martedì, Maggio 14, 2024
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I danni al negozio di via Maffei ammontano a circa 1800 euro: una montagna di capi imbrattati di vernice e da buttare. Dopo il blitz no-global contro Benetton, Riva si scopre vulnerabile

Citta più sicura con telecamere in centro?

Telecamere per controllare le strade del centro storico? Dopo il raid no-global di mercoledì contro il negozio Benetton in via Maffei, l’ipotesi di affidare ad occhi elettronici la sicurezza delle vie cittadine – già valutata tempo fa, di fronte ai vandalismi notturni – è stata rilanciata da alcuni rivani, turbati dallo scoprire di non essere esenti dalla protesta (quanto mai globale) del movimento no-global. Nello «store» della multinazionale trevigiana, intanto, ieri s’è fatta la conta dei danni.«A Rovereto e in molte altre città le telecamere le hanno già messe, perché non possiamo metterle anche qui?» si sono chiesti in parecchi tra la piccola folla formatasi fuori dal negozio dopo il blitz. Invece, per sperare di avere immagini dei due ragazzi che, con il volto semicoperto, hanno imbrattato la merce esposta con vernice rossa, il vicequestore Giuseppe Grasso ha dovuto rivolgersi agli istituti di credito e alle attività commerciali per controllare le riprese delle poche apparecchiature presenti in zona. Da quanto si è appreso, però, non è stato rilevato alcun elemento utile. A chi è convinto che le telecamere vadano a cozzare contro il concetto di privacy dei cittadini, il partito dei favorevoli ai controlli risponde con più argomenti. Uno per tutti: in un mondo dove ogni singolo spostamento o gesto viene registrato, appare ingenuo pensare che una telecamera puntata su una strada possa mettere in pericolo il nostro diritto alla riservatezza. Basta un’operazione con il bancomat, utilizzare il telepass in autostrada o anche fare una semplice telefonata per lasciare tracce di noi, su chi siamo, dove ci troviamo e cosa stiamo facendo in quell’istante. Senza parlare della legge sul trattamento dei dati personali, sistematicamente aggirata grazie alla firma con cui diamo l’autorizzazione al trattamento dei dati stessi e che ci viene richiesta (o pretesa?) ogni volta che stipuliamo un contratto o chiediamo un prestito in banca. Il discorso dei “pro-telecamere”, dunque, non fa una grinza: «Ormai, la privacy è un’utopia. Pensiamo a proteggerci, le persone oneste non hanno nulla da temere». Ieri, intanto, in via Maffei, Elena Baroni e Claudia Cominelli hanno lavorato tutto il giorno per cercare di sistemare il negozio e ridurre al minimo il periodo di chiusura in questo “prezioso” periodo prenatalizio. Fortunatamente, non si è resa necessaria la sostituzione di parte del pavimento e delle mensole: sono bastati litri di diluente, olio di gomito e una giornata passata con le mascherine per togliere le macchie rosse sparse un po’ ovunque. E così, oggi, il negozio Benetton sarà regolarmente aperto. Peggio è andata per la merce imbrattata: Elena Baroni, responsabile dell’attività commerciale, è stata costretta a gettarne un’autentica montagna per un valore che si aggira sui 1800 euro.

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