E’ un fiore all’occhiello a livello regionale e in futuro avrà un ruolo sempre più rilevante. Stiamo parlando dell’Osservatorio ornitologico regionale di Passo Spino, sui monti fra Salò e Toscolano Maderno, intitolato al suo fondatore, Antonio Duse. Nel 1929 questo «medico di piaghe e dottore di stelle» (come lo definì Gabriele D’Annunzio), nato a Salò a fine ‘800, ricevette infatti l’incarico dal professor Alessandro Ghigi – allora presidente della Commissione venatoria centrale del ministero dell’Agricoltura e Foreste – di coordinare l’attività di ricerca dell’«Osservatorio per lo studio delle specie silvane». La scelta del dottor Duse non fu casuale; già direttore dell’Ospedale di Salò, ma anche appassionato cacciatore, era infatti un cultore della tradizione dell’aucupio (o uccellagione) e fu uno dei pionieri dell’ornitologia in Italia. L’attività dell’osservatorio fu dedicata a controllare «il movimento migratorio delle Prealpi orientali e centrali, dall’Isonzo al Ticino e dai più alti contrafforti alpini della pianura padana», come lo stesso Duse affermò nel 1931. Il passo Spino, fra il monte omonimo e il Pizzocolo, «rappresenta una delle zone più importanti di convergenza delle schiere di uccelli silvani che a primavera e in autunno attraversano l’Italia settentrionale». Negli anni ’30 la stazione dello Spino era costituita da un roccolo con passate per la cattura dei volatili, posto sul lato settentrionale del crinale, a una quota di 1180 metri. L’impianto era corredato da strutture accessorie: torri di osservazione, camminamenti, edifici per il personale. Oggi di quelle costruzioni si conservano pochi resti inagibili, ma grazie all’intervento dell’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste (Ersaf), presieduto da Francesco Mapelli, e della Regione, è stato ristrutturato un «casellino» per permettere l’attività di ricerca. E’ stata inoltre recuperata, a uso foresteria, una malga che sorge nel cuore di quella che, con i suoi 11 mila ettari, risulta essere – è bene ricordarlo – la più estesa foresta demaniale lombarda. Ma come si articola l’attività dell’Osservatorio, riattivato già dal 1999? Lo studio e la ricerca sui movimenti migratori avviene attraverso la raccolta di due tipologie di dati: da un lato la cattura degli uccelli permette di effettuarne un esame ravvicinato, per ricavarne così informazioni precise: età, sesso dimensioni, muta e peso. Dall’altro, attraverso il coordinamento di più osservatori, anche a livello europeo, i dati incisi su un anello metallico fissato sulla zampa del volatile – una sorta di targa – consentono, nel caso in cui l’animale venga ricatturato, di stabilire l’origine esatta e il tempo trascorso dal suo inanellamento. Per procedere alla cattura vengono utilizzate complesse strutture arboree, ben note ai cacciatori della nostra provincia sin dal ’600. Sono i famosi roccoli o «bresciane» o «passate», tuttora utilizzati per la caccia degli uccelli di passo. «L’Osservatorio – afferma Viviana Beccalossi vicepresidente e assessore all’Agricoltura della Regione – oltre agli evidenti scopi scientifici e all’importante azione informativa per le giovani generazioni cui è principalmente destinato, aiuterà a migliorare la regolamentazione della stagione venatoria. «Ogni anno, all’inizio, si sollevano polemiche tra cacciatori e ambientalisti attorno ai quantitativi di uccelli prelevabili. L’osservazione e il monitoraggio della popolazione migratoria permetteranno all’assessorato di raggiungere uno dei suoi fini principali: dare cioè vita, attraverso una giusta normativa, a una caccia eco-compatibile». Proprio di recente la polemica sollevata dal sindaco di Collio, Piero Paterlini, ha riaperto la frattura tra cacciatori e forze dell’ordine impegnate nella repressione del bracconaggio: «Sono fermamente convinta – prosegue Viviana Beccalossi – che per contrastare l’attività dei bracconieri valga la regola della tolleranza zero. Tuttavia proprio 20 giorni fa ho inviato una lettera al Ministero competente, perché ritengo siano ormai maturi i tempi per arrivare a un controllo dell’attività venatoria gestito direttamente dalle singole province. Ci sono tradizioni locali che vanno rispettate, anche se possono risultare incomprensibili a chi da Roma viene inviato ad effettuare i controlli». La presentazione dell’Osservatorio «Antonio Duse» è solo uno degli eventi legati all’iniziativa «Una giornata in foresta», ricco calendario di manifestazioni promosse dall’Ersaf dedicate ai cittadini, per imparare a conoscere il prezioso patrimonio boschivo regionale.