Se il livello del Garda ha raggiunto valori limite che ancora fatica a smaltire e se ha continuato a gonfiarsi fino a un metro e 74 centimetri sorpa lo zero idrometrico anche con lo sbarramento di Salionze che scaricava nel Mincio la portata massima di 190 metri cubi d’acqua al secondo, lo si deve a un insieme di cause complesso, alcune legate all’eccezionalità climatica verificatasi in novembre e altre alla delicata trama di equilibri e competenze che entrano in gioco per regolare uno dei più complicati sistemi idrici d’Europa. Le sorti del Garda, infatti, sono interconnesse con quelle di Adige e Po, i due principali fiumi italiani, con i tre laghi di Mantova, la cui regolazione è la più complessa d’Europa, e anche con l’idrovia Fissero Tartaro, il più importante tratto navigabile della Penisola. A monte, inoltre, il lago riceve acqua dal Sarca e dai suoi affluenti e da ben 11 impianti idroelettrici collegati con questo immissario, il più importante dei quali è il lago di Molveno che da solo regola un invaso di circa 150 milioni di metri cubi di acqua. Lo scolmatore Mori Torbole, che permette di scaricare l’Adige nel lago, è a sua volta la più grande galleria di scarico d’Italia. Influiscono poi sulla piena del lago, con portate non note e comunque marginali, anche infiltrazioni d’acqua sotterranee.
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Hanno competenza il Magistrato di Venezia e quello per il Po, le Province di Trento e Bolzano, il consorzio per il Mincio
Acqua alta? Colpa di troppi padroni
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