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Il vino del Garda conquista il mondo grazie al Groppello

Ambasciatore del Consorzio

A Villa Alba di Gardone Riviera si è svolta la settima edizione dell’Ambasciatore del Garda classico, organizzata dal Consorzio diretto da Diego Pasini. Il protagonista 2003 è stato un vitigno: il Groppello. A differenza degli anni scorsi, l’uva ha quindi preso il posto di onorevoli, letterati, coltivatori, dirigenti d’impresa e operatori economici. Il Groppello è ottenuto dall’omonima uva, considerata una rarità enologica in quanto coltivata solo in Valtenesi. È il vino più tipico della zona, un rosso delicato e di pronta beva, speziato con note fruttate, vellutato e piacevole, che si accompagna a primi saporiti, a piatti di carne di tutti i tipi e a formaggi di media stagionatura. Scegliendo i filari migliori, dopo un’attenta cernita e un invecchiamento di almeno due anni, si ottiene il «Riserva», prodotto più ricco, intensamente speziato, corposo, di ottimo spessore gustativo, sempre molto avvolgente ma dalla tannicità morbida, adatto al medio invecchiamento, da abbinare a piatti saporiti di carni rosse, al tipico spiedo bresciano, a molti secondi della cucina regionale lombarda. La serata è stata introdotta da un convegno, moderato da Egidio Bonomi. Angelo Peretti (veronese, bancario, che con il sito internet «I ghiottoni» e le numerose iniziative contribuisce a valorizzare il mondo enogastronomico), ha confessato di avere aperto una bottiglia del 1964, scoprendo un autentico nettare. «Le caratteristiche del Groppello – ha spiegato – stanno nella salinità e nel gusto di fragola, talvolta unito al sapore amarognolo della ciliegia. Poi c’è una nota di erba e arbusti e una selvaticità derivante dagli antichi vitigni». Peretti ha spaziato tra le balze della Valtenesi, ricordando come la zona sia formata da cerchi concentrici, che hanno il loro fulcro nella rocca di Manerba. Le varie fasce assorbono la luce e il calore del lago. Ne esce un prodotto tipico, con rese superiori ai 200 quintali per ettaro (ma è necessario ridurle, in modo da esaltare la qualità). Pier Luigi Villa, direttore del Consorzio e del Centro vitivinicolo bresciano, ha assicurato che il Groppello (fine, delicato) è antico, citato in alcune pergamene dell’anno Mille. Da accurate indagini, si è appurato che il biotipo «Mocasina» e il «Santo Stefano» sono identici, caratterizzati dal fatto di avere una peluria farinosa all’apice del germoglio, quindi conosciuti come il «Maol del muliner». Poi c’è il «Gentile», con un grappolo più piccolo rispetto al «Groppellone», che invece si fa apprezzare dal punto di vista della vinificazione. Costantino Gabardi di Toscolano Maderno, sommelier, curatore di riviste specializzate, organizzatore di corsi per imparare a bere, ha concluso affermando che il vitigno ha un’identità popolare, con la gentilezza del Pinot nero e del Nebbiolo, e uno stretto legame con il territorio della Valtenesi.

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