Giuseppe Crosatti, ciò avvenne nel 1158, in occasione della seconda discesa in Italia di Federico Barbarossa.Un castello fortificato esistette anche successivamente e, secondo alcuni storici, sarebbe stato la residenza del Capitano del Lago nel XVI secolo. Infatti, nel 1879 Gian Battista Simeoni, nella guida generale del lago di Garda, testimoniò che «vi sussiste un avanzo di torre diroccata con qualche stemma scaligero».Ricognizioni compiute da archeologi nel febbraio del 1910 rilevarono tracce di un muro di riparo dalle onde sia sul lato di levante che su quello di ponente; mentre sul cocuzzolo centrale osservarono resti di un edificio di tre piani con muri molto spessi, propri di una rocca e nel terreno furono rinvenuti due scheletri, un frammento marmoreo d’età romana con la scritta «IUS SIBI», due monete venete di bronzo del Seicento e numerosi frammenti di ceramica, tutti materiali confluiti nel Museo Civico di Verona.Un mese prima di quello stesso 1910, in gennaio, il Demanio Militare si era impossessato dell’isola, espropriata l’anno precedente al legittimo proprietario, don Livio dei principi Borghese di Roma. Divenne così un baluardo militare avanzato, dipendente dal Comando di Fortezza di Verona, in vista dell’ormai imminente prima guerra mondiale, protetto da possibili tiri nemici dalla piazzaforte di Riva. Vi furono dislocati un battaglione di milizia territoriale, due compagnie del 154° fanteria, due squadroni di cavalleria Aquila, un battaglione presidiario, un battaglione Guardie di Finanza, sette batterie da posizione, una batteria del 16° campale, una flottiglia con 17 piroscafi armati ed una squadriglia di idrovolanti con base a Desenzano.L’isola fu praticamente devastata dall’esplosione dei depositi di munizioni in una notte di ottobre del 1954. La terribile deflagrazione, avvenuta forse per autocombustione (ma qualcuno parlò anche di sabotaggio), fu seguita da scoppi e da bagliori che continuarono per tre giorni, scaraventando ovunque schegge metalliche e brandelli di cemento armato anche sulle abitazioni della sponda veronese.Nella relazione inviata dall’ allora assessore di Brenzone Davide Benedetti al capo dipartimento della Protezione civile nazionale Guido Bertolaso, si legge che già nel 1930 «l’impresa Cattelani, specializzata in recuperi di residuati bellici, ottenne dal Governo l’autorizzazione ad installare sull’isoletta un impianto di lavorazione di tali materiali. La ditta recuperava in ogni parte del lago proiettili, mine, armi ed esplosivi finiti in acqua durante le due guerre, ricavando materiali bellici per l’esercito e polveri esplosive destinate a essere riutilizzate da ditte di scavo».La quantità di materiale recuperato nella bonifica ultimata nel maggio scorso è notevole: come ricordano gli specialisti militari si tratta di «26.187 ordigni di ogni calibro, tipologia, caricamento, nazionalità e periodo storico, e 2.800 kg circa di materiale esplosivo sfuso».L’utilizzo bellico dell’Isola Trimellone provocò danni irreparabili alle testimonianze storiche: i ruderi del castello furono completamente abbattuti e la superficie interamente spianata causò la perdita di reperti antichi.

Articolo precedente
Articolo successivo
Articoli Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Dello stesso argomento

- Advertisment -

Ultime notizie

Ultimi Video